Si celebrano oggi, 14 aprile 2020, i 40 anni dalla morte di Gianni Rodari (Roma, 14 aprile 1980), uno scrittore amatissimo da bambini, maestri e da milioni di lettori sparsi per il mondo e quest’anno, oltretutto, ricorre anche il centenario della sua nascita (23 ottobre 1920).
Rodari è uno scrittore che o piace o non piace, nel senso che non lascia indifferenti, che sta stupire con la sua vulcanica capacità di inventare giochi di parole, filastrocche, paradossi linguistici, per le sue rime surreali, il gusto per l’assurdo, per quel modo di vedere le cose un po sghembo, come se avesse una password per connettere e sconnettere le parole che noi, comuni mortali, maneggiamo con metodica pigrizia.
La vita di Gianni Rodari
Nato a Omegna, sul Lago d’Orta, il 23 ottobre 1920, Gianni Rodari, all’anagrafe Giovanni Rodari, è stato scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano, specializzato in letteratura per l’infanzia e tradotto in moltissime lingue.
Figlio di un fornaio, fu influenzato. per la prima parte della sua vita, dalla fede cattolica materna, tanto che, durante l’adolescenza, fece richiesta per entrare in seminario e frequentò il ginnasio, per poi militare in “Azione Cattolica”.
La sua storia, però, cambiò radicalmente quando iniziò a leggere le opere di Friedrich Nietzsche, Arthur Schopenhauer, ma anche Lenin, Stalin e Trotzkij. Da quel momento i rapporti con i colleghi di seminario si deteriorarono, fino alla rottura.
Quando l’Italia entrò in guerra, il giovane Rodari, all’epoca ventenne, venne dichiarato rivedibile e riuscì a non partire per il fronte.
Nel 1941 fu costretto a iscriversi al partito fascista per poter lavorarecome maestro e guadagnarsi da vivere. La guerra gli portò numerosi lutti, tra cui la morte di due cari amici e il dolore di sapere che il fratello Cesare era stato internato in un campo di concentramento tedesco.
A quel punto, si avvicinò al Partito Comunista, a cui si iscritte nel 44 e partecipò alla lotta della Resistenza tra le montagne della Lombardia.
Nel Dopoguerra iniziò a lavorare come giornalista nella redazione di Ordine Nuovo per poi passare nel 47 all’Unità, mentre iniziava la sua carriera di scrittore di novelle per bambini. Il Partito Comunista, riconoscendo la sua bravura, nel 1950 lo chiamò a dirigere il settimanale per bambini Il Pioniere.
A inizio anni 50, in piena Guerra Fredda, insieme a molti altri colleghi del partito, venne scomunicato dal Vaticano che lo definì “un ex seminarista cristiano diventato diabolico” e l’episodio diede luogo ad un gesto ancora più grave, in quanto molti suoi libri e copie del Il pioniere vennero bruciati.
Nel 53 sposò Maria Teresa Ferretti, da cui ebbe, nel 57, una figlia, Paola.
Nel 53 fondò Avanguardia per poi tornare, dal 56 al 58, all’Unità.
Collaborò con Paese Sera come inviato speciale, con la RAI e con la BBC, fino al 1968, anno in cui accettò l’offerta di Einaudi ditore che, con Editore Riuniti, pubblicava i suoi libri ed ottenne grandissimo successo e fama in tutta Italia. Ricordiamo che Gianni Rodari è stato l’unico vincitore italiano del Premio Hans Christian Andersen, piccolo Premio Nobel della narrativa per l’infanzia.
Fino all’inizio degli anni 80 continuò le sue collaborazioni giornalistiche, molte conferenze, incontri con scuole italiane, insegnanti, genitori, alunni, gruppi teatrali, fino al 14 aprile 1980, data in cui morì a Roma per un collasso cardiocircolatorio a seguito di un intervento operatorio per liberare una vena occlusa nella gamba sinistra.
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Le opere più rappresentative
Tra le opere più rappresentative di Gianni Rodari citiamo:
- Manuale del Pioniere
- Il libro delle filastrocche
- Il romanzo di Cipollino
- La gondola fantasma
- Gelsomino nel paese dei bugiardi
- Filastrocche in cielo e in terra
- Favole al telefono
- Gip nel televisore e altre storie in orbita
- Il pianeta degli alberi di Natale
- La Freccia Azzurra
- Il libro degli errori
- La torta in cielo
Ed ancora:
- Il palazzo di gelato e altre otto favole al telefono
- Grammatica della fantasia
- I viaggi di Giovannino Perdigiorno
- Novelle fatte a macchina
- Il gioco dei 4 cantoni
- I nani di Mantova
- Il libro dei perché
Perché Gianni Rodari è così amato
“Rodari, un mago della fantasia”, così titolava La Stampa nel 1980 quando diede la notizia della sua morte… la morte di uno scrittore che fece e fa volare con la fantasia generazioni di bambini.
Parliamo di colui che ha fatto degli accenti volutamente malmessi (es. Per colpa di un accento/ un tale di Santhià/ credeva d’essere alla meta/ed era solo a metà) una vera rivoluzione.
Parliamo di colui che non regala ai bimbi libri zuccherosi, stucchevolmente buonisti, ma una grammatica della fantasia, donando loro un metodo con il quale imparare a inventare storie per conto loro.
Come? Con materiali poveri, parole e strumenti alla portata di tutti: la filastrocca, la rima, l’associazione di immagini, il surreale, i nonsensi e i plurisensi, perfino l’errore.
E che dire del gioco come modalità principe di apprendimento e sperimentazione, di autoformazione?
Gianni Rodari, un intellettuale meraviglioso, anticonformista, antifascista, vive nella storia di chi racconta le sue opere, nelle lezioni che ci ha lasciato, negli occhi di chi lo legge, nella raccolta dei suoi personaggi e delle loro vicende e ambientazioni.
Rodari vive tra gli insegnanti, nelle ninne nanne, ogni volta che qualcuno adopera la parola fantasia…vive e rende vive che riapriranno oggi, dopo un lungo fermo a causa del Coronavirus.
Vorrei concludere questo articolo con un estratto de “Il libro degli errori” : “Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei 5 continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa. Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli. Per esempio la torre di Pisa”.