Il Ministero dell’Ambiente e la Conferenza delle Regioni si apprestano a varare un nuovo Piano di conservazione e gestione dei lupi che ne reintroduce l’abbattimento.
Dopo ben 45 anni, l’Italia si appresta a reintrodurre l’abbattimento dei lupi e degli ibridi. Un piano predisposto per la gestione di questo animale, che sconfina di fatto però anche nel tema del randagismo, propone l’inaccettabile soluzione dell’uccisione legalizzata dei lupi.
Il lupo è una specie protetta da leggi nazionali e internazionali. Per anni a rischio di estinzione, la specie, oggi, è in evidente ripresa, una cosa che, però, dà fastidio agli allevatori di diverse regioni italiane.
Per tale ragione, denuncia il WWF, il Ministero dell’Ambiente e la Conferenza delle Regioni si apprestano a varare un nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo che ci fa fare un salto indietro di quasi 50 anni.
Un paradosso, considerati tutti i soldi che ci sono voluti per tutelare questa specie che, nel 1971, era quasi estinta. E nonostante questo, i lupi non sono mai stati totalmente al sicuro; basti pensare al bracconaggio, alle collisioni coi veicoli, alle malattie che ne hanno causato il decesso in questi anni.
E ora, la bozza del Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, nella sua ultima versione, prevede una serie di deroghe al divieto di rimozione di lupi dall’ambiente naturale, con la possibilità di autorizzare l’abbattimento legale del 5% della popolazione stimata oggi in Italia.
Questo significa che se il Piano sarà approvato così per com’è, 60 lupi potranno essere abbattuti legalmente nel nostro Paese ogni anno. Senza contare quelli che vengono uccisi dal bracconaggio col fucile, dai bocconi avvelenati e dai lacci di filo metallico.
Come accennato, rimozioni e prelievi arrivano dopo che, per decenni, sono state destinate ingenti risorse anche per rimborsare gli allevatori dei danni. Nonostante questo, c’è sempre stato chi ha applicato una sorta di “giustizia fai da te”, facendo trovare teste e carcasse di lupi uccisi ai margini delle strade.
Ma è davvero così devastante il ritorno su Alpi e Appennini di questo animale?
Stando ai numeri riportati da Repubblica, no. Dal 1980 al 2010 – dati presenti nel documento ministeriale – il cervo è aumentato del 700%, il capriolo del 350%, il camoscio alpino del 120%, il muflone del 300%. Il cinghiale, non censito nel 1980, dal 2000 ad oggi è cresciuto del 400%.
Nel documento ministeriale, evidenzia il quotidiano, si legge che l’Italia chiede la deroga per limitare la “forte tensione sociale”, soprattutto nelle zone dove la specie “ha fatto ritorno dopo decenni di assenza e dove si sono sviluppati metodi di allevamento che, per essere compatibili con la presenza del lupo, richiedono onerose misure di prevenzione“.
E, secondo la Lav, l’uccisione degli esemplari non è la risposta migliore: “Gli abbattimenti – ci sono studi in tutta Europa – non fanno diminuire le predazioni. E l’apertura della caccia non arresta il bracconaggio, anzi. Se il sistema avalla l’uccisione del lupo, il bracconiere si sentirà un benefattore“,spiega Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici.
“Abbiamo inviato i nostri pareri al ministero – continua Vitturi – ma non abbiamo avuto risposta. L’ultima bozza è peggio della prima. Prevede l’abbattimento di cani-lupo e cani vaganti non solo nelle aree protette, ma anche in quelle rurali. Oltre ai randagi, verranno ammazzati anche i cani di proprietà che si sono smarriti?“.
E intanto, c’è chi cerca di fare di tutto per fermare questo provvedimento ammazza-lupi. Il WWF, infatti, ha lanciato un appello online, #soslupo, rivolto al Ministro dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini per non concedere le deroghe al divieto di rimozione di lupi dall’ambiente naturale. Puoi contribuire anche tu a firmare l’appello e a fermare questo scempio a questo link: http://www.wwf.it/lupo/soslupo/
(Foto: Tambako The Jaguar)