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Come riconoscere l’appendicite acuta? E quella cronica? Possiamo intervenire con l’alimentazione? Ecco tutto ciò che c’è da sapere.
Abbiamo tutti, più o meno, un’idea su cosa sia l’appendicite. Si tratta di un’infiammazione della cosiddetta appendice cecale, un organo definito ‘rudimentale‘ o ‘vestigiale’. Non è cioè chiara la sua funzione attuale e si sospetta che si tratti semplicemente di una ‘vestigia’ dell’evoluzione umana: ha, oggi, perso la funzionalità originaria che aveva in un antenato o nell’embrione.
Cosa ne causa l’infiammazione? Le cause possono essere tante e varie. Calcoli fecali, infezioni, stasi intestinale… la più comune sembra essere un’ostruzione interna di qualche tipo. Il materiale non digerito ristagna al suo interno, creando un’otturazione.
Oppure, l’ipertrofia dei follicoli linfatici: aumentano di dimensione e numero in risposta a un’infezione locale (morbillo, gastroenterite, morbo di Crohn, mononucleosi, etc.).
Quale che ne sia la causa, si distinguono due tipi di appendicite. Quella acuta, che conosciamo tutti, che porta all’inevitabile asportazione chirurgica dell’organo. Quella cronica (o catarrale), che è meno conosciuta, e può regredire senza lasciare tracce evidenti. Vediamo come distinguerle.
Appendicite cronica: sintomi
In caso di infiammazione cronica, i sintomi sono molto sfumati e quindi facciamo più fatica a riconoscerli. A volte, per questa ragione, l’intervento chirurgico diventa più difficile e meno risolutivo.
Ecco i sintomi:
- Disturbi gastrointestinali (meteorismo, dolori addominali)
- Cefalea
- Vertigini
- Dolore localizzato tra ombelico e osso dell’anca destra: un sintomo riscontrato anche nei casi acuti, ma è più lieve e si riaccende di tanto in tanto.
Quando si è in dubbio, o si è convinti di avere una forma cronica, è sempre necessario rivolgersi al medico: un appendicite non curata può portare a conseguenze anche molto gravi.
Appendicite acuta: sintomi
Difficilmente non si riconoscerà un’appendicite acuta. Provoca infatti dolori molto forti e si ricorrerà quindi immediatamente a un pronto soccorso, dove il personale specializzato farà tutti gli esami del caso.
Vediamo comunque i sintomi più frequenti per riconoscerla:
- Dolore addominale: all’altezza dell’ombelico o sullo stomaco, all’inizio. Potrebbe poi spostarsi nella parte inferiore, a destra, dell’addome, così come potrebbe nascere direttamente lì. Il dolore peggiora con il movimento, i respiri profondi, gli starnuti, etc.In caso di rottura dell’appendice, il dolore interesserà tutto l’addome.
- Nausea e vomito.
- Appetito in diminuzione.
- Febbre tra i 37,2 e i 38 gradi.
- Dolore alla gamba destra (a volte).
- Stipsi o diarrea.
- Gonfiore addominale.
- Difficoltà nell’espulsione dei gas addominali.
Appendicite: dolore alla gamba e frequenza
L’infiammazione dell’appendice è abbastanza comune tra i 6 e i 20 anni, mentre tra i neonati è molto rara. Bisogna stare particolarmente attenti con i bambini più piccoli. Dal momento che non riescono a spiegare bene i sintomi che provano (o magari si vergognano a riferirli), spesso si arriva in ospedale già allo stadio della peritonite. Quando cioè l’appendice è perforata. I più piccoli, inoltre, avendo una base appendicolare più larga, sono maggiormente disposti all’infiammazione.
Per essere sicuri dello stato di malessere del bimbo, potete fare questo piccolo e rapido test.
L’appendicite è una malattia propria del mondo occidentale, perché dovuta a fattori come l’alimentazione e la vita sedentaria. Sotto i 14 anni di età ha una frequenza dello 0,4%.
