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Teleriscaldamento, forma di riscaldamento sostenibile, economicamente vantaggiosa e dalla bassa incidenza di sprechi. Perché non è più diffusa?
Le soluzioni sostenibili ci sono. Per creare energia, per immagazzinarla, per riscaldare e raffreddare le case, gli uffici, i condomini. Quando non vengono implementate è perché ci sono degli ostacoli culturali oppure delle lobby troppo potenti da contrastare. È il caso del teleriscaldamento.
Vediamo insieme che cos’è e come funziona.
Teleriscaldamento: cos’è, come funziona
Tecnicamente, si definisce teleriscaldamento il riscaldamento centralizzato “a distanza” di un’area molto ampia. Esso viene ottenuto in genere recuperando e immettendo in un flusso l’energia termica prodotta da una centrale termoelettrica. In questo modo si ottiene la cosiddetta ‘produzione combinata’ (cogenerazione), di energia elettrica e calore.
Viene aggiunto il prefisso ‘tele-‘ per indicare una specifica caratteristica del servizio: la distanza che esiste tra il punto in cui il calore è prodotto e il punto in cui viene utilizzato.
In pratica si ‘prende’ il calore generato da una fonte esterna – che sia esso proveniente da una centrale termica, da un impianto di cogenerazione o da una sorgente geotermica – e lo si immette in una rete di tubazioni. Il calore generato verrebbe altrimenti sprecato nell’aria, generando notevoli sprechi di risorse economiche e ambientali.
Con il teleriscaldamento, invece, esso fluisce in tubazioni in cui scorre acqua o vapore. La rete raggiunge poi gli edifici, redistribuendo il calore accumulato alle abitazioni, ai negozi e agli altri edifici di un quartiere. L’acqua prodotta può essere anche riutilizzata per il settore igienico-sanitario, dal momento che viene sterilizzata nel processo.
Si tratta di un sistema di riscaldamento alternativo che, a differenza delle fonti di combustione fossili, rispetta l’ambiente, è sicuro per gli utenti ed è molto economico. È più conveniente di gasolio e GPL, per esempio. Non prevede costi di sostituzione di caldaie e bruciatori e abbatte quasi tutti i costi per la manutenzione. Il consumatore sborsa denaro solo per il calore effettivamente utilizzato.
Secondo gli analisti, si tratta inoltre di uno dei sistemi principali per la riduzione delle emissioni di CO2: un obiettivo imprescindibile, oggi.
Il teleriscaldamento in Italia
Con questo tipo di vantaggi, è assurdo che la tecnologia sia tanto scarsamente utilizzata. Eppure è così. Questa è la mappa del teleriscaldamento in Italia, realizzata da Legambiente e Ariu (Associazione italiana riscaldamento urbano), per l’anno 2014:
Sono appena 3 milioni di abitanti (circa il 2% della popolazione) a ricorrere a tale sistema. 150 comuni lo utilizzano, in 10 regioni.
Attualmente, il teleriscaldamento copre il 6% del fabbisogno nazionale. Ma secondo Legambiente e Ariu, con un investimento non eccessivamente impegnativo, la quota può arrivare fino al 25%, con benefici economici e ambientali per tutti.
Teleriscaldamento e fotovoltaico
C’è chi – giustamente – diffida dalle tradizionali centrali termiche, molto spesso anch’esse fonte di inquinamento. Ecco perché è stato realizzato un sistema che sfrutta il calore raccolto dagli impianti fotovoltaici.
È successo ad Amburgo, per la prima volta in Europa: nelle abitazioni dotate di impianti solari termici, il calore prodotto d’estate viene immesso nella locale rete di teleriscaldamento. Quando si approssima l’inverno, gli utenti possono ‘riscuotere’ il calore immagazzinato.
Incredibile ma vero, questo sistema è nato nel 2011. 5 anni fa. Da allora come mai non si è investito in questo tipo di tecnologie anche in Italia?