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6 agosto 2012:buona parte del mondo con il naso all’insu’a celebrare Curiosity,il robot esploratore alla ricerca di tracce di vita su marte.
I media mondiali esaltano l’avvenimento come l’inizio di una nuova era di scoperte spaziali, lo stesso Obama si inorgoglisce e rigonfia il petto con una preghiera al mito della tecnica stelle e strisce.
Gli obiettivi della missione sono magnifici: fotografare il pianeta rosso per scovare qualsiasi traccia di vita o forma di vista passata e addirittura la “misurazione delle radiazioni interplanetarie”.
A noi questo mito della tecnica pare davvero anacronistico in un periodo storico dove stiamo perdendo le funzionalità primarie del pianeta terra, negli stessi giorni dove la calotta artica si è disciolta in maniera tanto repentina come mai si è visto prima, mentre abbiamo in europa temperature africane e i boschi e gli alberi bruciano sotto l’incuria o la malvagità delle persone.
Soprattutto non riusciamo a capire gli investimenti mastodontici per “abbordare” un altro pianeta quando non riusciamo minimamente a gestire il nostro.
Con quei soldi si sarebbero potute fare tantissime cose qui sulla terra, investimenti, strutture che mancano nei paesi in via di sviluppo.
Non può interessare ad una potenza come quella statunitense che produce annualmente il 25% delle emissioni di CO2 a livello planetario, pur essendo il 5% della popolazione mondiale, guidata dal mito della tecnica “platonica” cioè fine a se stessa e spesso velata di propaganda.
Il mito della tecnica del XXI Sec. andare sempre oltre il limite con il miraggio della crescita a tutti i costi
Che l’uomo sappia andare oltre e fare anche più di quello che è lecito fare… nessuno credo possa metterlo in dubbio. Infatti qualsiasi paese industrializzato o dallo stile ” occidentale” consuma tre volte quello che il pianeta terra produce in un anno.
Il cambiamento storico è avvenuto con il passaggio dall’utilizzo semplice delle risorse terrestri e “naturali” con le energie rinnovabili a quelle del sottosuolo e degli idrocarburi”.
La popolazione grazie a questo passaggio è passata da 650 milioni dell’800 ai 6 miliardi e mezzo di oggi, senza che siano state prese misure definitive ed efficaci sul consumo e l’utilizzo delle risorse del pianeta ( vedi fallimento del Protocollo di Kyoto e dell’ultimo consesso di Rio +20)
Chi ricorda il famoso quadro della scuola di Atene di Raffaello? Al centro vi sono i due più grandi filosofi dell’antichità, Platone e Aristotele.
Mentre Platone indica con il dito della mano verso l’ alto il suo metafisico mondo delle idee, Aristotele mostra una mano con il palmo rivolto verso la terra, cioè verso la concretezza dell’empirico, verso l’esperienza reale.
L’uomo nato dalla II rivoluzione industriale ha generato il turbo-capitalismo, cioè un sistema dove il mito della tecnica è fine a se stesso: è un’idea “meravigliosa” e metafisica che ha il suo culmine con l’esplorazione dello spazio e l’impiego di enormi risorse destinate a questo.
Non solo, risorse incredibili vengono impiegate per mantenere una guerra latente continua che si sviluppa con il continuo ricorso ad armamenti più sofisticati, per difendere l'”idea” di sicurezza a cui i media fanno sempre da riferimento ogni volta che c’è qualche avvenimento che ci rende più insicuri.
Crediamo che la III rivoluzione industriale debba far nascere un uomo più “aristotelico”, più agganciato alle cose terrene e a un utilitarismo più “umano”.
Che questo debba includere una decrescita sostenibile e una redistribuzione delle ricchezze è una conseguenza, perchè l’accumulo di enormi capitali in mega-strutture finanziarie non ha avuto che un risultato: difendere l'”idea” stessa del denaro e renderla fine a se stessa, una ricchezza povera di spirito che è pronta ad ammalare e distruggere il pianeta pur di difendere l’idea stessa di grandezza e di onnipotenza che sempre l’ha sostenuta.
Gino Favola
Aggiornato il 21/11/2020