È avvenuta ieri l’inaugurazione del ponte Genova-San Giorgio durante la quale è spuntato un arcobaleno, come segno di rinascita della comunità e dell’intera città di Genova.
Come ha detto l’architetto del neonato ponte Renzo Piano:”È un ponte di luce…. Qui siamo sospesi tra tragedia e orgoglio e riconoscenza, ma non parliamo di miracolo, qui è successa una cosa bella per il Paese. Costruire è una magia, i muri non vanno costruiti, i ponti sì e farlo è bellissimo, è un gesto di pace“.
Una tragedia però quella del 14 agosto 2018 che mette in luce una delle problematiche più urgenti del nostro Paese: la manutenzione delle infrastutture.
Come ha ricordato ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella:”Quel crollo ha delle responsabilità che non sono generiche perché hanno sempre un nome e un cognome“.
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Ponte Genova-San Giorgio: chi ha permesso la ricostruzione?
Partiamo dall’antefatto: era il 14 agosto 2018 quando 43 persone hanno perso la vita attraversando quel fatidico ponte Morandi…non potevano sapere a cosa andavano incontro.
La colpa? Quella dello Stato che non ha garantito la sicurezza dei suoi cittadini.
La ricostruzione del ponte è avvenuta in tempi record: un anno e mezzo per finire i lavori.
Il viadotto autostradale è lungo 1.067 metri, ha 4 corsie regolari e 2 di emergenza. L’architetto del ponte come già detto è il genovese Renzo Piano; la costruzione è stata invece affidata alle aziende Salini Impregilo e Fincantier.
Inoltre hanno collaborato mille maestranze per 330 piccole e medie imprese italiane, che hanno lavorato senza sosta 24 ore su 24, 7 giorni a settimana.
Alla costruzione hanno inoltre contribuito due controllate di Ferrovie dello Stato, Italferr, la società di ingegneria del Gruppo FS, che ha sviluppato la progettazione esecutiva del nuovo viadotto, e Anas che ha concluso le operazioni prima dell’inaugurazione con le prove da carico.
A supervisionare i lavori giorno dopo giorno, per un anno e mezzo, gli occhi vigili dei genovesi che non hanno mai dimenticato le vittime.
Inaugurazione ponte “Genova-San Giorgio” : le gocce di pioggia sono le lacrime della città
Ha così definito la pioggia di ieri, una signora genovese che era presente sul posto durante l’inaugurazione.
Lei è una delle tante sfollate che insieme al marito ha dovuto cambiare casa, trasferendosi in un’altra zona della città.
L’inaugurazione del ponte per lei e per tutti i genovesi è stato un momento per ricordare le vittime del crollo, un monito a perseverare affinché queste brutture nostrane non accadano più.
La cerimonia si è svolta in maniera formale ma sobria per volontà dei parenti delle vittime che accusavano toni troppo accesi di festa.
Così il capo dello Stato ha incontrato per la terza volta i parenti delle vittime prima della cerimonia. “Una ferita che ancora non si rimargina” a detta del capo dello Stato e poi ancora:
“Ci tenevo a incontravi prima della cerimonia del Ponte per sottolineare pubblicamente e in maniera evidente che la ferita non si rimargina, che il dolore non si dimentica e che la solidarietà non viene meno in alcun modo. E condivido la vostra scelta di vederci in prefettura e non sul ponte non perché” l’inaugurazione “non sia importante. Lo è per la città naturalmente. Ma perché quest’incontro è un’occasione raccolta, non di frastuono”.
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Un’ inaugurazione insomma quella di ieri che serve da memoriale per tutti affinchè non si ripetano più queste brutture.
La sicurezza dei cittadini è indispensabile per il quieto vivere; non si può pensare che crollino ponti sotto i nostri nasi in tempi in cui abbiamo a disposizione tecnologie all’avanguardia.
Serve maggiore attenzione e impegno nella manutenzione autostradale e delle infrastrutture.
Una giornata quella di ieri, con tricolori e tagli di nastri, che avrà valore solo se porterà frutti in futuro.