L’emergenza Coronavirus ci mette, in un certo senso, con le spalle al muro, portandoci a riflettere sul fatto che nulla, dall’economia, all’aspetto psichico e sociale, sarà più come prima, nonostante ci sia chi, guardando le cose con più positività, spera che si possa tornare presto ad una normalità e lasciare tutto nello scatolone dei peggiori ricordi della propria vita.
Un primo dato su cui ci si interroga è il numero dei decessi. Pare che non ci siano dati chiari in merito e sopratutto a non essere chiara è la distinzione tra “morti” e “morti con Coronavirus”… un tema tragico da affrontare, con chiari elementi clinici, in particolare l’importanza del numero di patologie pregresse e in cui non può non annoverarsi la difficoltà di registrazione di tutti i decessi, specie nelle zone più colpite dalla pandemia.
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Il quadro dei decessi in rapporto agli anni precedenti e la reale importanza del lockdown
Come ci fa osservare un articolo del Sole 24 ore, rimarcando il picco di decessi avvenuti in Lombardia, a Piacenza, in diversi comuni del Veneto, in Piemonte, a Genova, nei primi 4 mesi del 2020 il totale nazionale che si può stimare intorno a 216 mila decessi, sembra essere inferiore a quello del 2019( 232 mila) e alla media degli ultimi 5 anni (231 mila).
Sulla base di questi dati, l’obiezione che il lockdown stile Wuhan adottato in Italia abbia ridotto la mortalità, al punto di farla scendere sotto la media storica, non sembra valida perché quella italiana è la seconda più alta al mondo per Covid-19 e tanti Paesi che non hanno messo in atto gli “arresti domiciliari” come noi italiani (Corea, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Australia, Svezia) hanno mortalità inferiore a 90 mila morti per 1 milione.
Anche Paesi che hanno applicato una via di mezzo (Olanda, Usa) hanno una mortalità dimezzata rispetto a noi. Del resto anche la Germania sta ottenendo ottimi risultati contro il virus, con una politica che lascia molte libertà ai cittadini.
Veniamo ad tema saliente: l’impatto del Coronavirus sull’economia italiana.
Oltre ad una forte riduzione del PIL, le attività commerciali sono sotto pressione in quasi tutti i settori, con consumi che tendono a concentrarsi sui beni di prima necessità.
Pensiamo ai danni delle società che si occupano di trasporto, alle attività ricettive, ai bar, ai ristoranti ( Confturismo, in proposito ha previsto un crollo delle presenze, tra il 1 marzo e il 31 maggio, di 31,6 milioni di turisti per una perdita di 7,4 miliardi di euro).
A soffrire fortemente è il comparto turistico, con un crollo verticale delle prenotazioni, la cancellazione dei voli e un’estate nera sul fronte delle presenze straniere.
Non possiamo non citare gli ingenti danni alle aziende agricole, al lavoro nelle campagne e ai prodotti alimentari; all’industria metalmeccanica, all’industria della moda, con un crollo ingente delle esportazioni e del giro d’affari interno.
A ciò si aggiungono il rinvio o la cancellazione di grandi eventi nazionali che ogni anno attirano gente da tutto il mondo e la sofferenza del settore fieristico.
Per non parlare, poi, del crollo dei mercati finanziari, i rischi di soffocamento delle banche, la perdita dei posti di lavoro.
L’economia italiana pagherà un prezzo molto salato e gli effetti economici saranno legati all’evoluzione della pandemia, per questo ancora incerti, quindi gli effetti reali si vedranno nei prossimi mesi.
I peggiori rischi per l’economia italiana
Con l’emergenza Coronavirus, è lungo l’elenco delle situazioni di economia a rischio mafia. Si parte dall’attività estorsiva, sino all’usura, ad attività speculative di fagocitazione immobiliare e di imprese favorite dal bisogno impellente di denaro contante.
L’usura, per la mafia, rappresenta spesso l’anticamera della compravendita delle attività economiche sull’orlo del fallimento.
Secondo la Direzione Anticrimine, ci saranno: una probabile crescita delle attività di riutilizzo delle provviste in nero, violenza e minacce per l’illecita concorrenza, attività di riciclaggio e reimpiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita. Già in aumento sono le attività di spaccio di stupefacenti e le condotte predatorie a danno di esercizi commerciali e istituti bancari ma anche farmacie e venditori di generi alimentari.
Secondo gli esperti, dopo l’isolamento forzato da Coronavirus aumenteranno gli stati depressivi, l’ansia, il panico, i disturbi alimentari, quelli legati ad un'”intossicazione” da digitale, abusi di alcol, ma anche lo stress (che, in realtà, già sta ampiamente facendo i suoi effetti), l’ipocondria, degenerando, seppur in sporadici casi, in un odio verso gli “untori”, sempre sulla base della necessità umana di trovare un colpevole a tutti i costi.
Ma come cambieranno le relazioni tra persone, soprattutto in termini di fiducia? Tanti gli interrogativi: ci guarderemo magari con diffidenza, ci domanderemo se anche il nostro più stretto amico o vicino di casa potrebbe infettarci (almeno fino al vaccino).
Quel che è certo è che la nostra quotidianità è stata stravolta: la tecnologia, le video-chiamate, i flashmob, gli hashtag, i twitter, whatsapp, Instagram non potranno mai avere lo stesso valore di un tocco, di una stretta di mano, di una carezza, di un abbraccio, di sensazioni ed emozioni che le parole, da sole, non possono evocare.
Anche se oggi si cerca di arrangiarsi come si può, tra streaming, cucina, allenamenti ecc, tutto è all’insegna della resilienza, mentre il futuro è quanto mai incerto e forse nulla sarà mai più come prima.