Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson è stato condannato a un risarcimento danni pari a 8 miliardi di dollari.
La causa è stata vinta dal 26enne Nicholas Murray, decisione presa da una giuria di Philadelphia, il quale ha usato il farmaco antipsicotico Risperdal quando era bambino, che gli ha causato una ginecomastia, ovvero un ingrossamento delle mammelle.
Johnson & Johnson: nuovi guai in arrivo
L’azienda americana, leader nella produzione e distribuzione di farmaci, apparecchiature mediche e prodotti per la cura personale e l’automedicazione, è stata accusata di avere provocato con il suo farmaco antipsicotico, il Risperdal, una ginecomastia, ovvero un ingrossamento delle mammelle.
Al momento questa risulta essere la sanzione più pesante imposta alla multinazionale americana nelle oltre 13mila azioni legali avanzate sul Risperdal.
“Questa giuria – hanno dichiarato gli avvocati della parte lesa -, così come altre giurie in altre controversie, ha nuovamente imposto danni punitivi a una società che ha pensato solo a fare profitti sulla pelle dei pazienti”. Dal canto suo, Johnson & Johnson ha affermato che la condanna “è gravemente sproporzionata” e si è detta “fiduciosa che sarà ridimensionata in appello”.
Il caso di Nicholas Murray non è isolato, molte le denunce collegate agli effetti collaterali non aggiornati,sul Risperdal, in Pennsylvania, California e Missouri.
La vittima ha affermato di aver avuto uno sviluppo al seno dopo la prescrizione del farmaco da parte di uno psicologo, che lo aveva consigliato per un disturbo dello spettro autistico.
Il Risperdal è un farmaco antipsicotico spesso prescritto nel trattamento della schizofrenia e del bipolarismo ma che presenta un grave effetto collaterale, quello di far crescere il seno agli uomini (ginecomastia). Secondo l’accusa la multinazionale statunitense, nonostante sapesse di questo rischio, non ha avvisato in alcun modo medici e pazienti, perciò è stata condannata ad un risarcimento da capogiro.
Soddisfatti gli avvocati dell’accusa che hanno dichiarato:
“Questa giuria, così come altre giurie in altre controversie, ha nuovamente imposto danni punitivi a una società che ha pensato solo a fare profitti sulla pelle dei pazienti”
Nel 2015 una giuria della Pennsylvania, scoperto che l’azienda era stata negligente nel non aver messo in guardia sui possibili effetti di ginecomastia, sempre per il caso di Murray, aveva imposto di pagare 1,75 milioni di dollari al colosso farmaceutico. La corte d’appello aveva confermato il verdetto nel febbraio 2018 ma lo aveva ridotto a 680 mila dollari ed ora è arrivata la nuova stangata da record. L’azienda è reduce recentemente da un’altra condanna, dove è stata accusata insieme ad altre società, per la crisi della dipendenza di oppiacei negli Usa, che ha causato la morto di circa 70mila persone: il giudice Thad Balkman in quell’occasione ha imposto alla società di pagare 572 milioni di dollari.