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Scuola evacuata e 11 bambini ricoverati in ospedale con gravi sintomi di intossicazione. Sotto accusa i gessi abbandonati nei terreni limitrofi.
L’episodio ci viene raccontato sul blog del Movimento 5 stelle. Il 17 ottobre 2016 la scuola elementare Papa Giovanni XXIII di Vighizzolo, frazione di Montichiari (BS) è stata evacuata e ben 11 bambini sono stati trasportati con urgenza al pronto soccorso. Tutti accusavano gravi sintomi come nausea, vomito, affanno, lacrimazione, crampi, tosse. Sintomi avvertiti in misura diversa da molti altri studenti e operatori della stessa scuola. Solo dopo molte settimane, però, la colpa viene attribuita ai gessi.
Vediamo cos’è successo.
Il fenomeno viene sottovalutato e si ripete
In un primo momento, non si comprende la causa dei disturbi. La scuola resta aperta e nelle settimane e mesi successivi i sintomi persistono. Al punto che gli studenti, spaventati dall’accaduto, si rifiutano di tornare a scuola per giorni.
Inizialmente, i più liquidano il malessere diffuso a una certa “puzza” avvertita all’interno dell’istituto. Si pensa infatti agli effetti di una discarica vicina. Nel comune di Montichiari sono presenti ben 21 discariche e oltre 17milioni di metri cubi di rifiuti. Ma la discarica più vicina è a 500 metri e con vento in direzione opposta. La causa è da ricercare altrove.
L’attenzione si è così spostata sui gessi di defecazione sparsi nei campi limitrofi alla scuola. Di che cosa si tratta?
Quando i fanghi di depurazione vengono trattati negli impianti di smaltimento, a essi si applica un correttivo calcico magnesiaco di libera commercializzazione. Sono poi sottoposti a idrolisi alcalina e precipitazione con acido solforico. Vengono infine integrati con additivi. Ultimo step: eventuale estrazione di metalli pesanti tramite elettrocinesi.
I gessi di defecazione così ottenuti escono dal ciclo dei rifiuti e vengono sparsi nei campi come fertilizzanti. Il problema? L’eliminazione dei metalli pesanti è “eventuale” e, visto che è un procedimento molto costoso, spesso ci ritroviamo con gessi contaminati da metalli pesanti e azoto. Sostanze che vengono sparse liberamente nei terreni.
I sintomi da intossicazione da acido solfidrico
Torniamo all’Istituto Papa Giovanni XXIII di Vighizzolo. Dopo li malanni registrati, i medici operano una serie di test clinici per vederci chiaro. E scoprono che tra i ragazzi colpiti si assiste a un importante incremento ematico della Carbossiemoglobino. Un aumento dovuto a una possibile intossicazione da acido solfidrico.
A quanto pare non è stata effettuata un’analisi dell’aria dell’edificio, per capire se fosse presente una sostanza intossicante. Secondo un documento sanitario regionale toscano però “l’esposizione ad elevate concentrazioni di acido solfidrico determina un ampio spettro di effetti su diversi organi bersaglio. Sono documentati effetti di irritazione oculare, sull’apparato respiratorio (secchezza della gola, tosse, dispnea, edema polmonare non cardiogenico), sul sistema nervoso (nausea, mal di testa, delirio, tremori, convulsioni), sul sistema cardiovascolare (aritmie cardiache, alterazioni della pressione cardiaca), sull’apparato riproduttivo (aumento degli aborti spontanei)”.
Per tanto, i medici si sono orientati in tale direzione per la diagnosi. In seguito a tale diagnosi, la Commissione ambiente del Consiglio comunale di Montichiari ha finalmente individuato il “colpevole”.
Durante la seduta di Commissione ambiente del Consiglio comunale di Montichiari, il 26 ottobre 2016, la fonte dell’acido solfidrico è stata individuata nei gessi sparsi nei campi circostanti.
I decessi legati ai gessi di defecazione
Il procedimento di realizzazione dei gessi di defecazione è complesso ed è legato a gran parte dei decessi avvenuti nel settore dei rifiuti in Italia. L’acido solforico viene aggiunto per ridurre la puzza dei rifiuti, ma a contatto dei materiali organici può dare reazioni chimiche incontrollate. Tale aggiunta va fatta con cautele e parametri molto precisi, con il supporto di macchinari costosi che spesso le aziende non hanno a disposizione.
Inoltre non c’è alcun controllo sui rifiuti utilizzati per produrre i gessi, dando spazio a illeciti di ogni tipo. Tutto a norma di legge, nonostante la Corte di Cassazione Penale abbia dichiarato che “non vale ad escludere che lo stesso possa essere qualificato come rifiuto allorché esso sia depositato con modalità tali da farne presumere la destinazione non ad un uso produttivo ma esclusivamente al suo smaltimento“.
Il risultato? Rifiuti potenzialmente tossici sui campi italiani spacciati come fertilizzanti al solo scopo di lucrare sul sistema di smaltimento. Senza alcuna cura per la salute delle persone o dell’ecosistema.
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