Secondo la Coldiretti, se non si fa qualcosa per sopperire alla carenza di lavoratori stagionali, il 40% di frutta e verdura non raccolta marcirà nei campi, mettendo fortemente in ginocchio l’agricoltura italiana.
Ormai non c’è più tempo, dato che in alcune regioni la raccolta delle primizie è iniziata, mentre la stagione della raccolta di ortaggi e frutta estiva è alle porte.
Nelle campagne, tra lavoratori in quarantena e stranieri rientrati nei Paesi d’origine, mancano braccia e si sta gettando cibo, questo il sunto del discorso.
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Quanto fatto finora non basta per l’agricoltura italiana
Quel che è stato fatto finora non sembrabastare all’agricoltura italiana. Riassumiamolo in 3 punti:
- Il decreto Cura Italia ha sottolineato che “le attività prestate dai parenti e affini, fino al sesto grado, non costituiscono rapporto di lavoro ne subordinato ne autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito“
- la Commissione europea ha pubblicato linee guida per garantire la creazione di corsie verdi, chiedendo agli stati membri di istituire procedure ad hoc perché i migranti possano soddisfare la domanda enorme di lavoro stagionale
- la ministra Bellanova ha prorogato fino al 15 giugno i permessi di soggiorno in scadenza dei lavoratori extracomunitari, aggiungendo che “occorrerebbe farlo fino a dicembre”.
La posizione di Confagricoltura
Confagricoltura ricorda che “gli ultimi campi senza immigrati risalgono agli anni 70”.
Oggi in Italia gli operai agricoli sono circa 1,1 milioni e, di questi, gli stranieri regolari sono poco meno di 400 mila, ovvero circa il 36%, la stragrande maggioranza dei quali provenienti dalla Romania.
La Coldiretti conferma, dicendo:
- rumeni, con più di 107 mila occupati, rappresentano un terzo di tutta la manodopera straniera
- circa 35 mila braccianti sono marocchini
- poco più di 34 mila operai sono indiani
- oltre 32 mila albanesi
Secondo Confagricoltura servono almeno 200 mila persone subito:
- offrendo la possibilità, solo per questa fase emergenziale, di impiegare persone che hanno perso il lavoro (cassintegrati o fruitori del reddito di cittadinanza), senza far perdere loro i diritti acquisiti, garantendo condizioni sanitarie ottimali e un inquadramento nell’ambito del contratto collettivo nazionale
- utilizzando in campagna le persone che si trovano momentaneamente inoccupate a causa del blocco di molte attività produttive.
Le polemiche politiche sulle sorti dell’agricoltura
Se il governatore della Campania Vincenzo de Luca ha stanziato, all’interno di una maxi-delibera da 604 milioni, un sostegno anche per le comunità di migranti, ha sollevato un polverone il tweet del sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha invocato un decreto flussi, dicendo: “Nell’agricoltura italiana lavorano 400 mila lavoratori stranieri regolari, il 36% del totale, la maggior parte dei quali rumeni. Quest’anno non arriveranno. Chi raccoglierà gli ortaggi e la frutta? Servono almeno 200 mila lavoratori extracomunitari. Serve subito un decreto flussi”.
Queste parole hanno scatenato l’ira della Lega: “Superato questo momento tragico, dopo questa crisi saranno ben più di 200 mila gli italiani che perderanno o cercheranno lavoro”, ha tuonato Stefano Locatelli, primo cittadino di Chiuduno (Bergamo)e responsabile nazionale dei sindaci della Lega, aggiungendo: “Pensiamo a loro e impegnamoci a regolarizzare chi lavora in nero. Invece di distribuire assistenza come vuole il Pd. Ancora una volta c’è chi non capisce che ad aver bisogno di aiuto sono gli italiani, compresi tanti stranieri in regola, e pensa di portare qui centinaia di migliaia di immigrati”.
Giorgia Meloni, leader di Fdi : “Abbiamo chiesto che i percettori del reddito di cittadinanza in grado di farlo andassero a lavorare nei campi, il ripristino dei voucher o consentire a chi ha un terreno come seconda attività di poterlo andare a coltivare. Non siamo stati ascoltati su nulla. In compenso la Bellanova propone una bella sanatoria di immigrati irregolari, come se non si sapesse che ciò che impedisce agli immigrati di venire regolarmente in Italia è che qui ci sono tantissimi immigrati irregolari“.
La posizione dei sindacati
Contro i voucher, chiesti anche da Coldiretti, si sono scagliati i sindacati. Onofrio Rota, segretario generale della Flai Cisl, ha spiegato: “L’ultima cosa di cui ha bisogno la nostra agricoltura sono proprio i voucher. Serve una regolarizzazione dei braccianti stranieri per far emergere il lavoro nero e riconoscere diritti e doveri a tanti immigrati lasciati ai margini della società, specialmente dopo i decreti sicurezza”.
Jean Renè Bilongo, originario del Camerun, coordinatore dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, ha rilanciato la proposta di una “regolarizzazione semplificata” anche perché in alcuni territori stanno continuando a lavorare alla giornata, senza dispositivi di protezione, alla mercé di caporali e sfruttatori.
Bilongo ricorda: “Il numero di invisibili in tutti i territori d’Italia, non solo Castelvolturno o San Ferdinando in Calabria, ma anche Borgo Mezzanone (Foggia) o quelli delle aree a trazione agropastorale come Metaponto, la Piana del Sele o l’Agropontino, è compreso tra 160 e 180 mila e tanti sono senza permesso di soggiorno dopo che il Decreto sicurezza ha abolito il permesso per motivi umanitari, consegnandoli a caporali e sfruttatori”.
Intanto la Bellanova cerca un accordo con la Romania
La ministra Bellanova, tirando dritto, ha incontrato nei giorni scorsi George Bologan, ambasciatore romeno in Italia.
All’agenzia di stampa nazionale Askanews, egli ha detto: “Non c’è un accordo tra Roma e Bucarest per l’arrivo di lavoratori stagionali dalla Romania per i raccolti in Italia in tempi di Coronavirus, ma c’è un dialogo e prima di tutto servono garanzie per la sicurezza e per i diritti”, proseguendo: “Con la ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova abbiamo avuto un incontro cordiale e pragmatico e, tra le altre cose, abbiamo parlato del tema dei lavoratori stagionali. Questa crisi ci ha mostrato quanto sia essenziale l’agricoltura per evitare la carestia”.
“La Romania-dice Bologan- sta attraversando il periodo più duro dell’emergenza Coronavirus; il Paese è indietro di 2-3 settimane rispetto all’Italia. Per questo ho preso nota delle richieste della ministra e ho parlato con i responsabili di categoria ma per poter lavorare gli stagionali devono essere tutelati dei loro diritti, nelle norme di sicurezza e nella loro dignità”.
L’ambasciatore conclude dicendo: “E’ una situazione inedita, si tratta di una pandemia e non possiamo far muovere le persone da una zona dove c’è un focolaio a un’altra. La Romania resta al fianco dell’Italia e c’è la nostra possibilità a discutere ma bisogna tener presente la situazione. Inoltre ci sono tanti lavoratori già qui in Italia che potrebbero essere già impiegati, vasta che abbiano le giuste informazioni e che i contratti siano chiari”.