In tempi di Covid-19 la DAD, didattica a distanza, è stata da molti fin troppo esaltata ma questo significa uccidere o alienare definitivamente la scuola e i ragazzi, tanto che moltissimi genitori stanno per rivolgere una lettera alla Ministra dell’Istruzione per chiedere che sia tutelato lo sviluppo relazionale, psicofisico ed affettivo dei loro bambini, già da troppo tempo lontani dai banchi di scuola e dai loro compagni di classe.
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L’istanza dei genitori alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina
Nell’istanza si legge che, a causa delle misure estreme di contenimento adottate dalle Autorità italiane nel gestire l’emergenza psicologica del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2, i bambini hanno già pagato un grande prezzo non solo per non essere potuti uscire di casa per molte settimane, lontani dai propri amici ed affetti, dalle loro passioni sportive ed artistiche, ma soprattutto per l’interruzione e la sospensione improvvisa di partecipazione e contatto fisico con il loro mondo relazionale scolastico, in presenza con insegnanti, compagni e con tutte le figure che abitano la scuola e a cui erano vicini.
A ciò, si legge nell’istanza, si aggiunge il sacrificio richiesto al tempo e alla serenità delle famiglie, che si sono fatte carico della gestione sociale e didattica a distanza dei loro figli, trasformandosi, all’occorrenza, in informali assistenti scolastici non stipendiati.
L’importanza della scuola vissuta in classe
Insomma, i genitori auspicano il ritorno ad una scuola che non sia solo trasferimento di sapere e apprendimento di concetti, ma fatta di colori, odori, luci, suoni (es. campanella di inizio e fine delle lezioni), fatta di divise e grembiuli, di regole (es. alzare la mano per avere la parola) e confidenze scambiate di nascosto tra compagni di banco.
Una scuola fatta di corpi che si incontrano, salutano, sfiorano, abbracciano, che si tengono per mano…corpi che bisticciano tra i banchi o che sono in silenzio, impegnati durante una verifica in aula, oppure in movimento mentre si inseguono nei giochi praticati nel cortile.
La DAD solo come misura temporanea
La DAD ha senso solo per recuperare lezioni perse a causa di assenze prolungate (ausilio), può essere utile se aiuta a dare continuità a un percorso interrotto durante una sospensione, a patto che resti una misura temporanea.
Può integrare la scuola e la sua didattica praticata nello spazio fisico ed insieme di relazioni di presenza ma è un azzardo pensare che possa sostituirla e tramutarla in uno spazio virtuale permanente e strutturato, senza conseguenze gravi sullo sviluppo psicofisico.
Lo stesso Paolo Crepet, in un’intervista per La7, ha sottolineato: “I bambini hanno bisogno di giocare, di stare insieme, di socialità, carezze, di essere sgridati, lodati, di giocare e giocare a pallone nel cortile”.
Moltissimi genitori non ci stanno alla DAD, che “rischia di uccidere i sogni dei propri figli”.
I principi costituzionali
La nostra Repubblica ha attraversato negli anni varie situazioni di emergenza e di crisi, dagli anni della lotta armata a quelli della più recente crisi economica e finanziaria, che sono stati affrontati senza mai sospendere l’ordine costituzionale ma ravvisando all’interno di esso quegli strumenti che permettevano di modulare i principi costituzionali in base alle specificità della:
- contingenza
- necessità
- proporzionalità
- bilanciamento
- giustiziabilità
- temporaneità
Il professor Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale dell’Università di Roma “La Sapienza” parla di ritorno alla normalità come necessità imprescindibile per il rispetto del vivere civile, democratico e per la legittimità costituzionale repubblicana.
La DAD sembra proprio non convincere e ci si auspica il ritorno alla scuola classica, quella di presenza.