Decine di milioni di api sono morte, in Italia, negli ultimi mesi. E quando sopravvivono non riescono più a produrre miele e a impollinare. La causa? Siccità e incendi, secondo i produttori di miele.
Le api stanno morendo. E se dovessero estinguersi, sarebbe una sciagura per la vita sulla terra. Purtroppo ne siamo fin troppo consapevoli, ma non facciamo niente per impedirlo. Anzi. Non bastavano l’invasione di vespe vellutine o i pesticidi neonicotinoidi a minacciare gli alveari. Quest’estate siccità e incendi ne hanno messo seriamente a repentaglio l’esistenza.
I produttori di miele lanciano l’allarme. Se continuiamo così, dicono, rischiamo il disastro ambientale. Ecco la situazione degli ultimi mesi.
Siccità e incendi: “Si rischia il disastro ambientale”
Almeno 10 le regioni italiane messe in ginocchio dalla siccità. Regioni del centro e del sud Italia pronte a dichiarare lo stato di calamità per l’assenza di precipitazioni. Una carenza che ha messo a rischio l’agricoltura del Paese. E non solo.
L’ultimo allarme arriva dall’Unaapi, Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani. Il clima estremo degli ultimi mesi fa letteralmente impazzire gli insetti. Mettendo a rischio non solo la produzione di miele, ma anche l’impollinazione, “servizio” fondamentale degli imenotteri.
In una nota, l’Unaapi dichiara che “in Italia si rischia il disastro ambientale”:
«Le api, impazzite per il clima, non solo non producono miele (fino a -80% la produzione nel 2017), ma non riescono più a fornire il servizio di impollinazione all’agricoltura».
La siccità, spiegano gli apicoltori, fa sì che i fiori “non secernono più nettare e polline e le piante, in particolare quelle arboree, sono in una situazione di perenne sofferenza. Il disastro ambientale di cui le api non mandano più avvisi, ma segnali, è quello di una perdita di fertilità e di una desertificazione incipiente”.
Desertificazione. La parola, pesante, non è utilizzata a cuor leggero: ma è lo scenario più probabile secondo l’Unaapi, visto che l’impollinazione delle colture agricole coinvolge il “70% di ciò che mangiamo”.
Sul fronte della produzione di miele, le stime sono agghiaccianti. A fine anno si arriverà ad appena 90mila quintali, a fronte di una media di 230mila. Il rischio è che verrà importato miele, soprattutto da Cina e India, di dubbia provenienza e qualità.
«Se la produzione fosse solo dimezzata come nel 2016 potremmo essere contenti. Il disastro è totale – afferma Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi – e nessuno poteva immaginare di arrivare a meno di 1/3 del raccolto come nel 2017».
Ad allarmare gli apicoltori, inoltre, anche gli incendi che hanno devastato la penisola.
Gli incendi sul Vesuvio hanno ucciso 50 milioni di api
In Calabria e in Abruzzo sono ancora in corso, negli ultimi giorni, ma sul fronte incendi l’estate 2017 è stata devastante su tutta la linea. Colpito soprattutto il Mezzogiorno, ma non solo. Ettari ed ettari di boschi, campi, terreni sono andati letteralmente in fumo. Per il tornaconto di pochi spregiudicati.
Oltre alla devastante perdita di flora e fauna nel Paese, i roghi hanno provocato un’allarmante devastazione anche nella popolazione di api.
Per fare un solo esempio, consideriamo gli incendi multipli che hanno colpito il Parco nazionale del Vesuvio, in Campania. Gli esperti del Conaproa (Consorzio Nazionale Produttori Apistici) hanno stimato che solo qui sono morte 50 milioni di api. Il fuoco ha infatti distrutto le arnie, cancellando la produzione di miele e polline. Non solo: il fumo ha poi disorientato gli sciami sopravvissuti, facendogli perdere l’orientamento. A causa di questo secondo problema, è stata calcolata un’ulteriore perdita del 20% degli insetti imenotteri.
Considerando questo singolo dato, possiamo solo immaginare la devastazione provocata dagli incendi in tutta la penisola. Come spiega Coldiretti, che ha commentato le ricerche del Conaproa:
«I roghi che stanno colpendo l’intero territorio nazionale rappresentano un gravissimo danno economico e ambientale tanto che ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco. Per ogni ettaro di macchia mediterranea bruciato, muoiono in media 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili. Ma sono migliaia le varietà vegetali danneggiate, compresi funghi ed erbe aromatiche».