Cosa mangiare per prevenire l’appendicite
Alcuni esperti, dichiarano che esiste un legame tra l’appendicite e la dieta. La controprova sarebbe nelle differenze tra le popolazioni indigene dell’Africa tropicale e le popolazioni afroamericane. Non ci sono differenze genetiche tra le due, eppure negli Stati Uniti l’incidenza è molto più elevata. Com’è possibile? Alcuni danno la colpa ai diversi stili di vita e alle differenze ambientali.
In generale, quello che vale per un’alimentazione sana, vale anche per la prevenzione dell’appendicite.
Nel dettaglio, bisogna considerare una dieta ricca di fibre e povera di alimenti raffinati. Dobbiamo soprattutto ricorrere alla verdura e alla frutta di stagione: alimenti che ci aiutano a mantenere la corretta attività intestinale.
Se la causa dell’appendicite sono infatti i residui di massa fecale accumulati, dobbiamo evitare cibi che provocano stitichezza.
Altri alimenti da consumare: cibi integrali, cereali e legumi (meglio togliere le bucce e quindi mangiarli passati). Per gli onnivori, vanno bene anche pesce e carni bianche.
Chi beve latte dovrebbe ricorrere a quello scremato o parzialmente scremato.
Ricordiamoci anche di bere tanto: almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno. E mettiamo al bando le bibite gassate!
I cibi che dobbiamo evitare o di cui dobbiamo almeno ridurre il consumo sono:
- Carni, formaggi e altri cibi troppo grassi
- Insaccati
- Crostacei e molluschi
- Cibi marinati
- Zuccheri aggiunti
- Alcol
- Sale
- Frittura
- Caffè
Un altro consiglio generale è di evitare i pasti troppo abbondanti e di redistribuirli invece lungo tutto l’arco della giornata, con frequenti spuntini (piccoli e sani).
Appendicite cronica: rimedi naturali
Ricordate: l’appendicite può diventare pericolosa ed è quindi sempre necessario andare dal medico. Con il personale specialistico possiamo discutere l’applicazione di alcuni rimedi naturali, quando non è necessario operare per rimuovere l’organo.
Ecco alcuni esempi.
Borsa del ghiaccio. Può essere utile per ridurre il dolore addominale, come sostituto ai farmaci. Il freddo ha un’azione decongestionante e anestetizzante.
Succo di verdura. Ottimi quello di carota (300 ml), unito a quello di barbabietola (100 ml) e di rabarbaro (100 ml). Questi tre succhi insieme hanno benefici purificanti e lassativi. Aiutano quindi in caso di stipsi, una delle principali cause dell’infiammazione. Il mix di verdure va consumato almeno due volte al giorno.
Fieno greco. Questa pianta officinale ha ottime proprietà antinfiammatorie, grazie ai suoi principi: anetolo, alcaloidi e mucillagini. Si può preparare una tisana: mettete un cucchiaio di semi di fieno greco in un litro d’acqua. Portate tutto a ebollizione. Filtrate e consumate nell’arco della giornata.
Cosa mangiare dopo l’operazione
Dopo l’operazione per rimuovere l’appendice, si consiglia un regime alimentare molto sobrio e pulito. Per le prime 48 ore c’è chi consiglia di consumare solo liquidi. Brodo, tisane, zuppe, succhi di frutta e verdura, yogurt magro e acqua in abbondanza. Un consiglio che va bene soprattutto in presenza di vomito e nausea.
Valgono poi i principi esposti prima: almeno per una settimana (se proprio non potete resistere!) evitate grassi, fritti, alcolici, alimenti confezionati e bevande gasate. Prediligete piatti a base di pasta, patate e riso con poco condimento. Se ne mangiate, vanno bene anche un po’ di pesce e carne bianca.
Bisogna evitare anche gli alimenti che producono gas (fagioli e broccoli, per esempio), poiché possono aumentare il dolore post operatorio. Vanno bene invece gli alimenti ricchi di fibre, senza eccedere.
Dopo circa una settimana, dieci giorni, se non avete incontrato problemi, potrete riprendere il vostro regime alimentare normale.