La moda sostenibile sta avendo un grande fermento.
Mentre “fast fashion” descrive l’abbigliamento che è fatto a buon mercato e destinato ad un uso a breve termine, la moda “sostenibile” (o “etica”) è l’opposto e talvolta viene anche chiamata “slow fashion”. Prende in considerazione l’intero ciclo di vita del prodotto – dalla progettazione, all’approvvigionamento e ai processi di produzione – e guarda a tutti e a tutto ciò che ne è influenzato, dall’ambiente, ai lavoratori e alle comunità in cui viene prodotto, ai consumatori che acquistano esso.
Nel campo delle fibre naturali c’é un grande fermento e il mondo della moda è alla ricerca di materiali sempre nuovi, ma soprattutto sostenibili.
Da qualche anno l’Università della Calabria lavora a un progetto sperimentale che è giunto in una fase strategica: l’obiettivo è quello di portare questa fibra all’attenzione del mondo della moda, lavorando sull’utilizzo della ginestra per realizzare filati sempre più fini e adatte alle esigenze del fashion.
La ginestra è un grande arbusto deciduo senza spine, membro della famiglia dei piselli e comune nelle brughiere, nei boschi aperti e lungo le siepi e può essere trovato anche sulla costa. I suoi fiori giallo brillante compaiono in primavera, da aprile a giugno, e profumano di vaniglia. Si tratta di una pianta spontanea che cresce principalmente nell’area mediterranea e non ha necessità di nessun trattamento chimico.
La storia della fibra di ginestra
L’utilizzo della fibra di ginestra non rappresenta una novità, per secoli è stata utilizzata in diversi ambiti. Negli scavi di Pompei ad esempio è stata ritrovata nella realizzazione degi abiti, dei tessuti, infatti la fibra ricavata da questo arbusto risulta essere molto simile al lino e alla canapa. Ma non risale solo in questo periodo l’utilizzo della fibra di ginestra, anche durante la seconda guerra mondiale, per via delle carenze di materie prime, veniva impiegata per la realizzazione di tessuti e abbigliamento, la sua lavorazione avveniva soprattutto in Calabria.
Tuttavia alla fine della guerra venne velocemente abbandonata questa materia prima, come lo fu quella della canapa, malgrado fosse un tessuto versatile e resistente, adatto anche al tessuto d’arredo. Ma non solo può essere adatto anche alla realizzazione di materiali innovativi dalla bioedilizia, all’arredamento, all’automotive, in cui le fibre naturali vadano a sostituire i materili di sintesi derivanti dal petrolio.
Il progetto di riutilizzo di questo materiale parte nei primi anni del 2000 con un iniziativa di Vincenzo Gallo, a Cosenza. Qui venne creato un primo impianto di lavorazione della ginestra per formare la fibra.
“Negli anni si è persa la conoscenza di come deve essere lavorata questa fibra, – racconta Vincenzo Gallo – ma siamo riusciti a creare un piccolo impianto che oggi produce 1kg di fibra al giorno. Della ginestra può essere usata non solo la pianta, ma anche la corteccia del legno, che stiamo sperimentando per la costruzione di alcuni pannelli. Inoltre gli allevatori la conferiscono volentieri, perché eliminano uno scarto”.
Successivamente è partito il progetto di ricerca e sviluppo SMAFINEC (Smart Manufacturing per Fibre Naturali ed Ecosostenibili) che è finalizzato allo sviluppo della filiera della ginestra in Calabria, in particolare alla realizzazione di prototipi di materiali per i settori dell’arredo e della moda.
Nell’ambito del progetto SMAFINEC, il Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche, con la collaborazione dello spin off del Dipartimento di Ingegneria Meccanica Energetica e Gestionale dell’Unical, CHT S.r.l. (Calabrian High Tech), fondato dal professore Guido Danieli, ha ottimizzato un piccolo impianto pilota per la produzione automatizzata di fibra di ginestra, con la messa a punto soprattutto di un nuovo sfibratore.
L’impianto in grado di produrre piccoli quantitativi di fibra all’ora, ha permesso di estrarre dai rami di ginestra circa 70 kg di fibra fine (200 kg di fibra grezza), utilizzati per realizzare nuovi prototipi di filati, di tessuti e per la prima volta anche di abiti in ginestra e lino.
Sunfil ha realizzato invece una nuova macchina per cardare/pettinare specificamente le fibre di ginestra. Con questi nuovi risultati raggiunti si potranno ridurre ulteriormente i tempi per passare dalla fase di ricerca ad una fase industriale.
C’è la possibilità quindi di realizzare in Calabria e in molte regioni italiane dove cresce spontanea la ginestra, una filiera sostenibile made in Italy, sfruttando sia la fibra tessile, che ha il maggiore valore di mercato, e sia gli scarti di lavorazione per varie applicazioni industriali.
Moda sostenibile, sostenibilità del lavoro e incremento dei posti di lavoro.