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La Posidonia è un vegetale che spesso crea problemi di smaltimento. Un’imprenditrice sarda la recupera e ne fa materiale edile per la bioedilizia.
La Posidonia è una pianta marina indispensabile per gli ecosistemi del Mediterraneo e per combattere l’erosione delle coste. È un vegetale molto sensibile, che non resiste molto alle alterazioni ambientali: la trasparenza delle acque e la salinità sono due condizioni indispensabili per la sua proliferazione. Per questo, spesso è usata come indicatore biologico.
Ora, potrebbe diventare una preziosa risorsa anche per la bioedilizia sostenibile.
L’imprenditrice sarda che usa la Posidonia per la bioedilizia
In Sardegna, infatti, l’imprenditrice Daniela Ducato e il direttore generale dell’Agenzia Conservatoria delle Coste dell’assessorato alla difesa dell’ambiente della Sardegna, Alessio Satta, stanno cercando di avviare un progetto per riutilizzare i cumuli di Posidonia spiaggiata sulle coste.
L’idea è quella di usarla per realizzare una fibra intelligente, la “lana di mare”, già brevettata da un’azienda leader del settore della bioedilizia e dell’efficienza energetica e acustica, l’Edilana Group. Edimare, che fa parte del gruppo, infatti, è già riuscita a utilizzare questo prezioso vegetale marino per creare tetti ad alta efficienza termica che, uniti alla lana di pecora, consentono di far risparmiare fino al 30% in più rispetto al legno e ad altri materiali isolanti naturali. In più, la Posidonia avrebbe il vantaggio di assorbire anche CO2.
Questo materiale ha buone capacità termoisolanti (20% superiori ad altri materiali prodotti a patire dal legno), è completamente atossica, inattaccabile da muffe e umidità, grazie alla sua percentuale di salinità (tra 0,5 e 2%) ed è in grado di assorbire vapore acqueo e riemetterlo senza indebolire le sue proprietà termoisolanti.
La Posidonia spiaggiata e i problemi di smaltimento
Naturalmente, la materia prima utilizzata non verrà sottratta al mare: saranno adoperati infatti solo le colonie di Posidonia spiaggiate, che possono rappresentare un problema ambientale per il loro smaltimento.
Un eccessivo accumulo di biomassa marina in spiagge antropizzate o artificiali, infatti, rende difficile lo smaltimento effettuato dalle onde del mare, portando alla decomposizione e ad elevati costi di gestione pubblica della problematica.
Per questa ragione, negli scorsi anni, la Conservatoria delle Coste ha accolto la richiesta di aiuto da parte di diverse amministrazioni comunali che non avevano un budget sufficiente per arginare il problema, attivando un tavolo tecnico con l’assessorato degli enti locali e alcune aree marine protette.
Pubblico e privato si uniscono in favore dell’ambiente
Così, l’anno scorso, è nata una collaborazione tra il settore pubblico e privato: l’azienda Edilana Group si fa carico di recupare la Posidonia, mentre da parte della Conservatoria è stato chiesto ai comuni interessati di mantenere il vegetale marino nelle spiagge naturali, per consentire l’uso della posidonia nel completo rispetto e nella salvaguardia degli arenili.
L’iniziativa avviata riguarda Alghero, cittadina dove il surplus di Posidonia ha causato in alcuni siti problematiche ambientali e igienico-sanitarie, generando costi di smaltimento di circa 1.000.000 di euro.
Altri progetti, in fase sperimentale, sono stati avviati anche nei comuni di Alborea in provincia di Oristano e di Villasimius in provincia di Cagliari.
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(Foto: giagir; wikimedia)