L’Italia ha impedito al gruppo di proprietà cinese Syngenta di acquistare il produttore di semi di ortaggi Verisem, hanno affermato funzionari del governo. Presidente del Consiglio Mario Draghi, si appresta dunque a sfruttare il cosiddetto “Golden power” per bloccare le offerte indesiderate in un settore ritenuto di importanza strategica come è appunto quello alimentare. Questo è quanto appreso dalla Reuters.
La decisione, presa in una riunione di gabinetto il 19 ottobre ma non ancora resa pubblica, segna la prima volta che l’Italia ha posto il veto a un’acquisizione nel settore agroalimentare, hanno detto a Reuters due funzionari direttamente coinvolti nella questione.
Roma usa il suo regolamento cosiddetto “golden power” per bloccare le offerte indesiderate in settori ritenuti di importanza strategica, come le telecomunicazioni, le banche e la sanità.
Il gruppo con sede in Svizzera Syngenta è stato acquistato nel 2017 per 43 miliardi di dollari da ChemChina, che è stata incorporata in Sinochem Holdings Corp all’inizio di quest’anno. Ha offerto circa 200 milioni di euro (232,76 milioni di dollari) per acquistare Verisem, secondo una terza fonte.
Verisem, messo in vendita dal fondo statunitense Paine Schwarts and Partners, si è descritto sul suo sito web come un produttore di sementi globale con impianti di lavorazione situati in Italia, Francia e Nord America.
La lobby agricola Coldiretti ha invitato Draghi a bloccare l’acquisizione da parte di Syngenta, sostenendo che avrebbe spostato in Asia l’equilibrio strategico mondiale nel controllo delle sementi per la produzione di ortaggi ed erbe.
Un portavoce del gruppo Syngenta ha rifiutato di commentare quelle che ha definito “voci e speculazioni”. Verisem non era immediatamente disponibile per un commento.
Roma ha finora usato quattro volte i suoi poteri d’oro dal 2012 per bloccare gli interessi stranieri in Italia. Tre di questi hanno respinto le offerte cinesi e due sono stati sotto l’ottavo mese di governo di Draghi.
L’amministrazione dell’unità nazionale di Draghi ad aprile ha impedito alla società cinese Shenzhen Invenland Holdings Co. Ltd. di acquistare una quota di controllo in un’azienda con sede a Milano che produce apparecchiature per semiconduttori.
Il governo sta attualmente indagando anche sulla vendita di una società che produce droni ad alta tecnologia per le forze armate a investitori statali cinesi.
L’Italia usa il suo potere d’oro per vagliare innumerevoli accordi di fusione, che nella maggior parte dei casi vengono approvati con raccomandazioni volte a preservare l’interesse nazionale.