Nel latte materno è presente una sostanza, chiamata Hamlet (Human Alpha-lactalbumin Made Lethal to Tumor cells) capace di distruggere le cellule tumorali di oltre 40 tipi di cancro.
La sensazionale scoperta è stata fatta due anni fa ma se ne è parlato molto poco.
Hamlet la molecola che rivoluziona la cura contro i tumori
Chi ha condotto le ricerche è un gruppo di ricerca della Lund University coordinato da Catharina Svanborg, membro dell’Accademia reale svedese delle scienze dal 1997. La quale dichiara:
“Ho scoperto per caso le proprietà di questa molecola – ha dichiarato la Svanborg. Stavo studiando gli effetti antibatterici del latte materno, per cercare il modo di creare nuovi antibiotici naturali e mi sono accorta che una frazione del latte induceva le cellule tumorali a suicidarsi”.
I ricercatori hanno identificato il complesso antitumorale denominato HAMLET, ed è una combinazione di due componenti presenti nel latte materno, la proteina alfa-lattoalbumina e l’acido oleico, una combinazione capace di uccidere oltre quaranta tipi di cellule tumorali in vitro.
“Il complesso – continua la ricercatrice – si insinua nelle membrane delle cellule tumorali e raggiunge il nucleo. Lì accumulandosi riempie tutto lo spazio impedendo alle cellule di crescere e al tumore di diffondersi. Prodotta sinteticamente, una piccola parte di molecola di Hamlet è stata poi testata sui topi e successivamente anche sull’uomo”.
Le sperimentazioni su alcuni tumori
Sono state effettuate diverse sperimentazioni da cui è emerso che può limitare l’avanzamento del tumore cerebrale e del cancro alla vescica, e può fornire un’azione terapeutica contro lo sviluppo del cancro al colon.
“È presto per identificare una data in cui HAMLET diventerà un farmaco disponibile sul mercato, – ha spiegato la Svanborg – ma stiamo lavorando alacremente. Abbiamo trovato le risorse per i primi test clinici alla fine del 2015, che sono stati condotti rapidamente e che ci hanno portato all’inizio della fase dello studio clinico. Confido nei finanziamenti che ci consentiranno di procedere e far diventare HAMLET un farmaco per i pazienti ammalati di tumore. Considerandone l’inizio fortuito, un semplice studio sulle proprietà antibatteriche del latte umano, questo progetto ha già percorso tanta strada”.
I risultati della ricerca di HAMLET sono stati pubblicati, tra le altre riviste scientifiche, sul The New England Journal of Medicine, Nature Reviews Gastroenterology e Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
Cannabinoidi presenti naturalmente nel latte materno
Altra interessante scoperta riguarda la presenza dei cannabinoidi, come quelli propri della marijuana, nel latte materno umano.
Nel tessuto del corpo umano vi è un sistema complesso di proteine note come recettori cannabinoidi che sono specificamente progettati per elaborare cannabinoidi quali tetraidrocannabinolo (THC), uno dei principali componenti attivi della marijuana.
Si scopre, sulla base dei risultati di alcuni importanti studi scientifici, che il latte materno contiene naturalmente i cannabinoidi della marijuana, che in realtà sono estremamente vitali per il corretto sviluppo umano.
Le membrane cellulari del corpo sono naturalmente dotati di questi recettori cannabinoidi che, quando attivate da cannabinoidi e varie altre sostanze nutritive, proteggono le cellule contro i virus, batteri nocivi, cancro e altri tumori maligni.
E il latte materno è una fonte abbondante di endocannabinoidi, un tipo specifico di lipidi neuromodulatore che insegna praticamente a un neonato come mangiare, stimolando il processo di suzione.
Se non fosse per la presenza di questi cannabinoidi nel latte materno, i bambini appena nati non sarebbero in grado di mangiare, né avrebbero necessariamente il desiderio di mangiare, ciò può causare malnutrizione grave e persino la morte.
Lo studio del 2004 sui recettori cannabinoidi è stato pubblicato sulla rivista European Journal of Pharmacology.
“Le implicazioni cliniche di questi sviluppi nuovi sono di vasta portata e suggeriscono un futuro promettente per i cannabinoidi in medicina pediatrica per varie patologie, fra cui la fibrosi cistica.”
Studi su cannabinoidi nel latte materno aiutano ulteriormente demistificare la verità sulla marijuana
Ci sono due tipi di recettori cannabinoidi nel corpo – la varietà CB1 che esiste nel cervello, e la varietà CB2 che esiste nel sistema immunitario e tutto il resto del corpo. Ognuno di questi recettori risponde ai cannabinoidi, sia da latte umano nei bambini, o da preparati di marijuana, per esempio, negli adulti.
Ciò significa in sostanza che il corpo umano è stato costruito per i cannabinoidi, in quanto queste sostanze nutritive giocano un ruolo fondamentale nel proteggere le cellule contro la malattia, stimolando il sistema immunitario, proteggendo il sistema cerebrale e nervoso, alleviando il dolore e le malattie che che causano infiammazione, tra le altre cose.
In un altro studio sugli endocannabinoidi pubblicati nella rivista farmacologica nel 2006, i ricercatori del Laboratorio di Studi fisiologici presso l’Istituto nazionale su abuso di alcool e l’alcolismo ha scoperto ancora di più sui vantaggi di cannabinoidi.
Queste includono la capacità di promuovere il corretto metabolismo energetico e regolazione dell’appetito, il trattamento di disturbi metabolici, trattamento della sclerosi multipla, e prevenire la neurodegenerazione, tra le molte altre condizioni.
I migliaia di studi pubblicati oggi mostrano l’utilità dei cannabinoidi, e in particolare la marijuana da cui deriva in gran parte, sono veramente un potenziale aiuto per la cura e prevenzione delle malattie.
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Secondo W.Reich,e la mia esperienza psicanalitica,i bambini allattati al seno stanno psichicamente meglio.Non è un caso che le elite abbiano spesso,soprattutto in oriente lasciato un seno pieno di latte a lungo a disposizione dei bambini.La repressione della canapa è figlia dello strapotere chimico e del timore delle religioni monoteiste di avere un concorrente imbattibile
“Prodotta sinteticamente, una piccola parte di molecola di Hamlet è stata poi testata sui topi e successivamente anche sull’uomo.”
Non sono interessato ad articoli che parlano di ricerche a spese di animali che non siano volontari umani. È stato accertato che le gli esperimenti sugli animali non umani non solo sono crudeli, ma possono essere addirittura fuorvianti.
Capisco che, attualmente, questo tipo di “ricerca” è obbligatoria in alcuni settori ma, visto che non serve, il fatto di parlarne implica un indiretto riconoscimento di questa pratica antiscientifica e questo mi fa dubitare tanto del ricercatore (che prosegue con “Confido nei finanziamenti” facendomi capire quanto sia “importante” questa “scoperta”) quanto dell’articolo.
Prodigi del sistema endocannabinoide, ma non basteranno mille di questi meravigliosi articoli divulgativi purtroppo se non vi sarà una svolta dal punto di vista politico.