Acque minerali italiane: siamo sicuri di quello che beviamo? Secondo un gruppo di ricercatori all’interno possiamo trovarvi sostanze potenzialmente tossiche, in elevate concentrazioni.
Sostanze potenzialmente tossiche nelle acque minerali italiane. È questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricercatori provenienti da quattro diverse università.
Il problema sarebbero le norme del nostro Paese che non prevedono limiti abbastanza stringenti per l’acqua in bottiglia. Vediamo cos’hanno scoperto.
Le sostanze presenti nelle acque minerali italiane
Università di Napoli Federico II, Università degli Studi del Sannio, Benevento, Università di Bologna e Cagliari: un team ha scoperto una realtà agghiacciante sulle acque minerali italiane.
7 ricercatori provenienti dagli atenei citati hanno infatti partecipato a un progetto dell’Unione Europea per conoscere lo stato di ‘salute’ delle acque sotterranee del continente. Uno studio lungo e laborioso, portato avanti tra il 2008 e il 2010. In collaborazione con l’EuroGeoSurveys Geochemistry Export Group, gli studiosi hanno analizzato 186 campioni provenienti da altrettante bottiglie di 158 marche di acque minerali fra le più diffuse. I risultati non sono per niente incoraggianti.
L’arsenico, per esempio, è stato trovato in concentrazioni superiori ai 5 microgrammi per litro. Un valore che è sì entro i limiti di legge italiani e internazionali, ma secondo gli esperti è comunque da tenere sotto controllo.
Sul boro la situazione è persino più allarmante. L’Organizzazione mondiale della sanità fissa un limite a 500 mg/litro per la sostanza. E in Italia invece? La legge consente un maggiore lassismo: 1,000 mg/l per il rubinetto e addirittura 5,000 mg/l per le acque minerali. Risultato? La concentrazione rilevata dai ricercatori è pari a 551 mg/litro.
E poi ancora berillio, manganese, alluminio e persino l’uranio.
Il problema è la legge
Tutte le sostanze che i ricercatori hanno rinvenuto sono potenzialmente nocive, se individuate in dosi eccessivamente elevate. Ed è proprio questo il punto: la legge italiana sarebbe troppo permissiva. Lo spiega Paola Valera, una delle partecipanti al progetto e ricercatrice dell’Università di Cagliari:
“Uno dei primi problemi in cui ci siamo imbattuti è stato quello dei limiti di legge sulle concentrazioni per le acque minerali italiane. Nel nostro Paese, infatti, abbiamo dei limiti di legge molto più tolleranti rispetto ai valori imposti dagli organismi internazionali. Non solo: per alcune sostanze tali limiti non sono stati nemmeno stabiliti”.
E questo succede anche per sostanze che destano particolare allarme: berillio, fosforo, molibdeno, tallio, uranio.
“Una delle possibili spiegazioni a questo problema è che gli effetti tossici di queste sostanze sull’uomo non sono ancora state oggetto di studi scientifici. Però risulta difficile capire perché non sia stata fissata una regola precisa per l’uranio: sappiamo chiaramente che è dannoso”, spiega Valera.
Acque minerali italiane: come sceglierla
Oltre a prestare attenzione alle notizie su analisi e potenziali frodi nel settore dell’imbottigliamento, possiamo tutelarci imparando a leggere le etichette. Cercando per esempio le sostanze citate nello studio dei ricercatori italiani. Ma anche riconoscendo dei parametri fondamentali su cui basare la nostra scelta.
Secondo Anna Villarini, biologa nutrizionista del Dipartimento di Medicina Predittiva e della Prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, sono almeno 3 i fattori di cui tener conto.
Residuo fisso. Presente obbligatoriamente sulle etichette, questo valore determina la leggerezza dell’acqua. E cioè, la quantità di sali minerali presenti nel liquido: sostanze fondamentali per il nostro organismo. Una buona acqua minerale, secondo Villarini, ha un residuo fisso compreso tra 500 e 1500 mg/l.
Nitrati e nitriti. Altre sostanze potenzialmente pericolose da tenere d’occhio. Se in concentrazioni elevate infatti possono ostacolare il trasporto di ossigeno nel sangue. Nell’acqua minerale il dosaggio massimo deve essere di 45 mg/l. Per i bambini, invece, il limite è di 10 mg/l.
Variare. In ogni caso, dobbiamo imparare a riconoscere i sali minerali che le diverse acque minerali contengono. Nessuna sorgente potrà darci tutti gli oligoelementi di cui abbiamo bisogno. E se facciamo sempre la stessa scelta, rischiamo di avere carenze. Ecco perché Villarini consiglia di evitare di comprare sempre la stessa marca, imparando a conoscere gusto e composizione delle diverse acque.