I nuovi casi di meningite (veri o presunti), che inondano telegiornali e giornali in questi giorni destano preoccupazione nella popolazione. Ecco cosa dobbiamo sapere su questa malattia.
Allarmanti notizie arrivano ogni giorno alle orecchie degli italiani. Sembra che ogni giorno ci sia un caso di meningite, che si rivela poi mortale. E la preoccupazione, il panico cominciano a salire tra la popolazione. Malgrado i tentativi di ridimensionamento del problema attuati dal Ministero della Salute.
Per provare a ridurre il panico e guardare le cose da una giusta prospettiva, informarsi è sempre la strada migliore. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa malattia.
Meningite: che cos’è
Come suggerisce il nome stesso, si tratta di un’infiammazione delle meningi. È provocata dall’azione di alcuni germi (di tipo diverso tra loro) che si localizzano primitivamente nelle meningi. Oppure, gli stessi vi arrivano per propagazione: si spostano da focolai vicini attraverso il sangue o altri organi.
È inclusa nelle cosiddette malattie batteriche invasive (Mib), insieme a sepsi e polmoniti batteriemiche.
A causare la meningite sono principalmente 3 tipi di batteri:
- Neisseria menigitidis (meningococco)
- Streptococcus penumoniae (pneumococco)
- Haemophilus influenzae.
Il meningococco si divide a sua volta in diverse sottoclassi: A, B, C, Y, W135 e X. Il più frequente (e più pericoloso) in Italia e in Europa è proprio il meningococco di tipo C, seguito dal tipo B.
Nel 2015, in Italia sono stati registrati 196 casi in tutta Italia di infezione da meningococco. Nell’anno appena trascorso, i casi si sono “fermati” a 178. L’infiammazione colpisce soprattutto gli under 30, compresi i bambini piccoli.
Secondo alcune stime, il tasso di mortalità è di circa il 10%. Nel 60% dei casi, il malato guarisce completamente. Nel restante 30%, vengono riportati danni permanenti, soprattutto in caso di meningoencefalite, ovvero quando l’infiammazione colpisce anche il cervello.
Meningite: sintomi
Vediamo i sintomi della malattia.
- Febbre e stati influenzali (nausea, vomito) nelle prime 10 ore;
- Stadio successivo: mal di testa forte. Compaiono rigidità muscolare e febbre molto alta;
- Dopo 20 ore compaiono i sintomi più gravi: perdita di conoscenza, convulsioni e macchie sul corpo.
Per identificare univocamente la malattia, occorre effettuare un’analisi di un campione di liquido cerebrospinale o sangue. La contagiosità è in genere bassa.
Se il batterio viene individuato nei giorni di incubazione (circa 10), si può procedere con una terapia antibiotica specifica.
Cosa sta succedendo in Italia: è emergenza?
Secondo l’Istituto Superiore della Sanità, l’incidenza della malattia invasiva da meningococco è in crescita.
- 2012: 0,23 casi per 100.000 abitanti
- 2013: 0,29 casi
- 2014: 0,27 casi
- 2015: 0,32 casi
Questo però non deve indurre in allarme, a parte alcune aree. I dati infatti mostrano un andamento “pressoché stabile“, tranne che nella regione Toscana. Qui infatti è stato registrato un marcato aumento di infezioni da meningococco di tipo C negli adulti, sia nel 2015 che nel 2016.
Secondo le ultime analisi del Ministero, il totale dei casi di meningite è calato nel 2016 rispetto al biennio precedente: 1.376 nell’ultimo anno, a fronte dei 1.815 dell’anno precedente e dei 1.479 del 2014.
Per contrastare la diffusione della malattia, esperti consigliano la vaccinazione. I bambini vengono vaccinati per il meningococco C all’età di un anno. Viene poi consigliato un richiamo nell’adolescenza, perché col tempo il vaccino perde di efficacia.
Meningite: è “colpa” dei migranti?
No. Come ha spiegato Roberto Burioni, ordinario di Microbiologia e virologia all’università Vita-Salute del San Raffaele di Milano, i tipi di meningococco più diffusi in Europa sono completamente diversi da quelli abituali nei Paesi africani.
Ecco un post su Facebook dove lo spiega chiaramente (suscitando anche non poche polemiche):