Le tematiche ambientali sono oggetto di attenzione di una percentuale sempre più elevata di protagonisti dell’economia mondiale, dai clienti consumatori fino agli enti produttori. Una delle linee che negli anni recenti ha riscosso maggior interesse e crescita, con un boom di coltivazioni che è arrivato nel 2021 a oltre 4000 ettari, è quella della canapa legale, che da consumo di nicchia è presto divenuto mezzo che si adatta alla perfezione alle logiche di rigenerazione ambientale e riconversione dell’economia in chiave più ecosostenibile.
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Cannabis light per la rigenerazione ambientale
La canapa è una pianta che fa tanto parlare di sé per le sue molteplici applicazioni – alcune delle quali sarebbero particolarmente rilevanti anche per l’ambito medico. La sua storia è tuttavia molto antica e il suo utilizzo risale a diversi millenni fa. L’idea di fondo con la quale la si approccia ultimamente, è che possa diventare protagonista di quell’opera di rigenerazione ambientale importante per ridare vita al pianeta.
Fino ad ora, le strategie messe a punto dai leader dell’economia e della politica si sono basate sulla limitazione di fattori inquinanti (quali le emissioni di CO2 nel settore della mobilità, giusto per fare un esempio recente), ma hanno dimostrato scarsa attenzione alle politiche attive da sostenere per migliorare le condizioni dell’ambiente e dare un concreto futuro alla natura e al pianeta: in queste politiche, l’impiego della canapa può avere un ruolo di primo piano.
Guardando ad esempio alla lotta alla deforestazione, un’ottima risposta è data proprio dalla coltivazione di canapa, estremamente rigogliosa e adattabile: il tutto, anche senza l’utilizzo di agenti chimici quali fertilizzanti e pesticidi, nocivi per le falde acquifere e l’ambiente. La resistenza della pianta di canapa garantisce invece un’azione purificante nei confronti del terreno e dell’aria circostante, proprio perché agisce come un autentico filtro capace di assorbire sostanze nocive (quali il mercurio e altri metalli) e rilasciare agenti positivi come l’ossigeno.
L’azione della canapa sul terreno non si esaurisce a questo filtraggio naturale: sviluppando radici molto profonde, la pianta di cannabis è la soluzione ideale per ridurre l’erosione del suolo; la sua naturale capacità di catturare il carbonio, inoltre, rende le coltivazioni di canapa preziose per un miglioramento della qualità dell’aria respirata nelle zone circostanti. Questi effetti positivi si ottengono, inoltre, grazie a un consumo ridotto di acqua (rispetto a quello necessario, ad esempio, a una coltivazione di cotone di pari dimensioni).
Date queste premesse, è chiara la necessità di supportare politiche ecosostenibili come quelle seguite da Canapa Farm, marchio tutto made in Italy che ha fatto della coltivazione naturale e biologica di canapa i propri valori fondamentali. Il suo approccio tutto “green” non è rivolto soltanto alla coltura di cannabis di qualità: “dalla produzione nei campi ai nostri packaging la plastica è quasi del tutto assente. Investiamo in packaging ecosostenibile, rigorosamente in carta riciclabile, certificata CE per il contatto alimentare”. Dalla canapa coltivata vengono ricavati grandi varietà di prodotti, che vanno dalle infiorescenze (tra le più apprezzate la Silver Quinn e la Red Berry) agli oli CBD in varie concentrazioni, fino ai trinciati di cannabis light, tutti prodotti naturali, ricchi in CBD e con bassissime concentrazioni di THC (per questo perfettamente legali).
La canapa legale per una riconversione dell’economia
Sono oggi molti i settori dell’economia che potrebbero trarre beneficio da una riconversione alla canapa, con conseguente limitazione e rilevante abbattimento dell’emissione di inquinanti e dello spreco di risorse essenziali per il pianeta.
Guardando, ad esempio, al settore tessile, riconvertire l’economia del cotone con la canapa è essenziale per ridurre l’inquinamento e aumentare la produzione agricola; al di là della resa, inoltre, il tessuto ricavato dalla canapa è più resistente e traspirante, capace di competere sia con il cotone sia con il lino.
L’uso della canapa si rivela promettente anche per il settore energetico e molti studi si stanno rivelando preziosi in tal senso: ad esempio, studi recenti dimostrano la possibile applicazione come combustibile biodiesel dalle emissioni veramente basse e dall’elevato tasso di conversione: il 97% dell’olio di canapa potrebbe essere impiegato nella produzione di combustibile, con conseguente tasso di dispersione pari ad appena il 3%.
Nell’industria edile, infine, la canapa è solitamente utilizzata per sigillare le tubature o come isolante termico e acustico (migliorando l’efficienza energetica delle abitazioni in cui è impiegata). Anche in questo caso, la riconversione dell’economia in chiave non soltanto green, ma canapa-friendly, permetterebbe non soltanto di abbattere i costi per utenti e produttori, migliorando anche la qualità del prodotto finito, ma darebbe un vantaggio complessivo all’ambiente.
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Photo Credit: Canapa Farm