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Cresce l’interesse verso il parto in casa, scelto soprattutto per il senso di maggiore intimità e tenerezza che offre. Ma è anche sicuro? Scopriamolo.
Se ci pensate, solo negli ultimi decenni del secolo scorso il parto in ospedale è diventato una routine. Prima di allora, le nostre mamme hanno sempre scelto (anche per mancanza di alternative) il parto in casa. Oggi sembra che ci sia una sorta di “ritorno al passato” per questa pratica. Che però non sempre è vista di buon occhio dai professionisti della sanità.
Per preservare la sicurezza dei neonati e delle donne è ovviamente sempre necessario farsi aiutare da professioniste. Ma partorire in casa non è più un’idea così strana: sempre più mamme scelgono questa strada, soprattutto all’estero. Sia perché rifiutano l’idea di un parto come una sorta di “malattia”, che necessita per forza di strutture ospedaliere, farmaci e procedure meccaniche. Sia per una maggiore intimità, per creare un legame speciale con il piccolo in arrivo.
Scopriamo alcune delle esperienze più interessanti in Italia, eventuali rischi e i consigli delle ostetriche.
Parto in casa: le ostetriche baresi si organizzano
L’incremento delle donne che scelgono il parto in casa, vede anche un aumento delle professioniste che si mettono a disposizione delle mamme. Rosa Campobasso, ostetrica, è una di loro. La sua è una vera e propria missione: libera professionista, ha formato un gruppo di ostetriche con altre cinque colleghe a Bari.
L’assistenza alle gestanti è costante. Una delle ragioni che spinge le donne incinte a preferire il parto in casa è infatti la possibilità di essere seguite molto più da vicino di quanto succede in un ospedale. L’assistenza infatti si estende a tutte le 40 settimane di gravidanza.
Lo spiega la stessa Rosa a Bari Today:
«Una donna sceglie di partorire in casa perché sa di avere un’assistenza personalizzata. Avrà due ostetriche che seguono passo passo il travaglio e la nascita, rispettando tempi e fisiologia. Sa che sarà rispettata anche la sua intimità e che potrà avere il proprio compagno sempre accanto. Sa infine che il suo bambino potrà godere del pelle a pelle e dell’allattamento entro la prima ora di vita».
L’esperienza del parto in casa può diventare quindi più intima, più personalizzata, fuori dalle logiche un po’ meccaniche, fredde che troviamo negli ospedali. Il piccolo viene subito messo a contatto con la mamma, senza subire il trauma del distacco. La mamma può sentirsi più libera di scegliere la posizione che preferisce, di muoversi come vuole, di usare vasche o piscine, se preferisce. Soprattutto ha facoltà di scegliere “di non subire interventi medici non necessari”, spiega l’ostetrica barese.
Insomma, sono “tante piccole cose che qualificano la nascita, rendendola più a misura di mamma e bambino”.Inoltre, dobbiamo ricordare che molte famiglie scelgono questo metodo perchè il livello della sicurezza ospedaliera e della cura della gestante e del neonato è sceso e di molto negli ultimi anni.
Il primato del Nordest
Il problema della “ospedalizzazione” delle nascite – con tutto ciò che ne deriva anche in termini di standard di sicurezza non sempre rispettati e di abuso del ricorso ai farmaci – riguarda tutta Italia, da Nord a Sud. Ma a quanto pare è nel Nordest che le mamme scelgono la via del parto in casa con maggiore frequenza.
Ne parla Il Gazzettino. Solo in Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, sono nati in casa 130 bambini, in un anno. Certo, si tratta sempre di numeri molto piccoli se confrontati con il totale dei parti: lo 0,25% in Veneto, lo 0,13 in Friuli e lo 0,54 (record nazionale) in Trentino.
Il giornale ha raccolto la voce di alcune mamme che hanno scelto il parto in casa. C’è Nicoletta che racconta, emozionata, come “quella sera sembrava che il tempo si fosse fermato, le luci erano soffuse e il rumore della strada era coperto dalla forte pioggia”. La mamma del piccolo Leonardo, nato a Padova il 20 luglio, si sofferma invece sulla “meraviglia e sulla magia di una nuova vita e sulla gioia trepidante dei fratelli”.
