Le Risorgive del Timavo erano ancora là dove le avevo lasciate, durante una lontana gita scolastica sul Carso, ai tempi del Liceo.
Anche adesso, trent’anni dopo, quelle Risorgive scorrevano placide e tranquille, emergendo con un debole gorgoglio dalle voragini del Carso, per percorrere le ultime centinaia di metri prima di sfociare nell’Adriatico.
Da quello stretto Sperone roccioso, da cui cominciava il Carso, lo sguardo avrebbe potuto proseguire ad Oriente fino a Monte Nero, in Slovenia, e da lì spingersi ancora più ad Est, verso la Croazia, la Bosnia e la Serbia, fino a Belgrado, nel cuore della ex-Jugoslavia, per poi proseguire fin quasi alla fine di quelle terre.
Dalla Penisola Balcanica, scavalcando lo Stretto dei Dardanelli davanti a Istambul, lo sguardo avrebbe potuto proseguire lungo tutta l’Anatolia della moderna Turchia, lungo tutto il Caucaso e i grandi altopiani dell’Asia Centrale, del Turkmenistan, del Kazakistan e dell’Afghanistan, fino ai deserti cinesi del Takla-Makan e del Gobi: un ponte di terre che collega ancora oggi l’Europa al Medio-Oriente, all’Asia Centrale, fino all’Indocina e all’Estremo Oriente.
A Sud della Turchia, lo sguardo avrebbe potuto proseguire fino alla Mesopotamia, alla Siria, alla Palestina e alle Piramidi d’Egitto, e poi giù, fino al cuore dell’Africa Nera …
Da quello stretto Altopiano di roccia carsica su cui mi trovavo, ben in vista sulle Risorgive del Timavo, erano passati i Greci, i Fenici, i Celti, i Romani …
Ma altri popoli, di lingue e culture più antiche e misteriose erano passati prima di loro su quello stesso Sperone di roccia su cui mi trovavo, perchè per migliaia di anni quel posto era anche stato un importante luogo di culto dedicato al “Dio del Sole”, e questo ben prima che iniziasse la Storia conosciuta.
Era stata l’antichissima Nonacride, “la Montagna dei Nove Picchi” cantata da Virgilio, quella del misterioso Dio-Fiume Timavo che, con ben nove cascate, impetuose e rabbiose, emergeva un tempo dalle profondità misteriose della “Dea-Madre” Terra, per poi gettarsi dall’alto di centinaia di metri a picco su quel breve tratto di mare, che aveva diviso le ricche e civili terre dell’Oriente dalle selvagge e barbariche terre dell’Occidente.
Perché quella era stata l’antica Aulide: nome antico derivato forse dalla vecchia parola greca “Aulis”, “Luogo di Passaggio”, “Luogo di Accampamenti” …
Era quasi il tramonto, in quella sera di fine Settembre…
Le due piccole entrate della grotta erano rimaste uguali, così come dovevano esserlo state da migliaia di anni…
Solo la piccola chiesa cristiana, che intravedevo a fatica da dietro le rupi carsiche, accanto alle Risorgive del Timavo poste a trecento metri più in basso dallo Sperone di roccia su cui stavo, rifletteva ancora la luce degli ultimi raggi del Sole ormai prossimo al tramonto.
Era tardi, e dovevo incamminarmi lungo lo stretto sentiero che mi avrebbe ricondotto alla realtà del mondo moderno, oltre la ferrovia e l’autostrada che passavano là sotto, fino a raggiungere la chiesa e quindi l’auto che avevo lasciato nel parcheggio vicino alle Risorgive, a qualche chilometro più a valle.
Ma quella sera era l’Equinozio d’Autunno, il giorno in cui il Sole tramontava esattamente nel punto centrale del grande semiarco occidentale da dove scendeva sotto l’orizzonte, indicando così esattamente l’Ovest geografico.
Secondo i miei calcoli, se quella era stata l’antichissima Grotta posta al di sopra delle famose nove cascate della “Nonacride” cantate da Virgilio, allora il Sole avrebbe dovuto tramontare proprio in mezzo alle due piccole grotte d’ingresso della grande cavità naturale che si parava poco sotto la cima di quel grande Sperone di roccia, prospiciente dall’alto dei suoi trecento metri d’altezza le placide Risorgive del Timavo.
In quella particolare sera, il Sole sarebbe tramontato esattamente a metà del grande semiarco occidentale, tra il punto del Solstizio d’Inverno, situato a Nord-Ovest, e quello posto a Sud-Ovest, dove nel giorno del Solstizio d’Estate il Sole avrebbe invece toccato l’estremo più meridionale di questo semiarco.
…Perché era la sera dell’Equinozio d’Autunno.
Era tardi, ormai….
Eppure non me la sentivo ancora di andarmene via…
C’era qualcosa che non andava…
Guardai con più attenzione il ciglione carsico che sormontava le due piccole grotte.
Stranamente, il Sole non stava tramontando sulla verticale posta fra i due piccoli ingressi della Grotta del Sole come avevo sempre ritenuto, poiché questa era orientata molto più a Nord, anzi, esattamente in direzione di Monte Nero, verso la vicina Slovenia…
D’un tratto, l’antica chiesa cristiana che Unni, Longobardi, Avari e Ungari avevano devastato e bruciato più volte, mi sembrò fin troppo moderna per quei luoghi.
Adesso, l’antichissima grotta del “Dio-Sole” sembrava risplendere di un significato terribile, con i suoi due misteriosi ingressi posti ad oltre trecento metri d’altezza sulla verticale delle Risorgive del Timavo e sui resti della modernissima strada romana costruita ai tempi dell’Impero Romano, che ancora costeggiava le Risorgive come se Due Mila anni di Storia fossero stati soltanto l’altro ieri…
Mi fermai, attonito, appena allora consapevole di ciò che stavo soltanto allora intuendo e comprendendo.
L’ingresso della Grotta del Sole era esattamente orientato a Nord, e non ad Occidente, come ritenevo.
E fu allora che capii l’Antichità di quel luogo.
Se i miei appunti erano stati corretti, e se gli anni perduti sui libri di Omero non erano stati inutili, allora quella grotta poteva essere forse qualcosa di più di una semplice curiosità geologica.
Se l’ipotesi avanzata era corretta, allora mi trovavo davvero in uno di quei luoghi sacri dove i sopravvissuti alla Catastrofe avevano visto realmente il Sole “deviare dal suo cammino”, e le “Montagne di Ghiaccio” sorgere al posto delle verdi colline dell’antica Itaca (Italia) di Ulisse, mentre ad Ovest un Mondo intero scompariva per sempre sotto l’Atlantico, lasciando soltanto la leggenda di un nome:
Atlantide…
Tratto da Giuseppe Nacci: “L’Ultima Guerra di Atlantide, Vol. Primo: il Mondo Perduto”, 364 pagg). “Editoriale Programma” di Treviso.
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