In Gran Bretagna, così come in America e in altri parti del mondo, la tv “bombarda” i nostri figli con spot pubblicitari che promuovono prodotti poco salutari.
Nei programmi dedicati ai più piccoli e nella fascia televisiva di maggior ascolto familiare (dalle 20 alle 21), un quarto delle pubblicità mandate in onda riguarda prodotti alimentari e almeno undici spot l’ora promuovono junk food.
Chi fa pubblicità del resto lo sa che in quell’ora è presente un maggiore coinvolgimento di pubblico giovane davanti alla televisione. Per questo, gli spot non appaiono mai come un qualcosa che punta alla convenienza di un prodotto (messaggio adatto agli adulti), ma piuttosto come un gioco costruito su temi divertenti, con bambini come protagonisti.
La maggior parte dei cibi reclamizzati contiene alti livelli di grassi, zuccheri o sale: sono bibite, snack, dolciumi e fast food.
È questo quanto emerge da una ricerca condotta dall’Università di Liverpool, per conto del gruppo coordinato dalla BHF (British Heart Foundation) “Action on Junk Food Marketing”, che riunisce varie organizzazioni che chiedono una più stretta regolamentazione delle pubblicità di junk food rivolte ai bambini.
Avevamo già avuto modo di discutere dell’argomento, quando abbiamo illustrato un esperimento che evidenziava i subdoli effetti di questo tipo di pubblicità: i bambini fino agli otto hanno di età non sono in grado di cogliere l’intendo persuasivo del messaggio e lo scambiano per un gioco o per “oro colato”.
In quell’occasione, abbiamo anche visto come l’Oms fosse intenzionato a sollecitare i Governi a vigilare sui contenuti degli spot pubblicitari. Questo soprattutto perché le difese dei bambini sono più deboli e gli spot incidono sul rischio di obesità infantile e sui comportamenti alimentari futuri.
Mitch Blair, responsabile per la promozione della salute presso il Royal College of Pediatrics and Child Health, ha dichiarato: “I bambini non dovrebbero essere sfruttati commercialmente e l’industria pubblicitaria deve assumersi qualche responsabilità per aiutare ad affrontare il crescente problema dell’obesità infantile”.
I genitori non si aspettano che i loro figli vengano “bombardati” da pubblicità di cibi malsani durante i programmi in tv di prima serata, eppure + proprio questo ciò che avviene.
La ricerca condotta dall’Università di Liverpool ha analizzato oltre 750 inserzioni trasmesse tra le 20 e le 21, di cui è risultato come: una su quattro fosse inerente al cibo spazzatura. Tra queste, il 25% promuoveva cibi non sani, il 13% catene di fast food e il 12% cioccolato e dolci.
Ciò che i promotori dello studio chiedono è che “per proteggere i più giovani dalla promozione persuasiva, gli annunci di cibo malsano devono essere posticipati a dopo le 21:00. Questa soluzione dovrebbe poi essere combinata con una regolamentazione coerente per i messaggi online, per impedire che i bambini siano bombardati anche dalla pubblicità su Internet”.
I rischi infatti ormai non vengono più solo dalla tv, pensiamo ad esempio ai giochi o ai concorsi online creati dalle aziende per spingere i loro prodotti tra bambini e ragazzi.
I bambini diventano vittime inconsapevoli di un sistema che manipola gusti, pensieri e capacità di giudizio.
Negli ultimi trent’anni, infatti, il numero degli obesi in Europa è cresciuto in modo drammatico, in particolare tra i più piccoli, che apprendono subito come riconoscere che forme e marchi dei prodotti che gli vengono propinati in televisione.
(Foto in evidenza: Poster Boy NYC, foto interna: keirsteinmarie)