Il peperoncino, abbiamo visto, ha notevoli proprietà: aiuta il cuore, favorisce la circolazione, accelera il metabolismo ed elimina i dolori.
Il merito è soprattutto di una sostanza in esso contenuta: la capsaicina, che si rivela essere un utile antinfiammatorio e antidolorifico naturale.
Pensate, ad esempio, che molte creme contro i dolori articolari e non, vendute sul mercato, contengono questa sostanza. L’azione svolta dalla capsaicina è quella di bloccare un particolare neurotrasmettitore, un lipide definito Pip2, che si trova nella membrana cellulare ed è responsabile dell’invio dei segnali di dolore al cervello. Quando viene applicata sulla pelle la capsaicina induce un forte impoverimento delle Pip2 nella membrana, alleviando quindi la percezione del dolore. (Qui la ricetta per creare da soli la crema alla capsaicina contro i dolori).
Da tempo gli scienziati hanno rivolto la loro attenzione a cercare di comprendere i meccanismi di funzionamento di questa preziosa sostanza, nonché il loro sviluppo nel trattamento di patologie e problemi di salute nell’uomo.
In un ultimo studio, pubblicato sulla rivista Cells, alcuni ricercatori dell’Università della California hanno pensato di verificare se, bloccando le vie di segnalazione biochimica del dolore nell’organismo si possa, in realtà, anche allungare la vita.
La sensazione di dolore è spesso associata a un aumento della mortalità, anche se ancora non è noto se essa influisca direttamente anche sul processo di invecchiamento.
Gli scienziati hanno così deciso di analizzare la reazione di alcuni organismi all’inibizione dei recettori del dolore TRPV1, per comprendere la durata della vita e la visualizzazione di un profilo metabolico della vecchiaia.
I soggetti in cui era stato effettuato il blocco dei recettori TRPV1 risultavano vivere il 14% in più rispetto al gruppo di controllo. Non solo, mostravano di essere maggiormente in salute di altri, con un metabolismo più efficiente e una maggiore protezione da malattie quali i tumori.
L’ipotesi a cui sono pervenuti i ricercatori è che quindi non solo il dolore sia il “sintomo” di malattie che derivano dall’invecchiamento, ma che possa esserne anche la causa, contribuendo a danneggiare cellule e tessuti.
Come spiegato da Andrew Dillin, tra gli autori della ricerca: “Bloccando il recettore del dolore non riusciamo solo a stoppare il dolore, ma possiamo anche allungare la vita”.
Per poter giungere a conclusioni certe e comprendere appieno il ruolo biologico del dolore, dovranno essere effettuati ancora molti passi in avanti, però i ricercatori sembrano sicuri di una cosa: un pizzico di piccante nel cibo ogni giorno può contribuire a prevenire malattie del metabolismo o legate all’età, oltre a farci sentire meglio e alleviare i dolori già esistenti!
(Foto in evidenza: Artotem; foto interna: Tambako the Jaguar)