Posta a nord ovest al largo della Sicilia, nell’arcipelago delle Egadi, ospita l’Area Marina Protetta più vasta del Mediterraneo. Un polmone verde (e blu) che dovrebbe essere preservato come uno scrigno prezioso.
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L’isola di Favignana è un paradiso in terra.
Purtroppo non sempre è così. Molti abitanti lamentano l’inquinamento delle acque che arrivano nei rubinetti. In particolare, sarebbero contaminate dal gasolio: colore e odore sono decisamente anomali.
Il colpevole? Il dito è puntato sulla locale centrale termoelettrica: un impianto nato negli anni ’70, che presto però potrebbe avere una svolta green. Sarà sufficiente?
Gli abitanti di Favignana: “Abbiamo il gasolio nei rubinetti”
«Ho cinque serbatoio e da quindici anni, al posto dell’acqua, mi arriva il gasolio».
La denuncia è di Anna Planeta, residente di Favignana che ha raccontato la sua esperienza al Fatto Quotidiano. Racconta di vivere praticamente attaccata alla centrale elettrica: solo un muro divide le due proprietà.
«Un giorno – prosegue Anna – ho scoperto uno dei miei serbatoi pieni di una sostanza nera, sembrava catrame, chiamai i responsabili della centrale e mi dissero: “Ci scusi, c’è stato un danno ma risolviamo”».
L’intervento è stato tempestivo: quella notte stessa, tecnici e operai dell’azienda asportarono il liquido nero. Ma la situazione non sembra migliorata:
«I dirigenti della centrale con me hanno ammesso tutti i loro errori. Da quindici anni la società che gestisce la centrale non mi fa pagare la bolletta della luce e mi rimborsano l’acquisto di acqua dai privati ma non mi hanno mai voluto mettere nulla nero su bianco. Mio marito è molto malato, e io sono convinta che la centrale e i suoi fumi c’entrino qualcosa».
Altri abitanti lamentano situazioni simili.
“Mio nonno mi raccontava di quando quest’acqua si poteva bere”, ricorda uno degli altri abitanti dell’isola. Ora è imbevibile: “Sentite che puzza che fa?”, spiega.
Un altro residente spiega di come i turisti si tuffino spesso in acque marine dove però due grossi tubi neri, che partono dalla centrale, sversano lì acqua industriale. E spiega:
«Le chiamano terme calde, ma non sanno che in parte sono tossiche».
La centrale termoelettrica dell’isola: presto una svolta green?
Quella della centrale termoelettrica è una storia di decenni fa. Negli anni ’70, alla SEA (Società elettrica di Favignana) viene assegnata la concessione per la produzione e distribuzione dell’elettricità sull’isola. L’azienda costruisce, in località Madonna, a poche decine di metri dalla costa, un impianto termoelettrico. Sette motori in origine, di cui due sequestrati per via dell’inquinamento acustico.
La Centrale non è stata esente da incidenti. Negli anni ’80, per esempio, “si è verificato un rilascio di prodotti petroliferi da un serbatoio interrato localizzato nella centrale elettrica”, come si legge in un dossier della stessa SEA alla regione Sicilia. Lo sversamento arrivò, pare, fino alla falda acquifera. Malgrado il serbatoio difettoso sia stato rimosso nel 1984, un problema simile si è presentato nel 2001.
La SEA ha presentato poi nel 2016 un progetto alla Regione per lo spostamento della centrale. L’impianto sarebbe dovuto essere sempre alimentato a gasolio, ma più distante dal mare (350 metri da Cala Azzurra e 500 da Bue Marino), con un impianto apposito per la riduzione delle emissioni e con una diminuzione anche dell’impatto visivo del complesso.
Di fronte all’opposizione della popolazione e anche dell’amministrazione comunale di Favignana, la Sea si è poi tirata indietro, dando il via a un progetto per la produzione di energia alternativa. La Centrale dovrebbe quindi diventare ibrida: sulla centrale già esistente dovrebbero essere installati dei moduli fotovoltaici, riducendo in questo modo le emissioni di CO2 in atmosfera di circa 500 tonnellate.
Favignana è un paradiso: non distruggiamolo
Favignana è una delle perle delle Isole Egadi e ospita l’Area Marina Protetta più grande del Mediterraneo. Con la sua estensione di quasi 54mila ettari, l’Area comprende non solo Favignana, ma anche Levanzo e Marettimo, con gli isolotti di Formica e Maraone.
L’importanza dell’Area Marina è inestimabile. È una delle zone di maggior valore naturalistico in Europa. In particolare, è conosciuta per la sua immensa prateria di Posidonia oceanica: è la riserva più estesa e meglio conservata di tutto il Mediterraneo.
Perché è così importante? La Posidonia è il polmone del nostro mare: produce ossigeno e assorbe CO2, mitiga l’erosione delle coste e ospita i piccoli di centinaia di specie e organismi marini. Al punto che viene definita come un “asilo nido sottomarino”.
In questo video, alcune bellissime immagini da questo patrimonio naturale inestimabile:
C’è chi vince con le rinnovabili
Il progetto di trasformare l’impianto termoelettrico in un sistema ibrido è sicuramente un passo avanti. Ma non basta. Sono tante le realtà che, anche in Italia, puntano con decisione a un futuro fatto di sole fonti rinnovabili.
Scopri di più su chi è riuscito a puntare tutto sull’energia pulita:
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