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Le aziende della moda che non hanno firmato per la sicurezza sul lavoro in Bangladesh

by Gino Favola
28 Settembre 2019
in Green Economy, Lavoro, Sostenibilità
0

Il crollo della fabbrica in Bangladesh è  costato la vita a ben 1127 lavoratori tessili nell’edificio di Rana Plaza. Molti marchi occidentali che hanno delocalizzato la produzione di abiti e magliette a buon mercato in Bangladesh, si trovano ora in disaccordo sul modo migliore per garantire la sicurezza dei lavoratori. Infatti, i principali brand statunitensi, tra i quali Gap Inc, hanno rifiutato di firmare un accordo che avrebbe garantito condizioni di lavoro più umane e migliori trattamenti economici.

Più di 40 dei marchi di abbigliamento più importanti del mondo e rivenditori hanno firmato Bangladesh Fire and Building Safety Agreement, ma decine di altri si rifiutano a firmare un accordo che porterebbe condizioni lavorative più sicure, più umane e ad un miglioramento economico. Le grandi marche della moda appaltano i loro vestiti a centinaia di aziende in Bangladesh. Due aziende, tra cui Calvin Klein, hanno firmato un patto vincolante per la sicurezza degli edifici con adeguamenti antincendio, questo ancora nel 2012.  L’ultima tragedia ha però dato vita a dei nuovi incontri per affrontare l’emergenza e ha generato forti pressioni perché il patto vincolante, in grado di salvare delle vite, venga firmato. Chi ha provveduto a firmare l’accordo dovrà condurre ispezioni indipendenti sulla sicurezza, rendere pubbliche le proprie conclusioni e coprire i costi necessari per migliorare le condizioni. L’accordo prevede inoltre che le compagnie paghino fino a 500mila dollari annui allo scopo di migliorare le condizioni di sicurezza e che non facciano affari con nessuna azienda che rifiuti di adeguarsi e permettano ai lavoratori e ai sindacati di avere voce in proposito. Benetton firmerà l’accordo con cui fornire maggiori condizioni di sicurezza ai dipendenti delle aziende del Bangladesh, anche la catena svedese H&M, il marchio olandese C&A, i britannici Tesco e Primark, lo spagnolo Inditex proprietario di Zara e anche Mango.

Ci sentiamo in obbligo morale di menzionare quali sono le diverse case di produzione che si rifiutano di firmare e di aderire alla petizione affinchè tutte le aziende che producono in Bangladesh vengano spinte ad aderire all’accordo. Firma qui la petizione.

Come avevamo già menzionato fra le aziende compare Gap, che ad oggi non ha ancora firmato l’accordo, Walmart, Fast Retailing,Target, Sears, Macy’s  Koll’s, Forever 21 , American Eagle, Carter’s  The Children’s Place,  Foot Locker, JCPenney Aéropostale, The North Face, Timberland e Wrangler. Molte di queste aziende hanno rifiutato di firmare la petizione assicurando che si stanno muovendo in modo che la produzione dei loro articoli venga fatto nel rispetto di regole etiche. E quindi ci chiediamo perchè non  firmare anche questo accordo?

 

 Fonte foto ecouterre.com

Tags: BangladeshBangladesh Fire and Building Safety Agreementpetizioni avaazsfruttamento lavoratori
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