Elizabeth Maruma Mrema, responsabile per la Biodiversità dell’Onu, ha chiesto di mettere al bando i mercati umidi o wet market di tutto il mondo, ossia quei mercati in cui si vendono animali vivi che vengono macellati sul posto, dichiarando: “Se non ci prendiamo cura della natura, sarà la natura a prendersi cura di noi”.
La Mrema prosegue: “Preservare ecosistemi e biodiversità ci aiuterà a ridurre la prevalenza di alcune di queste malattie, il modo in cui coltiviamo e utilizziamo il suolo, in cui proteggiamo gli ecosistemi costieri e in cui trattiamo le nostre foreste rovineranno il futuro o ci aiuteranno a vivere più a lungo”, concludendo con parole davvero allarmanti: “Alcune comunità a basso reddito, e parliamo di milioni di persone, basano il proprio sostentamento sulle specie selvagge. Quindi a meno che non diamo un’alternativa a queste comunità, il rischio è di aprire le porte del mercato nero a questi animali, e così anche all’estinzione di alcune specie“.
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Cosa sono i wet market o mercati umidi
Il nome wet market deriva, in parte, dal sangue, dalle viscere, dalle squame e dall’acqua che bagnano i pavimenti della bancarelle… un vero inferno per gli animali che vivono le loro ultime ore di vita nel terrore, assistendo alle brutali uccisioni dei loro simili, fatte al momento, per soddisfare i clienti che desiderano la carne appena macellata.
Parliamo di luoghi angusti, sporchi, che vedono convivere insieme venditori, acquirenti e ogni tipo di animale, dai serpenti ai maiali, fino a coccodrilli, pipistrelli, marmotte, struzzi.
Luoghi in cui, accanto a frutta e verdura, pesce e frutti animali, si macellano animali vivi brutalmente e in pessime condizioni igienico-sanitarie.
Gli investigatori di Animal Equality hanno realizzato filmati inediti nei wet market di Cina, Vietnam, India, con immagini fortissime da guardare dove cani, gatti, capre, rane, cervi sono tenuti in condizioni allucinanti, ammassati l’uno sull’altro nella totale sporcizia.
Secondo gli esperti i mercati umidi sono una minaccia alla salute pubblica
Il dottor Ian Lipkin, esperto di Malattie Infettive dice: “Se prendi gli animali selvatici e li metti in un mercato con animali domestici o altri animali, dove c’è la possibilità per un virus di fare un salto di specie, stai creando… una super autostrada per i virus per passare dall’animale selvatico all’uomo. Non possiamo più farlo. Non possiamo più tollerarlo. Voglio che i wet market siano chiusi per sempre”.
Sui mercati umidi si è espresso anche il professor Andrew Cunningham della Zoological Society of London, che ha aggiunto: “Questi animali sono stati trasportati per grandi distanze e sono stati ammassati in gabbie. Sono stressati e immunodepressi ed espellono qualsiasi agente patogeno con la presenza di un gran numero di persone al mercato che stanno a stretto contatto con i fluidi corporei di questi animali, si ha un cambiamento ideale per l’insorgenza delle malattie”.
Questi mercati sono ritenuti, dunque, una minaccia alla salute pubblica ed è qui che in passano sono nate diverse epidemie (SARS) e, a detta di molti ricercatori, anche il Covid-19 ha avuto origine in un wet market di Wuhan (Cina).
Secondo il Centers for Disease Control and Prevention “gli scienziati stimano che più di 6 su 10 malattie infettive conosciute dagli esseri umani sono state diffuse dal contatto con gli animali e 3 su 4 delle nuove o emergenti malattie infettive provengono dagli animali”.
La situazione attuale
Secondo il Daily Mail i mercati umidi sono in perfetto funzionamento nella città di Guilin, città cinese nel Guangxi.
La città cinese di Shenzhen, invece, ha vietato il consumo di carne alimentare di cane e gatto proprio pochi giorni fa ed il divieto entrerà in vigore dal prossimo 1 maggio.
Queste le parole dell’ordinanza voluta dalla metropoli alle porte di Hong Kong: “Cani, gatti e animali domestici hanno stabilito una relazione molto più stretta con gli umani più di qualsiasi altro animale e vietare il consumo di cani, gatti e altri animali domestici è una prassi comune nelle nazioni sviluppate e a Hong Kong e a Taiwan. Questo divieto risponde all’appello e allo spirito della civiltà umana”.
Nonostante questa notizia positiva, è chiaro che il problema non è di facile risoluzione dato che molte realtà dipendono da questo tipo di commercio.