Gli impianti idroelettrici sono davvero green? In questi ultimi anni, l’energia idroelettrica si è trovata al centro di un acceso dibattito inerente la sua effettiva sostenibilità. Pur essendo una fonte di energia rinnovabile, infatti, sembra che sia collegata a problemi ambientali e sociali generati dalla costruzione delle enormi dighe che sono parte integrante dei suoi impianti.
Negli ultimi giorni, in particolare, il dibattito ha coinvolto un gruppo di ricercatori dell’University of East Anglia che ha realizzato uno studio sulla diga brasiliana di Balbina, in Amazzonia, che “sta riducendo in modo drastico la biodiversità nella foresta tropicale”.
La ricerca, pubblicata qualche giorno fa sulla rivista Plos One, ha rivelato la scomparsa di mammiferi, uccelli e tartarughe dall’area, come conseguenza della costruzione dell’impianto, uno dei più grandi al mondo.
La diga, realizzata quasi 30 anni fa, ha causato la formazione del lago Balbina e di una serie di isole (più di 3.500) sorte in seguito all’allagamento dell’area. Il progressivo isolamento degli animali, avvenuto proprio a causa della neoformazione delle isole, sarebbe tra i fattori responsabili della scomparsa delle specie che vivevano precedentemente nell’area. Una distruzione evidente agli occhi dei ricercatori: “Sulle 3.546 isole create, solo 25 di esse hanno la possibilità di ospitare almeno i quattro quinti di tutte le 35 specie osservate nello studio”. Si tratta, quindi, di appena lo 0,7% delle isole: gli habitat restanti sono stati devastati, o hanno visto una sensibile riduzione delle specie ospitate.
Il professor Carlos Peres, che ha partecipato allo studio, ha sintetizzato le conclusioni dei ricercatori: “Prevediamo un tasso di estinzione globale di più del 70% delle 124.110 delle specie selvatiche presenti in tutto l’arcipelago. Abbiamo gettato nuova luce sull’impatto devastante di grandi progetti infrastrutturali sulla biodiversità della foresta tropicale, che dovrebbe essere preso in considerazione quando si progettano nuove dighe idroelettriche”.
Allo stesso modo, Maria Benchimol, che è la principale autrice dell’indagine, ha ricordato come “le dighe provocano ingenti perdite di fatturato legato alla pesca, un aumento delle emissioni di gas a effetto serra e costi socioeconomici per le comunità locali”.
Un altro studio del 2014, realizzato da un gruppo di ricercatori cinese, ha dimostrato come la diga di Curuá-Unã, sempre in Brasile, abbia prodotto inquinamento in quantità rilevanti: secondo i ricercatori, se la stessa quantità di energia elettrica fosse stata prodotta dal petrolio, i gas serra immessi in atmosfera sarebbero stati 3,6 volte inferiori.
Proprio in questi giorni, l’Italia è stata colpita da una tragedia ambientale che non ha avuto grande eco sulla stampa nazionale. Come riportano le agenzie, “centinaia di trote fario sono morte e la microfauna è andata distrutta nel torrente Loana, in Valle Vigezzo per il riversamento in acqua di materiali dal cantiere per la costruzione di un impianto idroelettrico”. Sul fatto stanno indagando i carabinieri e l’ARPA del Piemonte. Anche se l’evento non è direttamente collegabile alla produzione di energia, certamente getta un’ombra sulle modalità di costruzione di impianti e dighe che deturpano l’immagine di madre natura.
(Foto: techienews.co.uk)