Allevamenti intensivi e pollo imbottito di antibiotici. L’infografica diffusa da CIWF Italia Onlus che prova a fare chiarezza e i dati allarmanti del Ministero della Salute.
CIWF Italia Onlus, l’associazione italiana no profit che lavora per la protezione e il benessere degli animali negli allevamenti, ha diffuso un’infografica esplicativa su sei verità fondamentali sugli allevamenti intensivi di pollo nel nostro Paese.
Il primo tasto dolente contenuto nell’infografica riguarda la crescita innaturale che subiscono i polli. Negli allevamenti intensivi, gli animali crescono fino a 90g al giorno, raggiungendo il peso di macellazione in appena 39-42 giorni, spiega CIWF.
Come sottolinea Annamaria Pisapia, direttrice di Ciwf Italia: “In Italia ogni anno vengono allevati circa 500 milioni di polli da carne, la stragrande maggioranza dei quali in allevamenti intensivi, del tutto simili a quelli degli altri Paesi europei. Stipati in capannoni a decine di migliaia, con cicli di vita brevissimi di 39-42 giorni, selezionati per crescere in maniera abnorme e sviluppando per questo diverse gravi patologie, tenuti in vita grazie ad un massiccio uso di antibiotici, questi animali sono venduti a prezzi sempre più bassi e sono ormai considerati soltanto una merce“.
Ammassati uno sull’altro, con pesanti conseguenze su salute e benessere, i polli sono soggetti alla diffusione di batteri come la Salmonella e il Campylobacter. Se uno solo degli animali si ammala, anche gli altri vengono trattati preventivamente, anche se sono sani.
Un meccanismo che porta a conseguenze preoccupanti, sottolineate in questi giorni anche dal Ministero della Salute, e che riguardano la resistenza agli antibiotici.
Abbiamo già parlato varie volte di questa problematica, ma vediamo insieme i dati pubblicati dal Ministero e riferiti al 2014.
La fotografia scattata è tutt’altro che rassicurante. Gliaccertamenti su campioni di animali prelevati negli allevamenti italiani, infatti, mostrano che quasi il 13% è risultato positivo alla presenza di Salmonella spp; il 73% al Campylobacter spp; il 95,4% all’Escherichia coli e l’81,33% all’E.coli.
La «Relazione sulla resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali», il documento in cui sono contenuti i dati, evidenzia anche in premessa che “l’antimicrobico-resistenza rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica mondiale“. Una resistenza agli antibiotici causata proprio da quell’uso massiccio di medicinali per prevenire le malattie all’interno degli allevamenti intensivi.
Non solo: “La resistenza agli antimicrobici da parte di batteri zoonosici quali Salmonella, Campylobacter, Escherichia coli – sottolineano gli autori della relazione – può compromettere l’efficacia del trattamento dell’infezione negli esseri umani”
Gli allevamenti intensivi non sono solo un’ingiustizia per gli animali, ma creano un vero e proprio problema a livello di salute. CIWF mostra come questo problema sia molto più vicino a noi di quanto non possiamo pensare. Il 99% del pollo mangiato in Italia proviene da allevamenti che utilizzano lo stesso sistema intensivo presente anche in altri Paesi.
(Foto: John Donges)