Simone Perotti, scrittore, marinaio, filosofo, sperimentatore di nuovi modelli di vita. Naviga a vela con Progetto Mediterranea, spedizione culturale e sociale, ha pubblicato diciotto libri tra saggi e romanzi. In uscita il 3 giugno il suo ultimo “L’altra via” (Solferino Editore). Il 29 maggio a Forlì terrà il seminario “Venirne Fuori”, su come uscire dall’attuale crisi per costruire “un’altra vita” (già titolo del suo programma televisivo, su Rai 5).
Oggi lo abbiamo chiamato per capire cosa sta accadendo in questa breve intervista.
Ciao Simone, partiamo dal format del seminario: come mai l’esigenza di un seminario, tra l’altro con un’innovativa soluzione con pubblico in presenza e pubblico online?
Sento la responsabilità di agire in tutti i modi possibili. Il momento è nevralgico, la circostanza è storica. Se fossi uno scrittore di romanzi d’intrattenimento, sarebbe tutta un’altra storia. Ma io mi occupo di filosofia, studio e descrivo la nostra vita, cerco nuove modalità esistenziali, per costruire la mia nuova umanità e cercare di dialogare con gli altri su questo tema. Svolgo un’attività intellettualmente ed esistenzialmente militante. Dunque non posso non intervenire in un momento così importante: stiamo per ripartire, tutti credono che sia facile, e invece non lo sarà.
Venirne fuori da dove e da cosa?
Abbiamo tutti la sensazione che il problema sia un virus. Dunque che oggi, alla quasi sparizione del virus, le cose torneranno normali. Be’, temo che non andranno così le cose. Anzi, sono convinto che questa sia l’ultima spiaggia. Presto molte faccende si radicalizzeranno, peggioreranno, e sarà troppo tardi per cambiare. Dobbiamo venire fuori da un modello di vita storto, che genera problemi, che ha un enorme impatto sul pianeta, ma soprattutto sui nostri cuori, e che ci sta portando in un vicolo sempre più cieco.
L’impellenza del concetto “ora e subito” è comunque un retaggio del “vecchio sistema” che vorremmo cambiare. Ti immagini un modo per canalizzare le energie migliori attraverso nuovi concetti, diciamo.. futuribili?
…“ora e subito” dipende… cosa. La velocità, la sincronicità, non sono solo valori della produzione, del business, della contemporaneità. Sono anche caratteristiche innate nell’uomo, che di solito capisce quando è il momento di mettersi a riparo, in salvo. Siamo animali, fiutiamo il burrone. Anche se in questa fase storica sembra di no…
Come trovare in questo momento di passaggio tra il “prima ” e il ” dopo” i giusti strumenti per non perdere l’orientamento?
Partiamo dai nostri cuori: sono in ansia, sono sotto pressione, oppure sono sereni, cercano spazio, gioia, ottimismo, costruttività? Come abbiamo reagito a questo anno e mezzo di assedio mediatico, di battaglia di nervi? C’è un prima, fino a gennaio 2020, in cui le cose andavano già male, nessuno o quasi se ne rendeva conto, e tutti pensavamo di essere “un po’ meglio”. C’è un durante, in cui una marea di gente che non era libera ha invocato una libertà che aveva già perduto da anni. E c’è un dopo, che inizia ora, in cui non possiamo più far finta di non sapere chi siamo, in cui ciò che prima era un’opportunità oggi è diventato una necessità. Di questo parlerò il 29, a Forlì. Dopodomani. E di come tentare di “Venirne Fuori”.
Quando parli di trovare “la voglia”, per riprendere in mano quel filo che tutti abbiamo dalla nascita… cos’è che oggi toglie questa voglia alle persone?
Una pesante crisi morale, psicologica, di visione. Energetica. A furia di non porci il problema dell’energia, l’abbiamo esaurita. Bisogna tornare a generarla. Altrimenti sono guai seri.
Il ruolo della “paura”: se è vero che le paure sono cambiate, è anche vero che questa nuova crisi del covid nasce dall’atavica paura di morire. Quindi, come convivere con questa paura e a quali libertà sarebbe giusto rinunciare per queste ragioni?
