La Commissione Europea ha prolungato ufficialmente l’autorizzazione per l’uso del glifosato nell’UE fino al dicembre 2033, tuttavia, il dibattito sull’impiego di diserbanti rimane aperto.
Il rinnovo dell’approvazione del controverso diserbante glifosato nell’Unione Europea è stato comunicato dalla Commissione Europea di Bruxelles attraverso un regolamento emesso martedì. La Commissione ha enfatizzato che questa decisione è stata presa sulla base di valutazioni scientifiche, accompagnate da nuove regolamentazioni e restrizioni sull’uso dei pesticidi. Questa determinazione è stata anticipata da fonti varie. In precedenza, non c’era un consenso tra gli Stati membri dell’UE riguardo alla continuazione o alla cessazione dell’impiego di questo farmaco. Di conseguenza, la Commissione europea ha preso autonomamente questa decisione. L’autorizzazione, che sarebbe scaduta a metà dicembre senza il rinnovo, è stata estesa fino al dicembre 2033.
La controversia riguarda, tra le altre cose, la presunta cancerogenicità del glifosato e i suoi potenziali impatti sull’ambiente. Una recente approfondita valutazione condotta dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) non ha identificato rischi inaccettabili, sebbene abbia evidenziato carenze nei dati disponibili in diverse aree.
Il 13 ottobre, il Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi si è riunito per deliberare sul rinnovo dell’autorizzazione per l’uso del glifosato. Nonostante la scadenza già trascorsa di un anno, si era deciso di concedere ulteriore tempo all’EFSA per valutare circa 2.400 studi pubblicati negli ultimi anni. Per una decisione operativa, la votazione richiedeva una maggioranza qualificata (15 su 27 stati, pari al 65% della popolazione europea). Tuttavia, né i Paesi favorevoli né quelli contrari hanno raggiunto questa maggioranza.
In conformità ai regolamenti comunitari, in situazioni simili, la decisione è demandata alla Commissione. Quest’ultima ha optato per il rinnovo, nonostante i numerosi appelli per il divieto provenienti da scienziati e ambientalisti. La Commissione ha motivato questa scelta, che arriva dopo intense polemiche, basandosi sui documenti dell’EFSA e dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).