In tempi di crisi siamo abituati ad assistere alle notizie più impreviste, allarmanti e inusuali, ma questa possiamo dire che le batte tutte. La vita è una questione di priorità, giusto? Ebbene, la Regione Toscana il 23 marzo finanzia con un budget di 80.000 € un consultorio transgenere, e due giorni dopo, emette un’ordinanza dove toglie toglie le mascherine FFP3 (quelle di protezione massima) dai reparti di Pronto Soccorso e dagli operatori del 118.
Ora, noi capiamo che in un contesto di vita normale, l’iniziativa del consultorio può essere vista come una misura includente e socialmente condivisibile. Ma siamo in guerra; una guerra difficile e sporca contro un nemico invisibile, una guerra che sta mettendo in ginocchio la nostra nazione, con conseguenze nel breve e nel medio periodo devastanti per l’economia.
Per di più abbiamo gente valorosa, coraggiosa, i nostri soldati al fronte, e cosa facciamo, gli togliamo i loro strumenti di protezione?
Grottesco, ma la risposta è Si. Giustamente la reazione del sindacato autonomo toscano degli infermieri è stata la presentazione, sulla scia di altre iniziative simili in tutta Italia, un esposto alla Procura di Firenze.
“Gli infermieri e gli operatori sanitari della Toscana non sono più sicuri e adesso hanno paura e così si abbassa drasticamente la sicurezza di chi ogni giorno lavora in prima fila per combattere il virus”. Con queste parole Giampaolo Giannoni, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind, ha commentato l’ordinanza 18 del 25 marzo del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.
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Cosa dice l’ordinanza di Rossi
Le mascherine con più alto grado di protezione saranno destinate solo nelle terapie intensive e nei reparti Covid degli ospedali toscani, mentre agli operatori e medici dei no Covid non saranno garantite nemmeno le mascherine di protezione più bassa FFP2.
Questo fa l’autorità regionale sanitaria, avendo l’obiettivo di definire misure per contenere il virus che in Toscana, ha sinora toccato in tutto 3.450 persone (sesta in Italia) con un tasso di crescita giornaliero dei contagi tra i più alti d’Italia: +244%.
Le misure contengono anche dei nuovi test sierologici rapidi per individuare gli anticorpi, i nuovi letti di rianimazione, l’individuazione di “alberghi sanitari” per i pazienti positivi e infine i “criteri per la distribuzione e la rendicontazione delle mascherine protettive”. Si farà per mancanza di risorse?
Se fino ad oggi gli operatori sanitari potevano godere dei dispositivi di massima protezione, nell’allegato all’ordinanza la Regione garantisce mascherine FFP3 “solo nelle terapie intensive” mentre le CE, FFP1 e FFP2 “devono essere distribuite solo nei reparti Covid, pronto soccorso e laboratori”.
Le condizioni attuali e le reazioni del personale medico
I numeri sono implacabili, non mentono. Sinora in italia si sono ammalati perchè contaminati da Covid-19 migliaia di medici ed infermieri, ne sono morti 71, e ci sono stati anche dei suicidi perchè le persone vengono portate allo stremo, e costrette a lavorare senza le minime misure di sicurezza.
Persino l’OMS si è accorto di quello che sta accadendo in Italia e ha pronunciato: ” se sono a rischio medici ed infermieri, siamo TUTTI a rischio, e la carenza di materiale protettivo per il personale è una minaccia urgente nella lotta contro il Coronavirus “.
Il Presidente del NursingUp Antonio De Palma
Intervistato da SKYTG24, ha messo bene in chiaro come stanno le cose, non mascherando la sua indignazione per la situazione attuale:
” Si tratta di una situazione di gravità nella gravità. Regioni e istituzioni si muovono in ordine sparso, e le regioni come l’Abruzzo rispondono con un banale “ci stiamo attivando”; dopo più di un mese questa non è una risposta accettabile, perchè in un paese dove c’è un così alto tasso si contagiati tra i sanitari, deve rivedere la sua organizzazione interna.”
” In Italia gli operatori medici contagiati sono circa il 10%, mentre le linee guida mondiali ci dicono che questo tasso tra i sanitari deve essere pari a 0. In Italia non ci sono in tutte le aziende sanitarie i Dispositivi di Protezione e stanno arrivando con troppa lentezza, così come la fornitura dei tamponi per fare lo screening alla comunità sanitaria, mettendo così a rischio tutta la cittadinanza. Se non ci tutelano, in questo modo potremmo portare all’esterno degli ospedali il virus e fare un danno così a tutta la collettività.”
Sul Ministro della Salute che recentemente ha detto ” stanno tutti facendo del loro meglio “, stessa osservazione: dopo un mese di emergenza questo non basta più, non si può continuare a gestire un’emergenza quando questo sistema che si chiama ” eccellenza ” nel mondo, paga profumatamente manager, direttori generali di aziende sanitarie, direttori generali di assessorati alla salute, anche per formulare dei piani preventivi di emergenza.
Qui, quando sarà finito tutto, bisognerà accertare le responsabilità di chi questa disorganizzazione, con il proprio comportamento omissivo, l’ha voluta. Da infermieri siamo come al solito vicini alla cittadinanza, operiamo con spirito di civico servizio, ma qualcuno dovrà rispondere dei nostri morti e di tutta questa gente che soffre quando l’emergenza sarà finita. “
I medici toscani insorgono
Questo significa che i reparti non Covid degli ospedali toscani – dove spesso si annida il contagio – non saranno più dotati delle mascherine che proteggono dal virus e lo stesso vale per molti operatori del 118 che sono i più esposti per trasportare i pazienti dalle case agli ospedali. “Una decisione incredibile – continua Giannoni – perché se mancano le mascherine e c’è un problema di approvvigionamento, se ne comprano di più: non è che si levano a chi sta in trincea tutti i giorni”.
La decisione di prolungare finanziamenti a questi enti come il consultorio transgenere ( che come servizio sociale poteva benissimo essere sospeso, come lo sono tanti altri ), personalmente, mi ricorda un parallelismo imbarazzante che mai avrei pensato di notare, con Mussolini, che in tempo di guerra aperta, nel ’41, con il paese nel bel mezzo del disastro totale, ancora finanziava opere di teatro, compagnie musicali, ecc. Di fatto, è propaganda. In tempi come queste le risorse vanno ottimizzate e il diritto alla salute del personale medico non può essere derogato. MAI.
La testimonianza diretta di chi lavora in corsia
Siamo riusciti ad avere una testimonianza diretta di un’infermiera che è attiva in prima linea contro Covid in Toscana:
Sono senza parole…piango dalla rabbia,non credevo a quello che leggevo..stanno giustamente aiutando le persone bisognose, chi ha dovuto smettere di lavorare etc ma se non pensano un po’ anche a noi ci saranno conseguenze gravissime, per noi e per i pazienti, non chiediamo soldi anche perché non è il momento di farlo ma devono metterci nelle condizioni di lavorare in sicurezza!!
Delle lodi non ce ne facciamo niente, noi siamo sempre gli stessi, non siamo più buoni, bravi o belli di mesi fa,vogliamo solo continuare a fare quello che amiamo e che sappiamo fare, è veramente durissima e vedo “cadere” gente esperta che lavora da anni ma che dopo settimane di difficoltà non regge alla pressione. E se non ci aiutano, cosi non ne usciamo, aumenteranno i sanitari infetti e il contagio in generale…infermieri che si suicidano…buoni e dediti al lavoro sì, ma martiri no!