Indice dei contenuti
- 1 Il vostro vicino irrora continuamente i campi con pesticidi che, alla fine, contaminano anche il vostro piccolo orticello? Ecco una sentenza importante che dovreste leggere.
- 2 Si potrebbe dire la stessa cosa anche dei piccoli agricoltori?
- 3 Una cosa che lo aveva portato a interrompere la coltivazione dell’orto e a chiudersi dentro, sigillando le finestre.
- 4 Il giudice ha quindi deciso:
Il vostro vicino irrora continuamente i campi con pesticidi che, alla fine, contaminano anche il vostro piccolo orticello? Ecco una sentenza importante che dovreste leggere.
Riuscire a vivere senza pesticidi può diventare una vera e propria impresa, soprattutto se accanto al vostro orto ci sono vicini che, invece, fanno uso di prodotti fitosanitari.
Lo sa bene Aboca, leader nel settore della farmaceutica naturale, che a dicembre del 2015 aveva minacciato di andar via dalla Toscana a causa dei troppi pesticidi, adoperati sulle coltivazioni limitrofe di tabacco, che contaminavano anche i suoi campi.
La vicenda allora si è risolta grazie all’intervento della Regione Toscana con cui Aboca ha trovato un’intesa per la realizzazione di una cabina di regia per l’agricoltura di qualità. Certo, in quel caso l’interesse a tutelare le coltivazioni di un’azienda con un fatturato annuo di 120 milioni di euro era grande.
Si potrebbe dire la stessa cosa anche dei piccoli agricoltori?
A tal proposito esiste una sentenza molto chiara, risalente al 26 agosto 2014, che crea un precedente molto importante al fine di tutelare la salute dei cittadini e i raccolti di chi ha fatto dell’agricoltura biologica la propria scelta di vita.
Per la prima volta, un giudice, riconoscendo l’applicabilità dell’art. 844 del codice civile, ha dichiarato l’intollerabilità delle immissioni di sostanze tossiche nel fondo del vicino, ordinando a un viticoltore di Quarrata (PT) di trattare il proprio vigneto con accorgimenti che riducessero gli impatti derivanti dall’uso di fitosanitari.
Il problema era nato quando un cittadino di Quarrata (PT), proprietario di un campo confinante, aveva accusato il proprietario di un vigneto confinante di averlo danneggiato per la quantità di diserbanti e/o pesticidi che si depositavano nei suoi terreni, diffondendosi anche all’interno della propria abitazione.
Una cosa che lo aveva portato a interrompere la coltivazione dell’orto e a chiudersi dentro, sigillando le finestre.
Il contadino si è quindi rivolto al Tribunale di Pistoia per accertare l’intollerabilità delle immissioni di sostanze nocive (pesticidi, diserbanti, insetticidi, ecc) provenienti dal terreno adibito a vigna e per chiedere:
- di individuare la conseguente responsabilità del proprietario del vigneto;
- il risarcimento dei danni dovuti alla compromissione delle proprie abitudini di vita;
- di ordinare l’immediata cessazione delle immissioni dovute all’effetto deriva mediante inibizione all’uso dell’atomizzatore in una zona, cosiddetta cuscinetto, di almeno 50 metri dal confine.
Dopo i dovuti accertamenti tecnici, il Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU), ha stabilito che i trattamenti antiparassitari eseguiti dal viticoltore avevano effettivamente provocato l’immissione delle sostanze nella proprietà confinante, ma ha anche dimostrato che diverse modalità di irrorazione dei fitosanitari potevano rendere praticamente irrilevante la loro deriva.
Il giudice ha quindi deciso:
- di dichiarare, ex art. 844 del codice civile, l’intollerabilità delle immissioni di sostanze tossiche nel fondo del vicino e di ordinare al viticoltore l’esecuzione dei trattamenti antiparassitari con modalità che ne riducano gli impatti;
- di rigettare la domanda di risarcimento del danno non patrimoniale in quanto tale fattispecie non rientrava nei casi tassativamente previsti dalla legge;
- di condannare il produttore vinicolo al pagamento delle spese processuali e di consulenza tecnica d’ufficio.
Il giudice non ha tuttavia accolto la richiesta di vietare l’uso dei fitofarmaci in una zona cuscinetto indicata dal richiedente in almeno 50 metri dal confine.
Su quest’ultimo punto, però, esiste un pronunciamento del TAR di Trento che, in materia di distanza, con sentenza del 14/1/2012, ha respinto in parte il ricorso di un gruppo di coltivatori di mele del Comune di Malosco (TN), applicando il principio di precauzione e confermando la legittimazione del comune a stabilire limiti di distanza di nebulizzazione dalle abitazioni, in quel caso fissato in 50 metri.
L’articolo in questione e’ molto importante. Contiene notizie ed informazioni molto utili per gli utilizzatori, e non, di prodotti fitosanitari.
Arrivo in ritardo ma pertinente al contenuto dell’articolo. Se e’ vero che i terreni adiacenti i siti trattati con pesticidi vengono contaminati lo puo’ essere anche chi percorre strade pubbliche lungo i vigneti.
Limiti di distanza di 50m? Da cosa? A me e’ capitato varie volte di percorrere a piedi o in bicicletta strade (e in auto non fa molto differenza) lungo vigneti e di essere irrorato dai liquidi emessi da macchine spargitrici. Ovviamente, l’autista del trattore ha continuato lo spargimento senza alcuna remora ed era completamente protetto. Se e’ successo a me, deve essere successo a molti altri. Eppure non si legge alcuna notizia a proposito. In rete, ho trovato il racconto di una denuncia di una persona a carico dello spargitore, riguardo un fatto che aveva avuto come testimone un vigile. Se ricordo bene, il ricorrente e il vigile era stato a sua volta denunciato per calunnia……vedete un po’ voi. A me sembra che in assenza dello Stato funzionino i rapporti di forza, come nel medioevo.
Mi e’ chiaro che molto probabilmente i sindaci sono legati agli interessi dei vignaioli e non fanno nulla per garantire la salute pubblica. Infatti, vedo che lo spargimento di sostanze chimiche pericolose su strade pubbliche continua bellamente senza intoppi da anni.
Vista l’esplosione delle superfici coltivate a vigneti, faccio una previsione: entro X anni vivremo le conseguenze dei danni alla salute umana provocati dai trattamenti sui vigneti. Avete presente la storia degli PFAS o di Eternit? Con la chimica non si scherza.
E i vigneti sarebbero un Patrimonio dell’Umanità’? Un caso da manuale di narrazioni totalmente contrarie alla verita’. Semmai i vigneti sono il patrimonio di un numero limitato di persone che ne fanno un uso tale da danneggiare tutti gli altri, il 99%. Vogliamo parlare delle conseguenze economico-sociali a livello mondiale dell’abuso di alcool?….