Ricercatori australiani e americani sviluppano una super-colla cicatrizzante, da una matrice biologica. La sostanza sarebbe in grado di ‘suturare’ ferite anche molto gravi in appena 60 secondi. Ecco come funziona.
Immaginiamo la scena. C’è un incidente d’auto molto grave, ci sono dei feriti da soccorrere. Arrivano le prime ambulanze e i paramedici scoprono che tra le persone colpite ce n’è una con una importante arteria recisa. Bisogna intervenire, subito. Ma per i punti di sutura non c’è tempo. Perché non provare, prima di arrivare in ospedale, a tamponare il taglio con una super colla cicatrizzante, che agisce in 60 secondi?
Okay, forse messa così sembra più un kolossal di Hollywood o una serie tv! Ma la verità è che una tecnologia del genere potrebbe davvero salvare delle vite. Proviamo a capire meglio come funziona questa super colla.
La super-colla cicatrizzante: come funziona
Se ci pensiamo, i metodi che utilizziamo ancora oggi per rimarginare le ferite sembrano piuttosto rudimentali. I chirurghi ricorrono infatti ad ago e filo: i punti di sutura sono ancora oggi il metodo più utilizzato. Forse è arrivato il momento di un’innovazione tecnologica importante anche in questo settore.
Tra queste innovazioni c’è sicuramente la colla cicatrizzante. Ne esiste già qualche esemplare, ma i materiali di cui sono fatte quelle oggi utilizzate non sono adatte ai tessuti organici. E finiscono quindi per essere poco efficaci.
Gli ingegneri biomedici dell’Università di Sidney, in collaborazione con esperti della Northeastern University, di Harvard e del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, hanno messo a punto invece una “super” colla partendo da proteine umane.
Applicato con una siringa, lo speciale materiale è in grado di cicatrizzare le ferite nel giro di 60 secondi. Un tempo estremamente ridotto, che consente in questo modo di intervenire tempestivamente, salvando potenzialmente numerose vite.
Questa super colla, ribattezzata MeTro (abbreviazione dall’inglese MEthacryloyl-substituted TROpoelastin) è stata recentemente descritta in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine.
«La bellezza della formulazione – spiega Nasim Annabi, tra gli autori dello studio – è che, appena entra in contatto con la superficie dei tessuti, solidifica in una sostanza simile a gel e non cola».
L’idea, come dicevamo in apertura è di applicarla in casi molto gravi: ferite interne, traumi causati da incidenti stradali, ferite di guerra. In particolare, dovrebbe essere adatta come cicatrizzante per lesioni a polmoni, cuore e arterie. Il team di ricerca si dice pronto ai primi test clinici:
«Siamo pronti – dichiara Anthony Weiss dell’Università di Sidney – a trasferire i nostri risultati nella fase degli studi sull’uomo. Spero che MeTro potrà presto essere usata nella clinica, per salvare vite umane».
Com’è stato scoperto questo super-materiale cicatrizzante?
Come succede spesso nelle scoperte più importanti, tutto parte dall’osservazione della natura. I ricercatori Khademhosseini, Annabi e Weiss hanno cominciato le loro ricerche nel 2013. All’epoca erano rimasti strabiliati dalle proprietà delle fibre di elastina, proteina che costituisce il tessuto connettivo nell’uomo.
In particolare, gli scienziati si soffermarono sulle capacità rigenerative della tropoelastina, molecola che costituisce la subunità base delle fibrille di elastina. Mimando il meccanismo del corpo umano, i ricercatori hanno imparato a produrre tale molecola in grandi quantità. Utilizzando il metacrilato come reagente, hanno usato una tecnica chiamata fotoreticolazione (attraverso cui si forma un legame covalente tra due macromolecole) per ‘unire’ insieme diverse proteine di tropoelastina. In questo modo hanno formato una sorta di idrogel.
Hanno poi scoperto che le cellule del cuore umano riescono ad aderire a tale matrice, riuscendo a riparare potenzialmente i danni ai tessuti. Una volta applicata, la MeTro viene trattata con dei raggi Uv, che la ‘solidificano’ impedendo che coli: un processo che avviene, come accennato, in appena 60 secondi.
La tecnologia è anche piuttosto versatile. Alterando infatti la concentrazione del reagente e della tropoelastina presenti nel gel, è possibile ottenere differenti tipi di elasticità e forza adesiva. È possibile inoltre determinare la durata della colla, in modo da regolare il suo ‘intervento’ a seconda del tempo necessario alla ferita per chiudersi.
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