Amadori: Nell’agosto del 2016 l’Enpa ha avviato un esposto-denucia insieme a Animal Equality, contro l’azienda Amadori.
La denuncia era stata avviata a seguito delle immagini riprese dalla trasmissione “Report” del 29 maggio 2016 che mostrava uno degli allevamenti principali di animali destinati al consumo umano di proprietà dell’azienda Amadori, sito in Emilia Romagna.
Il maltrattamento degli animali documentato
Da quello che si vedeva le condizioni di detenzione degli animali erano veramente terribili e da li è scattata la denuncia. Grazie a questo servizio, la denuncia è stata poi integrata con le immagini raccolte da Animal Equality in alcuni allevamenti circostanti legati ad Amadori, un’integrazione che ha permesso di continuare con il procedimento e che, nel 2019, ha portato anche l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) a chiedere ad Amadori di modificare la propria comunicazione relativamente alle condizioni degli animali.
Infatti all’epoca la comunicazione commerciale era diretta a veicolare, con particolare enfasi, l’impegno nel garantire le migliori condizioni di benessere animale in ogni fase della filiera. Cosa che poi è stato appurato non essere vera.
Gli indagati nel procedimento penale sono due: il primo è il rappresentante legale di una società controllata al 100% da Amadori che è stato condannato per il reato di uccisione e maltrattamento di animali (544 bis e ter del codice penale) mentre il secondo è il custode e responsabile dell’allevamento intensivo in oggetto che è stato condannato per il reato di abbandono di animali (articolo 727 del codice penale).
LEGGI ANCHE: La truffa marketing delle uova allevate a terra
Entrambi hanno deciso di patteggiare e nel primo caso è stata inflitta una pena di 3 mesi di reclusione e 22.500 euro mentre il custode dovrà pagare un’ammenda di 1600 euro.
Enpa e Animal Equality dichiarano che : “Si tratta di una sentenza importantissima che mette finalmente sotto i riflettori della giustizia i reati che ogni giorno si compiono nei confronti degli animali all’interno di moltissimi allevamenti intensivi”.
Nella sentenza emessa dall’ufficio GIP del Tribunale di Forlì vengono evidenziate alcune motivazioni legati alla sentenza:
- Gli animali “venivano sottoposti a condizioni insopportabili per le loro caratteristiche etologiche cagionandogli sofferenze non necessarie e in alcuni casi anche la morte”
- Vi era una perseveranza “nel mantenere condizioni di allevamento tali da ingenerare negli animali inutili sofferenze”.
Cosa dice Amadori a “Il Salvagente”
Leggiamo dal Salvagente che Amadori tiene a precisare quanto segue:
Il patteggiamento è stato scelto come via per “snellire l’iter processuale di questa vicenda e giungere all’accertamento di fatti che – va ricordato – risalgono al 2016 il cui iter si è concluso oltre 8 mesi fa e non in questi giorni, a differenza di quanto potrebbe apparire dalla comunicazione diffusa da alcune associazioni animaliste”.
Per una completa ricostruzione dei fatti, inoltre – continua la nota del Gruppo – occorre rimarcare che le condotte attribuite, dopo una serie di indagini e considerazioni espresse dalle difese, sono state fortemente ridimensionate dalla Procura.
La conclusione del procedimento col solo pagamento di multa e ammenda è l’ulteriore conferma del fatto che le condotte abbiano avuto carattere occasionale e che nessun pericolo o danno ulteriore sia emerso da esse. Il Gruppo – conclude la nota – rimane fermo nella propria convinzione di avere sempre operato nel rispetto delle normative vigenti.