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Energia dalle onde del mare: potenzialità e limiti di una risorsa che potrebbe trainare il settore. Alcuni dei modelli sperimentati e i risultati ottenuti
È possibile creare energia dalle onde del mare? Scienziati e ricercatori da diverse parti del mondo sono convinti di sì. Il loro movimento, “catturato” con delle turbine speciali”, potrebbe infatti consentire lo sviluppo di elettricità, in maniera del tutto pulita e con un impatto ambientale ridotto.
Se sfruttato a dovere, il moto ondoso, presto, potrebbe davvero diventare un punto di forza delle energie rinnovabili. Rispetto a quelle già sviluppate, d’altronde, quella delle onde potrebbe essere una fonte energetica facilmente prevedibile e sempre disponibile. Le tecnologie a essa collegate sono molto innovative rispetto a quelle più “vecchie” di eolico e solare ma, se si potenziasse la ricerca, potrebbero dare veramente una svolta al settore.
Facciamo il punto della situazione.
Energia dalle onde: potenzialità e convertitori
Come l’energia eolica e quella solare, anche l’energia proveniente dal moto ondoso sfrutta una potenza che arriva dalla natura. Con alcune importanti differenze. Le onde sono facili da prevedere e, a differenza del sole, presente solo nelle ore diurne, sono potenzialmente sfruttabili 24 ore su 24.
Si tratta di un grosso potenziale finora non pienamente sfruttato. Basti pensare che, in California, ogni metro quadrato di pannelli solari riceve da 0,2 a 0,3 kilowatt di energia. Per ogni metro quadrato di torre eolica, invece, si parla di 2-3 kilowatt. Ogni metro quadrato di costa invece, può incanalare 30 kilowatt di energia delle onde.
Il convertitore di energia dalle onde ed energia dal moto ondoso delle Hawaii
A circa un miglio al largo della baia di Kaneohe, sull’isola hawaiana di Oahu, è presente un dispositivo gigantesco, una sorta di galleggiante a forma di ciambella che si muove grazie al movimento dell’oceano. Si tratta di un impianto largo quanto uno scuolabus che altro non è che un convertitore di energia proveniente dalle onde.
Il Lifesaver, questo è il nome della tecnologia, assomiglia un po’ a una grande boa di salvataggio, ma si tratta di un complesso sistema di ingranaggi, cavi ed elettronica. Luis Vega, direttore della Hawaii National Marine Renewable Energy Centre afferma che, “se l’energia eolica ha una laurea, l’energia dalle onde è ancora in prima elementare”. Fatto sta che l’energia che sfrutta il moto ondoso potrebbe coprire il nostro fabbisogno energetico.
Al momento non esiste un convertitore di energia dalle onde perfetto. Così come non esiste un modello unico. Ogni dispositivo realizzato, infatti, ha un aspetto e un modo di produrre energia completamente diverso dagli altri. Il Lifesaver, ad esempio, è basato su un generatore elettrico spinto dal movimento oscillante dei cavi che arrivano fino al fondo dell’oceano. Un’altra soluzione, invece, il Pelamis wave power produce energia dalle onde grazie ad un sistema idraulico che si attiva con i movimenti dei diversi segmenti di cui è composto.
Ci sono più di un migliaio di modelli di convertitori di onde. Il principio, però, è sempre lo stesso: non importa quale tecnologia venga utilizzata: l’energia dalle onde è una risorsa preziosa che potrebbe contribuire a ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili.
Gli ostacoli che non consentono ancora al settore di decollare
Le potenzialità dell’energia derivante dal moto ondoso sono chiare. Così come chiari sono gli ostacoli ingegneristici che al momento ne bloccano lo sviluppo: l’ambiente marino, ad esempio, i venti forti e le onde violente. Oltre al fatto che l’implementazione e il collaudo di convertitori di onde richiedono navi e subacquei, che vanno ad aggiungersi al costo di distribuzione dei dispositivi. Potrebbe volerci un decennio per sviluppare dispositivi che riescano a unire in sé efficienza energetica e convenienza. Molto dipende anche da quanto i governi siano disposti a investire nello sviluppo della tecnologia.
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