Il tasso di mortalità del coronavirus è ancora incerto: in un articolo pubblicato sul Nature dalle testimonianze degli studiosi si evince quanto sia difficile capire il vero tasso di mortalità.
Indice dei contenuti
Cosa viene fatto quando insorge un’epidemia?
In primis si calcola un tasso di mortalità che deve essere comunicato agli Stati in modo che prendano le dovute precauzioni per evitare il contagio e corrette disposizioni da dare ai cittadini .
Comunicare un tasso di mortalità troppo basso porterebbe a sottovalutare il problema, invece comunicarne uno troppo alto tende a sovrastimare la malattia creando panico nella gente.
Il tasso di mortalità viene calcolato dagli scienziati per qualsiasi malattia infettiva: anche per l’influenza stagionale. Esso è uno strumento utile per capire l’andamento dell’epidemia, e prevederne eventualmente un declino.
Perché è impegnativo calcolare il tasso di mortalità per infezione?
Il tasso di mortalità che si calcola durante l’insorgere di una malattia infettiva è detto tasso di mortalità per infezione (IFR).
L’IFR in gergo tecnico sta ad indicare la proporzione di persone infette che moriranno di conseguenza, comprese quelle che non vengono testate o mostrano sintomi.
Il calcolo di un IFR è impegnativo nel mezzo di qualsiasi focolaio perché si basa sulla conoscenza del numero totale di persone infette, non solo su quelle confermate dai test.
Ma il tasso di mortalità del coronavirus è particolarmente difficile da definire poiché ci sono molte persone con sintomi lievi o assenti, la cui infezione non è stata rilevata. Un altro problema è il tempo che intercorre tra l’infezione e la morte che può arrivare fino a 2 mesi.
È questo quello che afferma Timothy Russell, epidemiologo matematico della London School of Hygiene and Tropical Medicine.
Tutto ciò rallenta i reali conteggi. Molti Paesi inoltre non riportano le morti avvenute al di fuori dell’ospedale o tutte quelle vittime che sono morte per altre malattie trovando gli ospedali pieni.
Una valida alternativa al tasso di mortalità è il conteggio delle morti per eccesso: ossia vedere quante morti in più ci sono state in confronto agli anni precedenti.
Il grafico Istat mostra la linea blu che rappresenta l’eccesso di mortalità rispetto alla media 2015-2019.
Pur essendo particolarmente killer le epidemie stagionali del 2017-2018, quella del 2019 anche se iniziata in ritardo (a fine febbraio) presenta da subito un’impennata dei decessi.
Leggi anche:
Le donne sono più protette dal coronavirus: ecco perché
Coronavirus: per sconfiggerlo bisogna conoscere il nemico
Per il tasso di mortalità bisognerà aspettare
Kilpatrick, ricercatore di malattie infettive presso l’Università della California afferma di attendere con impazienza ampi studi che stimino i tassi di mortalità tra le fasce di età. Bisognerà anche valutare le condizioni di salute preesistenti dei deceduti.
“È utile ottenere stime rapide dell’IFR, ma queste dovrebbero essere aggiornate con urgenza una volta che saranno disponibili dati migliori”, afferma.
Infatti i governi non mostrano dati ufficiali corretti, alcuni hanno smesso addirittura di fornirne. Chi non è morto in ospedale è stato inserito solo se prima della morte fosse risultato positivo al test. Altrimenti veniva annoverato come una comune morte (per altre cause), ma non per coronavirus!
La trasparenza dei dati sarà l’unica cosa che permetterà agli studiosi di prevedere la letalità della corrente pandemia e magari anche di quelle future.