<<Un incubo fuori controllo>> viene definita dal Msf la situazione coronavirus in Brasile che registra ormai un numero di contagi pari a 1,01 milioni. Sono 48.427 i decessi e 520.000 le guarigioni.
Si posiziona come secondo Paese per numero di casi , dopo gli Stati Uniti che contano 2,25 milioni di contagiati. Supera anche la Russia con 569.000 contagi e 7.000 decessi, diventando un pericoloso focolaio epidemico.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha espresso enorme preoccupazione: le èquipe mediche sono insufficienti e decimate dal virus (muoiono 100 infermieri ogni mese), i tamponi sono troppo pochi e le condizioni igienico sanitarie non sono delle migliori. Basti pensare alle favelas e al degrado in esse presente.
Gli indigeni non hanno accesso alle cure, recente è la notizia della morte di Paulinho Paiakan (65 anni) leader e attivista fin dagli anni ’80 in difesa dell’Amazzonia.
Il coronavirus è arrivato nelle grandi città dalla gente ricca che aveva viaggiato, ma ha condannato le comunità più sfortunate.
Lo Stato piú colpito é San Paolo, regione che conta in numero di abitanti 46 milioni di persone e che ha registrato 153.871 contagiati e 9.862 decessi.
Dietro San Paolo per numero di morti c’é Rio de Janeiro (con 7.672 decessi) la cui capitale omonima ha il 12,7% di mortalità per il coronavirus (quasi il doppio rispetto alla media nazionale del 6,5%).
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Bolsonaro: la sua politica incosciente ha messo in pericolo il Brasile
Bolsonaro è stato definito il Trump dei tropici per la sua politica nell’affrontare l’emergenza sanitaria di coronavirus in Brasile.
Da sempre restìo al lockdown, ha fatto sì che il numero di contagi nel proprio Paese aumentasse a dismisura.
La situazione inoltre non è solo preoccupante per le grandi città, ma anche per gli indigeni che vivono nella foresta pluviale dell’Amazzonia.
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Inoltre Bolsonaro ha incrementato l’utilizzo negli ospedali di farmaci antimalarici come la clorochina. Farmaci ritenuti in grado di combattere il virus anche dal presidente Donald Trump…efficacia che però non è stata dimostrata da nessuna evidenza scientifica.
“Stiamo perdendo la battaglia contro il virus, questa è la realtà”, ha detto a Reuters Dimas Covas, direttore del centro di emergenza sanitaria di San Paolo.
Effetti della situazione politica: già due Ministri della Salute si sono dimessi
Dall’inizio dell’emergenza sanitaria di coronavirus in Brasile già due Ministri della Salute si sono dimessi, per incompatibilità con le idee di Bolsonaro.
Infatti il secondo ministro a dimettersi in un mese è stato l’oncologo di 63 anni, Nelson Teich.
All’inizio aveva detto di trovarsi in “piena sintonia” con il presidente Bolsonaro, ma le cose si sono complicate proprio per l’utilizzo del farmaco antimalarico.
Davanti all’ultima pretesa di Bolsonaro, Teich si è rifiutato di dare l’okay per la clorochina e si è dimesso. Come lui precedentemente l’ex ministro Luiz Henrique Mandetta.
Da parte sua Bolsonaro ha riferito alla BBC:”Se non si può cambiare il funzionario delle forze dell’ordine, si cambia il capo. Se non il suo capo, allora il ministro”.
Un caos politico insomma che sta nuocendo gravemente ai brasiliani.
Emblematiche le parole del senatore brasiliano Humberto Costa: “Il governo non sta esercitando il ruolo di leader politico che unisce il Brasile in questa lotta. Sta sabotando la politica di distanziamento sociale e sta persino vendendo l’idea di una medicina miracolosa per risolvere questo problema, tutto ciò non corrisponde alla realtà”.