Fonte eccellente di proteine magre, in alternativa a quelle di origine animale, la soia è uno degli alimenti base di chi ha adottato un regime alimentare vegetariano o vegano. Ma consumarla fa davvero bene?
Esistono diversi prodotti derivati della soia, come il tofu, il tempeh, il latte o lo yogurt di soia, ampiamente diffusi anche nei mercati italiani.
Eppure, da diverso tempo, c’è un’ampia polemica che interessa il consumo di questo prodotto. Se da un lato ci sono i sostenitori della soia come alimento ricco di proprietà, utile anche a placare i disturbi dovuti alla menopausa; dall’altro, invece, c’è chi afferma che non tutta la soia è uguale e che, se non si presta attenzione a ciò che si sceglie e a come lo si assume, il consumo di questo alimento può portare a conseguenze anche importanti sulla salute umana.
In particolare, in questi ultimi anni, uno dei dibattiti più accesi riguarda la relazione tra i consumo di soia e il cancro al seno.
Questo prodotto contiene al suo interno fitormoni, dei composti vegetali che hanno delle proprietà molto simili agli estrogeni. Per questo motivo, molte donne assumono soia per proteggersi dal rischio di cancro al seno. Una pratica molto diffusa, supportata da diversi studi epidemiologici.
Il problema sorge, secondo i ricercatori del Memorial Sloane Kettering Cancer Center di New York (MSK), quando a una donna è già stato diagnosticato un carcinoma mammario.
Gli esperti del MSK hanno così deciso di avviare un’indagine, condotta su 140 donne, per verificare se e come la soia può favorire l’espressione dei geni tumorali, causando una proliferazione delle cellule cancerogene.
Le donne coinvolte nello studio sono state divise in due gruppi: al primo sono state somministrate quotidianamente delle proteine della soia; al secondo, proteine del latte. Entrambi i composti erano presentati sotto forma di pacchetti di 25,8 grammi, mescolati in acqua o in succo di frutta.
I ricercatori hanno così svolto le loro indagini, attraverso delle biopsie effettuate al momento della diagnosi e qualche settimana più tardi, prima che il tumore venisse rimosso, per verificare i cambiamenti nella struttura molecolare delle cellule del cancro. Durante il lasso di tempo tra la diagnosi e la chirurgia, le donne sono state randomizzate come parte dello studio.
Questo perché la maggior parte dei tumori al seno sono estrogeno-recettori positivi. Infatti, spesso, a diagnosi positiva segue una restrizione nell’assunzione di ormoni e la prescrizione di farmaci anti-estrogenici.
I risultati, pubblicati sul Journal of National Cancer Institute, hanno mostrato che nel gruppo che assumeva gli integratori di proteine di soia vi era una sovraespressione dei geni associati alla proliferazione cellulare nei tumori; cosa che non avveniva nelle donne a cui erano state somministrate le proteine del latte.
Come sottolineato dai ricercatori, lo studio non spiega il perché della relazione causa/effetto tra proteine della soia e proliferazione del tumore, anche perché solo una percentuale delle pazienti che hanno assunto la soia ha registrato livelli davvero alti del metabolita genisteina; tuttavia, è stata dimostrata l’esistenza di una correlazione tra l’assunzione di questo prodotto e la sovra espressione dei geni associati alla proliferazione delle cellule tumorali. Certo, fanno sapere i medici, non è chiaro se questo si tradurrà in una crescita reale del tumore, ma la preoccupazione che ciò avvenga rimane.
Per questo motivo, i ricercatori consigliano alle donne con diagnosi di cancro del seno di moderare l’assunzione di proteine della soia.
Anche se i livelli di soia somministrati alle partecipanti allo studio sembrano notevoli, le persone che la mangiano regolarmente possono ragionevolmente consumare questo quantitativo nel corso di una giornata. Il Dott Bromberg, tra i fautori dello studio, spiega: “Non stiamo parlando un quantitativo di circa 20 volte in più di soia. Stiamo parlando di qualcosa che una persona poteva mangiare”.
Come abbiamo avuto già modo di vedere, il mercato è veramente ricco di prodotti di soia o di derivati. Ciò che spesso si ignora è che la soia contiene una buona quantità di tossine naturali o antinutrienti. Primo tra questi un potente enzima inibitore che blocca l’azione della tripsina e di altri enzimi necessari per la digestione delle proteine. Questi antinutrienti sono delle sostanze di cui la natura dota la pianta affinché essa si protegga, per riprodursi in modo efficace.
L’azione di questi inibitori non viene disattivata del tutto attraverso la cottura normale. Il modo migliore, infatti, per poter consumare la soia è dopo la fermentazione o l’ammollo. Purtroppo, gran parte dei prodotti presenti in commercio sono di origine industriale, con soia non fermentata.
Consumata in questo modo e in quantitativi eccessivi, può portare a gravi disturbi gastrici, ma anche a delle carenze nell’assimilazione di minerali essenziali e aminoacidi.
Le fonti di soia fermentata, invece, come natto, miso, tempeh e alcuni tipi di tofu sono la forma più sicura per consumare questo alimento, a patto che siano di origine biologica.
Ritornando al discorso di prima, gli scienziati sono ben lungi dallo sconsigliare completamente l’assunzione di questo alimento. L’importante, infatti, è essere sicuri della provenienza e prestare attenzione, perché “Quando si tratta di nutrizione, la varietà è importante, così come lo è la moderazione”.
(Foto: columbiaforestproductsblog)