Sempre più arrivano notizie allarmanti legate all’acquisto del fast fashion a buon mercato, e gli acquirenti vengono avvisati che chi compra dai rivenditori online potrebbero esporsi a sostanze chimiche potenzialmente tossiche.
Circa un anno fa un’indagine di Marketplace ha rilevato che su 38 campioni di abbigliamento e accessori per bambini, adulti e premaman, un articolo su cinque presentava livelli elevati di sostanze chimiche, tra cui piombo, PFAS e ftalati, che gli esperti hanno ritenuto preoccupanti.
“La gente dovrebbe essere scioccata”, ha detto Miriam Diamond, chimica ambientale e professoressa all’Università di Toronto. Diamond ha supervisionato i test di laboratorio commissionati da Marketplace .
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Recente invece è l’accusa che Greenpeace lancia contro il colosso cinese del web SHEIN. Nei giorni precedenti il Black Friday l’ONG ha acquistato alcuni prodotti di quel marchio per farli analizzare in laboratorio e capire quali sostanze sono presenti che possano essere pericolose per l’ambiente e per la salute.
Nei giorni che precedono il Black Friday, abbiamo acquistato alcuni prodotti SHEIN da portare in laboratorio per verificare cosa c’è dentro i vestiti usa e getta del colosso cinese, quali sostanze chimiche contengono, e se queste sono pericolose per l’ambiente e la salute.
Ciò che è emerso risulta inquietante, non solo erano presenti sostanze ritenute pericolose come nichel, formaldeide e ftalati ma il loro quantitativo è superiore rispetto ai limiti consentiti dalle leggi europee. Fondamentalmente parliamo di prodotti illegali.
Abbiamo scoperto che alcuni di questi contengono non solo sostanze pericolose, quali ftalati, formaldeide e nichel, ma addirittura che queste sono presenti in quantità superiori ai livelli consentiti dalle leggi europee. In pratica, questi prodotti sono da considerarsi illegali a tutti gli effetti.
Nell’indagine condotta da Greenpeace Germania, su 47 prodotti SHEIN acquistati in Italia, Austria, Germania, Spagna e Svizzera, il 15% hanno fatto registrare, nelle analisi di laboratorio, quantità di sostanze chimiche pericolose superiori ai livelli consentiti dalle leggi europee. In altri quindici prodotti (32%) le concentrazioni di queste sostanze si sono attestate a livelli preoccupanti, a dimostrazione del disinteresse di SHEIN nei confronti dei rischi ambientali e per la salute umana.
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Prodotti che danneggiano salute e ambiente
Nuova stagione, nuovi stili, compra di più, compra a buon mercato, vai avanti, butta via: l’inquinamento, gli sprechi e le emissioni del fast fashion stanno alimentando la tripla crisi planetaria .
I saldi annuali del Black Friday del 25 novembre ricordano la necessità di ripensare cosa si compra, cosa si butta via e quanto costa al pianeta.
La moda sostenibile e la circolarità nella catena del valore del tessile sono possibili, eppure in questo secolo i consumatori di tutto il mondo acquistano più vestiti e li indossano per meno tempo che mai, scartando gli indumenti con la stessa velocità con cui cambiano le tendenze.
Le fibre di plastica stanno inquinando gli oceani, le acque reflue, i coloranti tossici e lo sfruttamento dei lavoratori sottopagati . Il fast fashion è un grande business e mentre i costi ambientali aumentano, gli esperti dicono che c’è un altro modo: un’economia circolare per il tessile .
Chi paga il prezzo più alto della dipendenza chimica di SHEIN sono i lavoratori che operano nelle filiere produttive del colosso cinese e sono esposti a seri rischi sanitari, ma anche le popolazioni che vivono in prossimità dei siti produttivi.
L’industria della moda consuma un decimo di tutta l’acqua utilizzata a livello industriale per far funzionare le fabbriche e pulire i prodotti. Per mettere questo in prospettiva, ci vogliono 10.000 litri di acqua per produrre un chilogrammo di cotone o circa 3.000 litri di acqua per una camicia di cotone. Inoltre, la tintura dei tessuti richiede sostanze chimiche tossiche che successivamente finiscono nei nostri oceani. Circa il 20% delle acque reflue mondiali è attribuito a questo processo, che si accumula nel tempo. Poiché molte fabbriche si sono trasferite all’estero, come affermato in precedenza, potrebbero trovarsi in paesi senza rigide normative ambientali, con il risultato che l’acqua non trattata entra negli oceani. Purtroppo, le acque reflue create sono estremamente tossiche e in molti casi non possono essere trattate per tornare sicure.
Ridurre l’impatto ambientale del fast fashion: esiste anche una moda vegan
Puoi migliorare l’eco-consapevolezza del tuo armadio ottimizzando la quantità dei tuoi vestiti. Inoltre, i consumatori possono riparare indumenti usurati o difettosi, prolungandone la durata e limitando i rifiuti in discarica. Infine, puoi ridurre l’influenza delle tendenze moderne sui tuoi acquisti, mantenendo un guardaroba versatile, snello, e fatto soprattutto di indumenti tracciabili e sicuri, come quelli dei nostri amici di Progetto Spes, che devolvono il totale dei loro introiti in opere di beneficenza in Italia e nel Mondo. ( dal 1 al 31 dicembre potete approfittare della promozione Taglio Prezzo – 50% )