Priscilla, che invece ha vissuto a Bari la sua esperienza, racconta a Bari Today di come abbia scelto per due volte di partorire in casa:
«La prima esperienza è stata meravigliosa e lo rifarei per tutti gli altri parti. Si tratta di un metodo molto più naturale in cui il bambino quando nasce viene messo sul petto della mamma. Il papà é partecipe in tutto il percorso. Il bimbo, inoltre, non vive lo choc di essere portato via per essere lavato. Si valorizza il contatto fisico tra mamma e piccolo favorendo l’allattamento al seno necessario per i primi mesi di vita, non spingendo per l’uso del latte in polvere. Nei giorni successivi, in più, c’è un monitoraggio personale e un sostegno per quanto riguarda l’allattamento in caso di problemi. È un’esperienza meravigliosa, intima e intensa».
Nove proposte di legge diverse
Il parto in casa non è vietato dalla legge. Non esiste però una legge nazionale che uniformi la materia. Una mancanza grave, che andrebbe colmata per venire incontro economicamente alle neo-mamme e ridurre i rischi.
Da anni Marta Campiotti, ostetrica, presidente dell’Associazione nazionale ostetriche Parto a Domicilio e Case Maternità, porta avanti questa battaglia. Lo scorso anno ha partecipato a un’audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera. L’obiettivo? Portare avanti il progetto “Nascere a casa” e arrivare a una legge che favorisca la pratica (superando le ben nove proposte di legge presentate a vario titolo negli ultimi anni).
«Dal 1990 – ha spiegato Campiotti – anno in cui venni sentita in Commissione parlamentare per la prima, nel paese reale sono cambiate tante cose. Sono state aperte le Case maternità e un numero significativo di donne chiede di partorire a domicilio, benché il nostro paese sia ancora molto lontano dai numeri che si registrano in altre nazioni. Queste donne, che vedono nella nascita non solo la componente sanitaria, ma anche culturale, biologica e spirituale, vogliono poter contare su un’assistenza appropriata. Lo dice chiaramente anche l’Oms: le donne devono avere il diritto di scegliere il luogo del parto ».
Esistono finora delle leggi regionali sul parto in casa solo in Piemonte, Emilia Romagna, Marche e Lazio. Una norma è in vigore anche nelle province di Trento e Bolzano, mentre è in attesa di approvazione quella in Calabria, licenziata per ora solo dalla Commissione Sanità.
Le leggi citate prevedono un rimborso parziale delle spese mediche sostenute. Le ostetriche possono essere in alcuni casi libere professioniste, mentre il parto a domicilio è assistito dalle specialiste del Servizio sanitario nazionale a Torino, Parma e Reggio Emilia. Nel resto d’Italia, sono le sole donne a dover sostenere tutti i costi.
Il parto in casa è sicuro? Dubbi dai pediatri, ma gli studi tranquillizzano
«Il parto è un evento naturale e come tale deve essere vissuto». Così scrivevano in una nota i medici della Società Italiana di Neonatologia (Sin), nel 2016. Pur condividendo “le ragioni di chi vorrebbe partorire presso la propria casa”, i pediatri affermavano che si tratta di un rischio, vista la situazione del nostro sistema sanitario. In casa, infatti, non sarebbero garantite le basilari norme di sicurezza
A rispondere alla Sin ci ha pensato Elisabetta Colciago, ostetrica, che ha citato tra gli altri uno studio dell’Australian College of Midwives (il Collegio australiano delle Ostetriche), che nel 2011 ha revisionato 11 studi sulla materia, ritenuti metodologicamente corretti. Le conclusioni? Secondo Colciago, “dimostrano come il parto a domicilio sia sicuro per le donne e per i bambini, con 10 studi su 11 che riportano l’assenza di differenze nella mortalità perinatale e gli aspetti positivi per donne e neonati dovuti ai minori interventi ostetrici quali parti operativi, tagli cesarei, episiotomie, lacerazioni perineali, utilizzo di analgesia epidurale, tempo di degenza e maggior soddisfazione materna”.
Regole da seguire per evitare che aumentino i rischi del parto in casa
- Devono esserci almeno due ostetriche ad assistere in caso di parto a domicilio
- Le ostetriche devono essere chiaramente preparate, con un training appropriato nell’assistenza e devono padroneggiare le tecniche di rianimazione neonatale
- La gravidanza deve arrivare a conclusione fisiologica
- È necessario allertare, prima del parto, l’Ospedale con Terapia intensiva neonatale più vicino, per garantire un trasporto rapido in ospedale in caso di complicazioni
- Nelle prime ore dopo il parto in casa è necessario comunque effettuare tutti i controlli necessari e di routine