Pietre e cristalli curativi, negli ultimi 5 anni anni hanno dato il via ad un vero e proprio boom, a maggior ragione perchè vengono sponsorizzati con gli hashtag e l’hype dalle celebrità o influencer (#crystals e #healingcrystals).
I cristalli sono noti per curare e donare benessere ma dietro questa facciata c’è ben altro, sofferenza, malattie e sfruttamento.
Un bellissimo reportage di Tess McClure di The Guardian racconta le disavventure che circondano il fiorente commercio di pietre preziose e cristalli in Madgascar, in Africa.
Il Madagascar insieme a India, Brasile e Cina, è tra i maggiori produttori di cristalli al mondo. Questo paese è stato il centro del documentario perchè a differenza degli altri paesi, rappresenta il terzo mondo, uno dei paesi più poveri, dove la produzione ed estrazione di pietre preziose è legata a sfruttamento senza diritti e garanzie.
Il Madagascar è lo scrigno di quarzo rosa, ametista, tormalina, citrino, labradorite e corniola pietre bellissime ma che generano in quel paese molta sofferenza.
Molto probabilmente, nessuno comprerebbe un cristallo se sapesse che dietro c’è un mondo malato di dolore e sfruttamento. Lavoratori che rischiano la vita nelle miniere (molti muoiono per le pietre che crollano sui loro corpi), altri si ammalano respirando la polvere fine prodotta dalla macinazione delle pietre.
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Pietre e cristalli magici: come nascono?
I cristalli sembrano davvero magici. Si formano quando il vapore e l’acqua trasportano le particelle minerali alle fratture nel terreno. Attratte dall’attrazione reciproca delle loro cariche elettriche, le loro molecole si accumulano in sequenze ordinate, formando piani acuti e sfaccettature ripetute che creano bellissime forme come i drusi di cristallo.
Estrazione e lavorazione delle pietre
Più dell’80% dei cristalli prodotti in Madagascar vengono estratti “a mano”, cioè da piccoli gruppi e famiglie, senza regolamento, infrastrutture, diritti e garanzie. Le famiglie sono pagate molto poco per il loro lavoro e, quel che è peggio, si stima che circa 85.000 bambini siano coinvolti in questo commercio sleale. La pietra o cristallo lascia il Madagascar costando pochi centesimi di dollaro e il suo valore si moltiplica in ogni fase del suo viaggio, fino a raggiungere il consumatore finale.
Come spesso accade ed è accaduto anche nel colonialismo, la ricchezza di queste risorse non avvantaggia il popolo malgascio ma tut’altri paesi, o per lo meno non la popolazione più bisognosa. Un commercio sleale e privo di umanità, un arricchimento a fini personali e non generali.7
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