Il mercurio è una sostanza pericolosa per l’uomo. È importante mettere a punto strumenti che ne misurino l’esposizione. Ora si può farlo analizzando i capelli.
Lo trovate nel pesce come nel riso, nei vaccini, nelle medicine e perfino nell’amalgama dentale. È il mercurio, una potente neurotossina che il nostro corpo accumula negli anni. Tanti sono i danni che un’intossicazione da mercurio può causare nello sviluppo di una gravidanza e per i pericoli a cui espone i bambini. Per questo motivo, diventa importante identificare le origini della contaminazione per prevenirne i rischi.
Uno studio di un team di ricercatori internazionale, che lega le università francesi di Grenoble e Bordeaux e l’Università di Illinois a Chicago, ha sviluppato nuove tecniche di misurazione. Esse permettono di identificare le forme chimiche che il mercurio assume e individuarne la fonte di esposizione.
Il mercurio tossico preoccupa l’OMS
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il mercurio è tra i dieci prodotti chimici più preoccupanti per la salute. Un’esposizione al mercurio può avere effetti tossici sul sistema nervoso, digestivo e immunitario. Può inoltre recare danni all’utero durante le gravidanze. Per questo identificare il grado e il tipo di contaminazione può aiutare a trovare cure più adatte all’avvelenamento da mercurio. Le tecniche odierne permettono di diagnosticarne la presenza nel corpo umano tramite l’analisi delle urine, del sangue o dei capelli. Queste misure, utili sicuramente, hanno il limite di svelare solo il grado di avvelenamento. Sarebbe importante identificare anche la fonte da cui proviene o il periodo di esposizione.
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I capelli come biomarcatore del mercurio tossico
Fino a oggi la concentrazione di mercurio nelle urine era considerato il biomarcatore più preciso, nonché quello più usato. Il team internazionale di ricerca ha invece dimostrato che alcune forme di mercurio inorganico, come quello legato all’amalgama dentale, può essere solo individuato attraverso i capelli: «Abbiamo mostrato che il mercurio inorganico può essere individuato attraverso i capelli poiché ha una struttura intermolecolare distinta da quella del metilmercurio che proviene dal consumo di pesce», spiega l’equipe di ricerca.
Gli studi epidemiologici sulla contaminazione, in passato, spiegavano che quello presente nei capelli poteva provenire solo dal pesce. Il team ha invece dimostrato che anche quello diagnosticato nei capelli può avere origini diverse.
Nuove tecniche di analisi: le radiazioni sincrotrone
La ricerca è rivoluzionaria perché permette attraverso l’analisi della struttura chimica del mercurio e dei legami chimici circostanti, di capire non solo la fonte da cui proviene l’esposizione, ma anche il periodo, tenendo conto che i capelli hanno un tasso di crescita di 1 cm al mese. La strumentazione usata per l’analisi si basa sulle radiazioni di sincrotrone (radiazione elettromagnetica generata da particelle cariche, solitamente elettroni o positroni, che viaggiano a velocità prossime alla velocità della luce). La ricerca ha ancora tanta strada da fare. Per realizzare gli studi è necessaria una caratterizzazione della struttura chimica del mercurio, resa difficile dalla poca concentrazione del mercurio nei capelli e la grande varietà e flessibilità dei legami che può formare con gli atomi di azoto, ossigeno o zolfo.
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