Dopo i 5 casi di Sindrome emolitico-uremica in Puglia, che hanno avuto conseguenze fatali per due bimbe, è allarme. Scopriamo che cos’è questa malattia, quali sono i suoi sintomi e come scongiurare il contagio.
Salgono a 5 i casi di sospetta SEU in Puglia, nel 2017. Una malattia che purtroppo ha portato alla morte di due bimbe di 16 e 24 mesi nel corso della stagione estiva.
La malattia in questione è rarissima: si parla di 40-50 casi ogni anno, in tutta Italia. Però le conseguenze possono essere drammatiche. Anche perché a essere particolarmente colpiti sono proprio i più piccoli, da 0 a 4 anni.
Ma in che cosa consiste la malattia? Cosa provoca? E soprattutto: quali accorgimenti possiamo adottare per scongiurare il contagio? Ecco tutte le informazioni necessarie.
SEU: i 5 casi pugliesi che hanno lanciato l’allarme
I primi 3 casi di cui siamo venuti a conoscenza quest’anno si sono verificati a giugno. I primi due bambini colpiti dalla malattia provenivano dalla provincia di Bari, da Altamura per la precisione. Purtroppo una dei due, una bimba di 12 mesi, non ce l’ha fatta. A questi è poi seguita la diagnosi del batterio responsabile della Seu per un bimbo di Fasano (BR), di 18 mesi.
Negli ultimi giorni si è risvegliata la paura. Purtroppo altri due piccoli, in vacanza nel Salento, sono stati ricoverati: una bimba francese di 18mesi e una di due anni, originaria di Corato (Bari). Malgrado il ricovero tempestivo presso l’ospedale Giovanni XXIII, per quest’ultima non c’è stato niente da fare.
L’origine dell’infezione non è ancora chiara. L’Osservatorio epidemiologico pugliese sta effettuando analisi e accertamenti, con l’aiuto di Asl e Arpa. Pare che l’ente si stia orientando verso prodotti alimentari sospetti: carni, frutta, verdura e prodotti lattiero caseari.
Gli esperti intanto invitano a mantenere la calma. La Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit) ha pubblicato una nota in cui spiega che “non c’è rischio epidemia”. Malgrado ciò, spiegano gli specialisti, “occorre mantenere alto il rispetto delle norme igieniche”.
All’organizzazione fa eco Massimo Andreoni, direttore dell’Unità operativa complessa Malattie infettive all’Università di Tor Vergata:
«Al momento, i dati in nostro possesso ci inducono a ritenere che non vi siano pericoli per la popolazione né alcun rischio epidemia. La correlazione eventuale tra questi casi potrà essere effettuata dagli studi di biologia molecolare che avranno il compito di stabilire un eventuale nesso tra gli episodi in Puglia».
Malgrado le rassicurazioni, Andreoni spiega che ora è prioritario “scongiurare qualsiasi rischio epidemia”.
Sindrome emolitico-uremica: come si trasmette
Come abbiamo accennato, la sindrome emolitico-uremica è una malattia acuta molto rara. Malgrado ciò, secondo l’Istituto Superiore di Sanità è la causa principale di insufficienza renale acuta in età pediatrica.
Da cosa è causata? La SEU può svilupparsi a partire da un’infezione da Streptococcus pneumoniae. Ma questo succede solo nei casi più rari. Più diffusamente – succede nell’85% dei casi – la malattia nasce dalla complicazione di un’infezione intestinale batterica provocata da ceppi di Escherichia coli (STEC). Questo tipo di batterio, e l’infezione che ne consegue, è molto più diffusa della SEU e solo nel 10% dei casi si evolve nella Sindrome.
Quando questo avviene è perché il batterio STEC produce una tossina molto potente, la vero-citotossina (VT), anche chiamata Shiga-tossina (Stx).
Come avviene la trasmissione di tali tossine? Principalmente per via alimentare: sono particolarmente rischiosi le carni poco cotte, i latticini non pastorizzati, le acque contaminate e gli alimenti contaminati con deiezioni animali. In secondo luogo, può avvenire anche per contatto con animali infetti (soprattutto ruminanti), ambiente contaminato (in piscina o in mare per esempio), da persona a persona attraverso il circuito oro-fecale (acqua o alimenti contaminati da feci umane).
Forme atipiche della Sindrome possono derivare anche da fattori genetici, colpendo quindi persone in una stessa famiglia, anche a distanza di un certo periodo di tempo.
SEU: sintomi e conseguenze
Sono tre i sintomi tipici della SEU:
- Anemia emolitica (globuli rossi frammentati ed emoglobina ridotta)
- Trombocitopenia/piastrinopenia (piastrine in numero ridotto)
- Insufficienza renale acuta, di grado variabile, che può diventare cronica, con necessità di dialisi a lungo termine
Nei casi più gravi, si manifestano danni di tipo neurologico:
- Sonnolenza
- Confusione
- Ottundimento del sensorio
- Strabismo
- Convulsioni
- Coma
Quando la Sindrome emolitico-uremica è associata a STEC, può inoltre provocare: diarrea, vomito, intenso dolore addominale, sonnolenza. La febbre è invece rara e in genere non supera comunque i 38 gradi.
Oltre ai sintomi già elencati, le conseguenze della malattia possono essere complicazioni di tipo neurologico (succede nel 25-30% dei casi di SEU). La sindrome può inoltre essere fatale nel 3-5% dei casi.
Il periodo di incubazione per l’infezione da E.Coli è compreso tra 1 e 5 giorni. Il decorso della SEU è molto rapido: occorre quindi intervenire tempestivamente.
L’unica soluzione in caso si presenti la Sindrome è il ricorso a centri ospedalieri specializzati. Il ricovero è infatti necessario a causa dell’insufficienza renale provocata dalla malattia. Occorre quindi scegliere un centro specializzato in nefrologia, che sia in grado di fornire reidratazione e, se necessario, dialisi e trasfusioni di sangue.
SEU : come effettuare la prevenzione
Come abbiamo accennato, la principale via di trasmissione della SEU è attraverso l’alimentazione. Ecco perché è assolutamente necessario:
- Cuocere adeguatamente gli alimenti, soprattutto quelli destinati ai più piccoli. Un’attenzione in più va riservata alla carne bovina, al latte non pastorizzato e ai suoi derivati;
- Evitare di contaminare altri alimenti con la carne cruda: per esempio, non tagliare il pane con lo stesso coltello utilizzato per la carne; o ancora: non far entrare in contatto la carne cruda con cibi già pronti (insalate, verdure di altro genere);
- Evitare il contatto con le feci dei ruminanti;
- Evitare il contatto con acque e suoli contaminati;
- Non utilizzare acque non sicure (di pozzo, per esempio) per scopi alimentari;
- In caso di infezione intestinale, allontanare le persone con diarrea dalle comunità, per scongiurare il contagio.
In aggiunta a queste ‘norme’ particolari, gli esperti consigliano un’attenta igiene personale e la pulizia degli ambienti. Nella maggior parte dei casi, il lavaggio delle mani e la pulizia attenta della cucina aiutano a scongiurare l’infezione.
Nel caso di diffusione di Sindrome emolitico-uremica a scuola è necessario rinforzare le misure di igiene: lavare frequentemente le mani, cambiare gli indumenti a contatto con le feci, sanificare le superfici.
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Quando è acclarata un’infezione da STEC, infine, è sconsigliata l’assunzione di antibiotici. Questa terapia, infatti, può risultare persino dannosa, perché favorisce il rilascio della tossina nel lume intestinale.