Bruxelles – La Commissione Europea ha recentemente emanato una decisione storica che cambierà il volto dei campi sportivi in Europa, imponendo un termine di otto anni per l’eliminazione dell’erba sintetica. Questa mossa è stata determinata da preoccupazioni ambientali, poiché studi rivelano che l’erba sintetica è una delle principali fonti di emissioni di microplastiche nell’ambiente.
Negli ultimi anni, i campi da calcio in erba artificiale sono stati la soluzione preferita per gli sportivi, grazie ai bassi costi di manutenzione e alla facilità di installazione. Questa scelta ha promosso lo sviluppo delle categorie inferiori e del calcio amatoriale. Tuttavia, la decisione europea imporrà il disarmo di tutti gli impianti sportivi realizzati con questo materiale entro il 2031.
Il materiale utilizzato per l’erba sintetica è principalmente polietilene, montato su una base in lattice o poliuretano, con uno strato di ammortizzazione realizzato da pneumatici riciclati. Questa tecnologia è stata impiegata non solo nei campi da calcio ma anche in campi da rugby, hockey, paddle, parchi giochi, piazze e giardini privati.
La decisione della Commissione Europea ha generato un bivio, poiché al momento non esiste un’alternativa altrettanto economica e pratica a questa copertura artificiale. Tuttavia, un nuovo progetto di ricerca denominato “Soluzione circolare e sicura per campi in erba sintetica (LIFET4C)” è stato avviato dall’IGOID dell’Università di Castilla-La Mancha. L’obiettivo di questo progetto ambizioso è trovare un sostituto ecologico alla gomma utilizzata nei campi sportivi al posto dell’erba sintetica.
Il progetto LIFET4C ha attirato l’interesse di scienziati, aziende e persino della Federcalcio spagnola (RFEF), che collaborano per sviluppare un prototipo sul campo che possa offrire soluzioni innovative.
Nel frattempo, alcune squadre professionistiche hanno già iniziato a utilizzare una soluzione ibrida che mescola erba sintetica ed erba naturale come alternativa temporanea.
L’impatto ambientale dell’erba sintetica è stato messo in evidenza da uno studio condotto presso l’Università di Barcellona. Questa ricerca ha dimostrato che l’erba sintetica rilascia microplastiche nell’ambiente, che raggiungono i corsi d’acqua e i mari, contribuendo così all’inquinamento delle acque. Queste microplastiche, derivanti dall’erba artificiale, si accumulano soprattutto vicino alle grandi città costiere.
Il progetto di ricerca offre un metodo innovativo per identificare le microplastiche nell’erba sintetica, consentendo un’analisi più accurata dell’impatto ambientale. Gli autori dello studio sottolineano la necessità di ridurre l’uso di plastica verde su superfici pubbliche come cortili delle scuole, campi sportivi, festival musicali, palestre, giardini privati e terrazze per combattere l’inquinamento plastico.
In Europa, ogni anno tra 1.200 e 1.400 campi sportivi vengono dotati di materiale artificiale che simula l’erba naturale utilizzando fibre sintetiche, principalmente plastica. La decisione della Commissione Europea segna la fine di un fiorente business internazionale, ma promette di offrire un respiro d’aria fresca all’ambiente, in particolare alle acque, combattendo l’emergenza delle microplastiche.