Una nave alta come un palazzo a sette piani e grande come tre campi di calcio.
Una nave rigassificatrice messa nel porto di Piombino per due anni e collegata a terra da un tubo lungo 8 Km per portare il GNL , il Gas Naturale Liquefatto del fracking geotermico.
Una nave metaniera può trasportare fino a 266.000 metri cubi di GNL – equivalente a circa 160 milioni di metri cubi di prodotto in forma gassosa.
Il rapporto è’ 600 a 1. Mentre il rigassificatore di Livorno è’ in mezzo al mare e per 3 km c’è un divieto di navigazione, una zona interdetta x problemi di sicurezza. Mentre per aprire un distributore di metano ci vuole 1 km di distanza dalle abitazioni, qui invece si pensa di porre una nave da 160 milioni di Mc di gas, a due passi da risorse naturali di un valore inestimabile ( Ex: Parco della Sterpaia ) in un porto con i traghetti che vanno e vengono dall’Elba e e le isole dell’arcipelago a distanza di 400 metri.
Con nessuno che aprirà poi altre attività imprenditoriali nell’area del porto. Che si fa allora? Si evacua la città per problemi di sicurezza? Non succede nulla, si dice, …ma se succede? La sintesi nelle dichiarazioni di una donna di Piombino che protesta:
“Con la crisi siderurgica stiamo cercando una difficile riconversione grazie all’economia del mare. Un rigassificatore in porto cancellerebbe anche questa possibilità”
A Viareggio è successo e un solo carro ferroviario di GPL deragliato ha fatto una strage. Nel porto di Livorno con la Moby Prince successe una collisione e un’altra strage. A Piombino una intera comunità cittadini e politici, pressoché senza distinzioni politiche , non vuole questa situazione di pericolo. Mentre un’ altra comunità politica, quella nazionale, è d’accordo nel metterci la nave …Come finirà ?
Di Alessio Santi
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