L’emergenza scatenata dal Coronavirus, oltre a seminare morti e a mettere a repentaglio la vita di tante persone che si ammalano, rischia di lasciare segni profondi nel nostro modo di vivere e nella nostra psiche, specie in quella dei bambini e dei ragazzi costretti all’isolamento domestico.
Per capire quali sono i rischi connessi alle restrizioni anti-contagio, è importante il parere degli esperti che, oltre a chiarire i rischi di questa reclusione domestica, ci suggeriscono possibili “antidoti” .
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Il parere di Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro
Ernesto Caffo, fondatore e presidente di Telefono Azzurro, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia, è convinto che la pandemia non possa continuare a tenere in stand-by le vite e il futuro di milioni di bambini e ragazzi e che, pertanto, “dobbiamo sbrigarci a riaccendere i loro sogni”.
Dall’inizio della pandemia si è registrato un aumeno e un cambiamento delle chiamate arrivate sulle Linee del Telefono Azzurro, quella di Ascolto (1.96.96) e quella di Emergenza (114) e sono cresciute le segnalazioni di violenze domestiche, con alcuni casi molto gravi di violenze sessuali.
Nelle chiamate è comune un senso di costrizione, di limite, che produce discorsi dai toni depressivi, caratterizzati da paura, incertezza, ansia, talvolta angoscia.
Crescono le preoccupazioni di bambini e adolescenti per il lavoro, le mancanze di certezze, il futuro e, mentre in alcuni casi ricevono rassicurazioni, in altri esse vengono totalmente a mancare.
La scuola e le iniziative pensate per primavera-estate da Telefono Azzurro
Sul tema scuola, Telefono Azzurro propone delle iniziative, degli hackathon, riconoscendo ai ragazzi il ruolo di co-progettatori: possono usare giochi che loro conoscono, afferma Caffo, come Minecraft o Fortnite, per creare progetti formativi e urgono “reti emotive” per ascoltarli molto di più.
Il Telefono Azzurro pensa di iniziare già da primavera-estate, escogitando un modo per offrire ai ragazzi attività educative, sociali e sportive, con le dovute e necessarie distanze di sicurezza.
Sul dove mettere in atto queste iniziative, Caffo pensa alle risorse degli enti locali e religiosi, così come al mondo associativo e dello sport per la salute e il benessere di tutti, incominciando a rivedere il futuro proprio a partire da bambini e ragazzi.
L’opinione dello psichiatra Paolo Crepet sull’isolamento domestico
Paolo Crepet, psichiatra e scrittore, precisa che l’emergenza Covid-19 si sta trasformando in un’altra emergenza seria: la crisi psicologica.
Il clima delle famiglie italiane è caratterizzato da urla di bambini, genitori contro figli e viceversa e questo, a suo dire, perché mentre prima la famiglia aveva la sua rigida ROAD MAP, ora stiamo vivendo una sperimentazione di massa della famiglia al suo completo all’interno di quattro mura domestiche.
A ciò si aggiunge il fatto che la frustrazione di stare in casa si sta trasformando già in rabbia (pensiamo al disagio delle famiglie che si trovano il peso dei bambini, alle coppie che non erano abituate a frequentarsi) e quel senso di globalizzazione, legato alla dilagante diffusione del virus, che ci riempe d’angoscia perché capiamo che la fine sarà solo quando il mondo se ne sarà liberato.
Il governo, dice Crepet, non ci rassicura e occorrono messaggi chiari. Citando le sue testuali parole: “Non possiamo dare 40 deadline 2 volte al giorno, una volta la riapertura a Pasqua, poi dopo Pasqua, poi ancora dopo il 1 maggio. Stiamo zitti che è meglio. La verità è che nessuno può realisticamente dire cosa accadrà”.
E per i bambini? Crepet penda a piccoli gruppi distanziati all’area aperta e non in aula, guidati da un docente di educazione fisica, tutti muniti di mascherina. Questo è importante per evitare che “il ragazzino vada fuori di testa”, rimarcando l’importanza della scuola come luogo di socializzazione e per lo sviluppo sensoriale. Dopo l’epidemia, dice Crepet, si avrà paura “dell’infettivo”.
Perché i piccoli hanno sempre fame durante l’isolamento domestico
Se capita anche ai vostri figli di avere sempre fame in questo periodo, tutto nella norma.
Secondo gli esperti, la privazione della vita sociale può creare al bimbo un vuoto emotivo, che diventa vuoto fisico e si sposta al centro del suo corpo, arrivando a creare un vuoto allo stomaco, rappresentazione dello stato d’ansia.
In fin dei conti, anche gli adulti cercano di colmare il vuoto, abbuffandosi di cibo per cercare qualche forma di gratificazione immediata ma che non perdura nel tempo.
Quindi “mamma e papà ho fame!”è una richiesta profonda, che non va sottovalutata, dicono gli esperti.
Per colmare il vuoto interiore del bambino, utilizzate ad esempio l’aiuto della tecnologia (es. videochiamata) oppure impastate con loro pane, pizza e dolci che richiedono manualità, amore e pazienza.