Molte cose “consumano” l’energia. La paura è la maggiore. Non generare energia e poi soggiacere al bombardamento che subiamo tutti, significa andare sotto. A quel punto si comincia a non vedere più quello che dovevamo vedere. E si subisce e basta. è necessario invertire il ciclo. Nessuno si occupa della larghezza della vita. Solo della sua lunghezza.
Parlando di libertà individuali come la libertà di cura, la vaccinazione di massa nel mantra ” senza il vaccino nulla tornerà come prima”, è una sorta di ricatto morale? Del tipo: ” se non ti vaccini contro il covid, non sei un bravo cittadino”?
Il tema del vaccino, come quello del lockdown, come tutte le limitazioni che abbiamo subito, è totalmente fuorviante. È un po’ come se ci preoccupassimo di un topo che ci gira per casa mentre fuori c’è un serial killer che sta tentando di sfondare la porta con una motosega. Tutto ciò che è capitato quest’anno è congiunturale, specifico, temporaneo. Mentre il problema che dobbiamo affrontare è strutturale. Non dare il giusto peso alle cose significa sbagliare strada. Dopo però è durissima recuperare.
Come far capire all’italiano medio la differenza tra queste “libertà negate” dall’ultima crisi del Covid, e le libertà sostanziali negati dalla sovrastruttura sociale che incardina le persone nel freddo modello ” lavoro-consumo-distrazione”? |
Il punto è questo. Serve ri-innescare un processo energetico che parte dall’intelletto, passa per la psiche finisce al corpo e alla volontà. Bisogna ammettere chi siamo, poi dobbiamo occuparci di consolidare, e a quel punto serve di rimettere le cose in fila, in ordine di importanza. E poi agire. Ma è maledettamente difficile. Il libro che esce il 3 giugno e il seminario del 29 maggio sono il tentativo di incidere su questo processo.
Quello che in Italia chiamiamo ” Smart Working”, potrebbe essere un inizio di un nuovo modo di concepire le giornate per molte persone… Quali le virtù e quali i pericoli?
Uno strumento va trattato come tale. Se facciamo di uno strumento un “fine” siamo in piena alienazione. Il lavoro remoto è uno strumento, come facciamo a usarlo al meglio? Chi lo usa? per fare che? All’interno di quale umanità?
La società capitalista del XXI sec è per antonomasia, la “società del controllo”: tutti veniamo profilati, seguiti, chiamati, controllati. questo controllo è destinato ad aumentare?
Sarà così e molto peggio di così in futuro. Eravamo già sotto controllo subdolo, ma nessuno se ne preoccupava. Oralo saremo in modo ancor più evidente. Ma il problema c’era già prima. Uomini e donne libere, che determinano il proprio destino, o non si preoccupano di chi li osserva, o sfuggono all’osservazione. Ecco una delle conseguenze di “Un’altra Vita”.
Siamo ad una sorta di resa dei conti: cosa rischia chi non prende coscienza del momento storico e continua a vivere con lo stesso paradigma di sempre?
Le occasioni per cambiare, nella vita, ci sono sempre. E tuttavia alcune sono più urgenti e definitive di altre. Oggi siamo ancora in tempo per dare una sterzata fondamentale alle nostre vite. Ma sarà sempre più difficile domani. Il momento è nevralgico. Una sorta di “last call”. Poi, a treno ormai partito, chi non salito farà una fatica boia a mettersi in salvo.
Cosa ti aspetti dal pubblico che interagirà con te nel seminario e come sarà strutturato l’evento?
Molte domande, molta voglia di capire. E grande concentrazione.
A noi è piaciuto molto l’ultimo tuo lavoro ” I momenti buoni. Qualche anticipazione sul nuovo libro in uscita i primi di giugno?
Per chi ha letto Adesso Basta c’è stata la chiusura di un ragionamento con Rapsodia mediterranea. Ora, con L’Altra Via, si apre un nuovo ciclo di ragionamento. Forse il più importante.
La partecipazione fisica al seminario del 29 maggio è a numero chiuso e su prenotazione. C’è anche la possibilità di partecipare come pubblico interattivo online: per chi vuole iscriversi può cliccare qui sotto:
LEGGI ANCHE: Rapsodia Mediterranea: il viaggio di Simone Perotti verso un nuovo uomo mediterraneo
“I momenti buoni” di Simone Perotti: il dramma della realtà e il coraggio di cambiarla
Vivere il cambiamento: intervista a Simone Perotti