La produzione di olio di palma nel mondo minaccia sempre più la biodiversità e le foreste tropicali, mettendo a rischio il nostro ecosistema. La ricerca della Duke University
Sappiamo bene cosa provoca l’olio di palma alla biodiversità del pianeta, alla salute delle nostre foreste e al benessere degli esseri umani. Ecco perché, per prevenire disastri futuri, dobbiamo capire innanzitutto come limitare l’utilizzo di questo ingrediente nei nostri beni di consumo quotidiano.
Possiamo farlo in prima persona, scegliendo prodotti senza olio di palma, ma potrebbe non bastare. Ecco perché alcuni ricercatori della Duke University hanno realizzato uno studio sulla futura espansione della produzione di questo ingrediente nel mondo.
“Quasi tutto l’olio di palma del mondo cresce in luoghi che un tempo erano foreste tropicali“, avverte Varsha Vijay, dottore di ricerca alla Scuola Ambientale della Duke University. “Eliminare queste foreste minaccia la biodiversità e aumenta le emissioni di gas a effetto serra“.
Con l’obiettivo di ridurre la deforestazione tropicale causata dall’olio di palma, i ricercatori hanno analizzato la recente espansione di questa produzione e hanno realizzato delle previsioni per il prossimo futuro.
“Abbiamo stabilito alcune aree come esempi di come le piantagioni di olio di palma hanno di recente rimpiazzato le foreste in 20 Paesi“, si legge nell’abstract della ricerca. “Per farlo, abbiamo usato una combinazione di immagini ad alta risoluzione da Google Earth e Landsat. Abbiamo poi comparato questi andamenti con i dati della FAO sulle piantagioni a olio di palma. Infine, abbiamo stabilito quali foreste sono adatte allo sviluppo dell’olio di palma in futuro“.
A queste ultime zone incontaminate, gli studiosi hanno assegnato il nome di ‘foreste vulnerabili’, dove l’espansione di questo tipo di piantagione minaccia la biodiversità. Ebbene, secondo i risultati ottenuti, il 30% delle foreste in Africa e Sud America saranno presto minacciate dalla diffusione delle coltivazioni di olio di palma. Un vero e proprio disastro ambientale.
Ad oggi, i tassi più elevati di deforestazione sono stati registrati in Sud America e nel Sud Est Asiatico, in nazioni come l’Indonesia, l’Ecuador e il Perù. Nel Sud-Est Asiatico il 45% delle piantagioni sono nate dove, nel 1989, c’erano delle foreste. Nel Sud America la percentuale è del 31%. Attualmente nel continente africano è ferma al 7%. Ma la situazione potrebbe presto cambiare e la sopravvivenza di specie animali a rischio, soprattutto mammiferi e uccelli, ulteriormente minacciata.
“La nostra ricerca permetterà ai governi di capire come usare il proprio potere di regolazione per influenzare l’espansione delle piantagioni di olio di palma nel mondo, in maniera da proteggere gli ecosistemi ricchi di biodiversità e prevenire la deforestazione. Un impulso simile potrà venire anche dagli interventi liberi del mercato“, spiega Sharon Smith, co-autrice dello studio.
(Foto: oneVillage Initiative)