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Cosa nasconde la raccolta di coltan, uno dei minerali che sostengono il ‘modello’ di sviluppo occidentale? Guerra, sopraffazione, schiavitù.
Forse non ne avete mai sentito parlare. Eppure lo utilizzate tutti i giorni, spesso senza saperlo. Si chiama coltan, un termine che indica la sigla completa ‘columbo-tantalite’. È un minerale nero, metalli, composto per l’appunto da una lega di columbite e tantalite, una delle diverse combinazioni con cui è possibile rintracciare il tantalio.
Il tantalio, a sua volta, è utilizzato nella realizzazione di condensatori, piccoli ma efficienti. E quindi essenziale per smartphone, console, computer, fotocamere e per i sistemi elettronici dell’automobile.
Anche se i giacimenti maggiori di coltan si trovano in Australia, il minerale è ricercato in tutto il mondo. Con conseguenze spesso nefaste per le popolazioni locali.
La guerra del Coltan
La Repubblica Democratica del Congo è una delle nazioni al mondo con i giacimenti più ricchi. L’accaparramento di tale materiali ha ulteriormente aggravato il già duro conflitto, scoppiato nel 1998, tra lo Stato africano e i suoi confinanti: Ruanda, Uganda e Burundi.
La guerra è sì scoppiata per preesistenti basi etniche. Però l’accaparramento di coltan ha ulteriormente aggravato la situazione. E come succede sempre nelle guerre le vittime sono soprattutto civili: sono morte centinaia di migliaia di persone in seguito a fame, malattie che si sono susseguite ai combattimenti. Due milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case.
Come mai i media occidentali hanno raccontato il conflitto come una ‘semplice’ guerra etnica? E non hanno invece sottolineato le responsabilità dei produttori: le risorse dell’area sono ambite da S.P.A. straniere e multinazionali, avide di diamanti, rame, oro ma soprattutto di coltan.
Sono gli enormi profitti di questo metallo, infatti, ad alimentare la guerra. I combattimenti sono arrivati a un picco massimo nel 2002, nonostante i trattati di pace firmati quella stessa estate.
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Lo conferma anche un paper del MIT sul Congo:
“Le guerre civili spesso riguardano e sono anche prolungate dalla presenza di risorse naturali sul territorio (come i diamanti in Sierra Leone). Il controllo sulle miniere di Coltan nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo ha aiutato a finanziare le milizie locali e le armate straniere, prolungando per molti anni i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani commessi nell’area”.
Coltan: una minaccia (anche) ambientale
Non solo. Le operazioni di estrazione del coltan messe in atto dalle forze ribelli, con l’appoggio degli Stati confinanti, hanno provocato in Congo gravi danni ambientali, all’interno di bellissime riserve naturali e parchi nazionali.
La diffusione massiccia delle tecnologie informatiche nel mondo occidentale dovrebbe destare allarme in tutti coloro che hanno a cuore il destino degli esseri umani del pianeta. Possibile che nel mondo super-tecnologico in cui viviamo non esistano alternative più sostenibili, sia dal punto di vista umano che ambientale?
Fonte: report sul Congo del MIT
Foto: Image Journeys Sasha Lezhnev on Flickr