L’allarme sanitario dalla Cina potrebbe riversarsi presto in Europa: Escherichia Coli O157, tra i batteri più resistenti agli antibiotici, ha avuto la meglio anche su uno dei suoi più grandi nemici, l’antibiotico colistina.
La colistina viene usata solo nei casi estremi. È considerata come “ultima spiaggia” per combattere le infezioni, quando gli altri farmaci hanno perso la loro efficacia. Una precauzione necessaria, a causa dei suoi numerosi effetti collaterali.
La resistenza dell’Escherichia Coli O157 agli antibiotici, emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Lancet. Esaminando 17mila campioni biologici di pazienti cinesi, i medici hanno trovato nell’1% dei casi un ceppo di batterio resistente alla colistina. Una percentuale che seppur minima basta a lanciare un allarme sanitario.
Colistina: gli studi pubblicati il 27 gennaio
Sarebbe davvero un bel problema se fosse confermato che la colistina potrebbe non riuscire più a contrastare l’Escherichia Coli O157. Anche se il campione è fermo all’1% l’allarme è più che giustificato. Fabrizio De Stefani, direttore del Servizio veterinario d’igiene spiega a Il Fatto Alimentare, che la percentuale è riferita a una popolazione enorme di 1,357 miliardi di persone. Ciò significa che già diversi milioni di cinesi potrebbero ospitare questo terribile batterio nel loro intestino. Favorendone, così, la diffusione.
Cos’è la Colistina, l’antibiotico usato negli allevamenti
La colistina è un farmaco molto usato in campo zootecnico. È adoperato principalmente per accelerare la crescita degli animali. In alcuni Paesi, come la Cina appunto, è stato da poco inserito anche in ambito ospedaliero per curare le infezioni resistenti agli antibiotici.
Dopo i primi allarmi, la Cina ha deciso di bandire l’utilizzo della colistina negli allevamenti. Il danno però era già fatto. Soprattutto a causa dell’uso smodato sull’uomo. Questo antibiotico, adoperato in ambito ospedaliero anche per combattere altri batteri resistenti ai carbapenemi, potrebbe perdere la sua efficacia con il rischio di aumentare il numero di patogeni resistenti.
L’allarme nella cura delle infezioni
La questione è delicata se si pensa che l’aumento del numero di batteri resistenti alla colistina, come ai carbapenemi, potrebbe apportare gravi danni nella cura delle infezioni, con la diffusione poi di germi resistenti ai farmaci. Le Nazioni Unite hanno già compreso il pericolo potenziale e hanno invitato i Paesi a sviluppare nuovi farmaci, riducendo l’uso degli antibiotici convenzionali.