Indice dei contenuti
Si tratta di un paradiso naturale, dove è presente un forte, restaurato una decina di anni fa e destinato a diventare un Ecomuseo, gestito da Legambiente.
Capo Passero è un bellissimo isolotto situato all’estremità Sud-Orientale della Sicilia, nel territorio comunale di Portopalo di Capo Passero.
Si tratta di una proprietà demaniale, in questi ultimi giorni al centro di una vera e propria bufera mediatica e istituzionale.
La ragione? L’acquisto da parte di un gruppo di professionisti mantovani dell’isolotto, della tonnara e dell’annesso parco situato sulla terraferma, per realizzare un progetto ambizioso.
Un resort da 18 suite, con ristorante d’eccellenza, un centro benessere, piscine e solarium. Sembra che la cordata di progettisti abbia già stipulato i preliminari con l’erede dei principi Belmonte, che detiene la proprietà.
Legambiente: la Soprintendenza revochi l’autorizzazione su Capo Passero
Il fatto ha suscitato non poche polemiche. Soprattutto da parte di Legambiente. Come riporta Repubblica, qualche giorno fa, l’associazione ambientalista ha infatti chiesto alla Soprintendenza di Siracusa di revocare l’autorizzazione alla realizzazione dell’opera e a Vittorio Sgarbi di intervenire in difesa di un patrimonio naturale di inestimabile valore.
Queste le dichiarazioni di Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia, riportate dal giornale:
«Avevano dimenticato l’esistenza della riserva, avevamo ritenuto che facessero finta di non sapere che la riserva c’era, ma adesso, dopo la nostra segnalazione, la Soprintendenza di Siracusa continua a negarne l’esistenza ed il conseguente rispetto delle norme di tutela e delle leggi ambientali della Regione. Questo per noi significa essere in malafede. Come primo atto l‘assessore Sgarbi impedisca lo scempio edilizio sull’isola di Capo Passero e fermi il soprintendente di Siracusa».
Legambiente sembra ferma nella sua decisione di fare di tutto per tutelare il sito. Se il tentativo di presentare un ricorso gerarchico all’assessorato regionale ai Beni culturali non dovesse funzionare, l’ultima carta da giocare sarà quella di ricorrere all’autorità giudiziaria.
L’assessore ha già risposto sulla questione:
«Garantendo la massima attenzione e la necessità che, dopo l’autorizzazione della Soprintendenza, la pratica venga sottoposta alla verifica dell’ufficio legislativo dell’assessorato, ho dato disposizione di tenere in evidenza la pratica sotto il profilo della legittimità».
La risposta della Soprintendenza
Nel frattempo, la Soprintendenza di Siracusa ribatte di aver agito nel pieno rispetto della legge. Rosalba Panvini, soprintendente di Siracusa, ha replicato a Legambiente con una nota:
«La Soprintendenza ha rilasciato, relativamente alla tonnara di Portopalo, esclusivamente un parere di massima per opere di restauro conservativo delle strutture esistenti, ormai in grave stato di degrado».
E si è espressa anche in merito ai “magazzini esistenti nell’isolotto che non sono tutelati da alcun provvedimento discendente dalle norme del Codice dei beni culturali, la Soprintendenza ha rilasciato un’autorizzazione rigorosamente compatibile con le norme del Piano paesaggistico, che impongono esclusivamente la riqualificazione e la ristrutturazione degli edifici già presenti, senza ampliamenti”.
Legambiente comunque ha già dichiarato di non volersi fermare e di aver presentato un ricorso gerarchico all’assessorato regionale dei Beni culturali.
Leggi anche: Il prezzo del potere: la Cina alla conquista dei mari cementifica la barriera corallina