È noto da tempo che le microplastiche forniscono un ambiente protettivo (la cosiddetta “plastisfera“) in cui i batteri possono sopravvivere nelle acque reflue. Per la prima volta, i ricercatori dell’Università di Stirling, in Scozia, hanno monitorato come ciò potrebbe consentire ai batteri di sopravvivere al viaggio verso il mare e raggiungere le nostre spiagge, dove possono entrare in contatto con gli esseri umani.
La ricercatrice capo Rebecca Metcalf, sotto la supervisione del professor Richard Quilliam, ha sottoposto le microplastiche colonizzate dai batteri nelle acque reflue ai diversi ambienti che probabilmente attraverserebbero nel loro cammino verso le nostre spiagge. Metcalf e il suo team hanno scoperto che non solo i batteri come E. coli possono sopravvivere all’intero viaggio, ma che anche i batteri vitali sopravvivono per 7 giorni sulla sabbia.
“La plastica sta fornendo un substrato per il trasferimento di agenti patogeni dalle acque reflue e attraverso l’acqua del fiume , dell’estuario e dell’acqua di mare, e infine fino alle spiagge dove è molto più probabile che entrino in contatto con gli esseri umani”, spiega Metcalf. “Altre superfici in cui i batteri colonizzano, come le alghe, non passerebbero necessariamente attraverso quella via di trasferimento”.
Leggi anche—>Antibiotici: batteri resistenti uccidono 10 mila italiani ogni anno
Antibiotico resistenza e le microplastiche
Preoccupato per le loro scoperte, Metcalf voleva vedere se questa teoria della sopravvivenza stesse avvenendo su vere spiagge scozzesi. Hanno raccolto rifiuti di plastica in polietilene e polistirene da 10 spiagge scozzesi e li hanno sottoposti a screening per 7 batteri bersaglio che causano malattie negli esseri umani. In modo allarmante, hanno scoperto che questi batteri erano presenti praticamente in tutti i campioni, con alcuni che mostravano resistenza ai nostri antibiotici più comunemente usati.
Ciò è preoccupante alla luce delle perdite di acque reflue e degli straripamenti di acque reflue sulle nostre spiagge. “Abbiamo già delle acque reflue che finiscono nell’ambiente che contiene batteri nocivi. Ma la plastica trasporta i batteri in luoghi dove è più probabile che entrino in contatto con le persone”, afferma Metcalf.
“Ci auguriamo che la nostra ricerca si aggiunga alle crescenti prove generali e al supporto per aumentare la consapevolezza del pubblico e, in ultima analisi, spinga verso cambiamenti legislativi per lo scarico di plastica nell’ambiente”.
La ricerca deve ancora essere condotta per comprendere appieno il potenziale rischio che ciò potrebbe comportare per coloro che fanno il bagno nelle spiagge britanniche, poiché la probabilità che questi agenti patogeni causino malattie negli esseri umani è sconosciuta. I ricercatori esortano ancora il pubblico a prendersi cura dell’inquinamento da plastica, ma sottolineano l’importanza di rimuovere la plastica dalle nostre spiagge.
“Non abbiate paura di prendere parte a una spiaggia pulita; è fondamentale rimuovere la plastica dalle nostre spiagge e smaltirla correttamente, ma incoraggerei il pubblico a lavarsi le mani o usare i guanti”.